Latina

Crisi dei trasporti

Nicaragua:continuano senza sosta gli scontri tra studenti e polizia


A Managua, le zone intorno alle principali università sono state dichiarate a "rischio", per i continui scontri che da quasi un mese si ripetono tra gli studenti universitari ed i corpi speciali della polizia.
9 giugno 2006
Giorgio Trucchi ( Ass. Italia-Nicaragua - gtrucchi@itanica.org)


Anche ieri, intere zone della città sono rimaste bloccate dalle barricate erette dagli studenti.
Il paese è rimasto diviso in due per quasi tutto il giorno per gli scontri avvenuti sulla Carretera Norte, dove sorge l'Università di Agraria (UNA), unica via che unisce il nord al sud del Nicaragua.
Altri centri nevralgici sono stati, come sempre, la Avenida Universitaria e tutta la zona della Universidad Nacional Autonoma de Nicaragua (UNAN) e del Politecnico (UPOLI).
Sono ormai centinaia gli arresti tra gli studenti e decine i feriti da entrambe le parti.
La Polizia, autorizzata anche moralmente dal Presidente della Repubblica e dalla maggior parte dei mezzi di comunicazione che hanno più volte classificato gli studenti come "delinquenti e violenti", ha fatto uso di gran parte delle sue riserve di lacrimogeni e pallottole di gomma e lo stesso Direttore della Polizia, Edwin Cordero, ha ammesso che "le scorte stanno finendo e sarà difficile affrontare le proteste nei prossimi giorni, perché non ci sono fondi per fare nuovi acquisti".

Mentre gli studenti hanno continuato a far uso degli ormai famosi morteros caseros e a sradicare adoquines (pietre esagonali) dalle strade per costruire barricate, la Polizia ha sparato indiscriminatamente sugli studenti con proiettili di gomma e lacrimogeni, circondando le università ed invadendole in alcuni casi, azione proibita dalla Legge di Autonomia di cui godono i centri di studio.
Un professore e uno studente sono stato feriti gravemente agli occhi e ciò ha generato la reazione del resto degli studenti che hanno prolungato gli scontri fino al tramonto.

Gli studenti universitari e di alcune Scuole Superiori chiedono ormai da tempo che non venga aumentato il costo dei trasporti pubblici (autobus), settore controllato in regime di monopolio dalle Cooperative di Trasporto, le quali di fronte all'aumento vertiginoso e continuo del presso della benzina e del diesel, hanno chiesto l'ennesimo sussidio plurimilionario al Governo e in mancanza di risposte immediate, hanno deciso di aumentare unilateralmente il costo della corsa da 2,50 a 3 cordobas, minacciando di portarlo a 3,50 se non verranno accettate le loro richieste.
Una protesta purtroppo solitaria, dato che il resto della popolazione continua ad accettare senza nessuna reazione l'aumento della tariffa e la maggior parte degli stessi studenti delle università private e molti di quelle pubbliche, continuano a recarsi a lezione e a non partecipare alla protesta.

Il problema è però molto più ampio e coinvolge in modo diretto e responsabile il Governo, il Comune di Managua, i deputati della Asamblea Nacional e le stesse cooperative dei Trasporti, che continuano a lavorare a metà regime nelle zone della città dove non c'è pericolo di scontri.

Alla base di tutto, oltre alla evidente crisi energetica a livello mondiale che sta colpendo in modo drammatico un paese povero come il Nicaragua, esiste una mancanza di volontà da parte delle istituzioni di affrontare in modo deciso e non "politico" il problema.
Le cooperative continuano a chiedere sostanziosi sussidi a cambio di un pessimo servizio ed un atteggiamento delinquenziale da parte degli autisti degli autobus, che sono responsabili delle continue vessazioni ai passeggeri e della maggior parte degli incidenti automobilistici a Managua.
In questo momento è sicuramente il settore che maggior beneficio riceve dalle proteste e dagli scontri, lasciando il lavoro "sporco" agli studenti ed aspettando tranquillamente che arrivino i soldi.
Il Governo di Enrique Bolaños non ha mai fatto nulla per dare una risposta concreta alla crisi energetica, adducendo la mancanza di fondi e le restrizioni alla Spesa Pubblica da parte del Fondo Monetario Internazionale. Ha inoltre boicottato in tutti i modi l'importazione di petrolio venezuelano a prezzo scontato del 40 per cento, che l'Associazione dei Municipi del Nicaragua (Amunic) ha già accordato con una join venture tra la stessa Amunic e PetroCaribe.
L'unica risposta data fino ad ora è stata l'accusa di interventismo contro il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, che starebbe usando il petrolio per finanziare il Frente Sandinista e quella contro il sindaco di Managua, Dionisio Marenco, che dovrebbe essere l'unico incaricato di imporre il costo della corsa in autobus.
Lo stesso sindaco Marenco si è da sempre schierato a favore del sussidio alle cooperative e si è messo alla testa delle trattative per importare petrolio a basso costo dal Venezuela. Il risultato è però stato, fino ad ora, un "tira e molla" con il Presidente della Repubblica.
La Asamblea Nacional, infine, ha approvato un sussidio alle cooperative per coprire i mesi di febbraio e marzo e vive perennemente nello scontro politico, accentuato oggi dall'avvicinarsi delle elezioni presidenziali. All'ordine del giorno non viene mai inserito il dramma che si sta vivendo a Managua e la crisi energetica che vive il paese.

Ma il problema non è solo questo. La privatizzazione della generazione e distribuzione dell'energia elettrica sta creando problemi sempre più insostenibili.
La multinazionale Union Fenosa è nell'occhio del ciclone per una lunga serie di razionamenti di energia, black out studiati a tavolino per costringere il Governo a permettere aumenti della tariffa elettrica, alterazione delle bollette e programmi di tagli della somministrazione di energia a centinaia di famiglie che non sono in grado di pagare le bollette sempre più care.
Il Governo è insorto contro la multinazionale, ma questa posizione appare sempre di più come una presa di distanza strategica, visto il fallimento delle politiche neoliberiste che hanno svenduto per pochi dollari il controllo dei principali servizi.
Domani, venerdì 9 giugno, la Red de Consumidores ha indetto una concentrazione di protesta davanti agli uffici centrali di Union Fenosa e si spera che la gente partecipi in modo massiccio.

In mezzo a tutto questo, gli studenti che partecipano alla protesta restano gli unici a dimostrare che il Nicaragua è ancora capace di non accettare le vessazioni a cui, questo popolo, è sottomesso ogni giorno. Troppo poco per un paese che resta il secondo più povero dell'America latina e soprattutto fino a quando?
Come già accaduto nel passato, sembra si stia aspettando un nuovo morto, un nuovo martire per decidersi ad affrontare seriamente il problema.

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