Una torta alla coca per gli 80 anni di Fidel
A metà giugno Evo Morales, portato al governo da quel Mas ( Movimiento al socialismo) nato per difendere la tradizione della «sacra» foglia dalle ingerenze internazionali (Usa prima di tutte) e per toglierla dal senso vietato del narco-traffico, ha annunciato un nuovo capitolo nella tormentata storia della coca boliviana: 27 mila ettari su tutto il territorio da risuddividere in accordo con i cocaleros.
Coerente con l'impronta redistributiva e nazional-indigenista che sta dando al suo dall'insediamento di gennaio , Evo ha parlato di restituire alla foglia sacra il suo valore culturale regolandone la produzione , l'industralizzazione e il commercio , sradicando la coltivazione intensiva invariabilmente nelle mani del narco-traffico e incentivando la produzione famigliare o comunitaria.
Com'è stato anche per il passo della nazionalizzazione degli idrocarburi, Morales ha potuto contare sull'appoggio concreto del presidente venezuelano Hugo Chavez - che ha accettato di finanziare il primo impianto industriale di lavorazione della coca , scommettendo sulla prossima diffusione del commercio della pianta - e su quello del leader cubano Fidel Castro, a cui sta preparando una torta di farina di coca da inviargli in occasione del suo compleanno in agosto.
Felipe Caceres, viceministro boliviano per la difesa sociale, anche lui proveniente dalle fila dei cocaleros, ha dichiarato che «per ora il ministero coca e sviluppo agricolo si limita a vedere la farina di coca», ma «io, come ex produttore, credo che ci si possa poi lanciare su campi come il farmaceutico, il cosmetico, gli sciroppi per diabetici, contro l'obesità e contro l'artrite». Chavez non è l'unico ad aver intravisto le molteplici possibilità offerte dalla «liberazione» della foglia caduta nella gabbia dell'oscurantismo proibizionista e del narcotraffico: basti pensare che anche i governi di India e Cina si sono già mostrati interessati alla duttilità dei suoi molteplici usi. Lo stesso presidente argentino Nèstor Kirchener, non potendo ignorare il fatto che nel nord dell'Argentina il commercio della foglia di coca mette in circolo almeno 50 milioni di dollari l'anno e che dovrà inevitabilmente affrontare i problemi legati al consumo e all'importazione, si è detto disposto ad affrontare la questione durante il prossimo incontro con Morales, domani.
Per quanto riguarda l'esportazione in Europa, invece, bisognerebbe superare lo scoglio delle innumerevoli convenzioni che mettono coca e cocaina sullo stesso piano e nella stessa lista nera delle sostanze proibite. E' un fatto però che, in pochi mesi, con Evo al potere, l'obbiettivo si è spostato dalla sradicazione forzata (che ha provocato centinaia di morti e attentato a una cultura millenaria) alla proposta di esportazione .
Uno sdoganamento che ha un sapore rivoluzionario e che mette in discussione un altro dei pilastri del potere di Washington nel continente. Evo ribadisce la dignità e sovranità nazionali sulla cultura e sulla coltura. Intanto la tv boliviana ha annunciato programmi sulle virtù della coca.
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