Gli equilibrismi di Amlo
Manuel Camacho Solís è lo stratega di Lopez Obrador, il candidato della coalizione di sinistra Prd-Pt che tutti i sondaggi danno in vantaggio per le presidenziali di domenica in Messico davanti al candidato del Pan Felipe Calderon e a quello del Pri Roberto Madrazo. Camacho Solís è un tipico nuovo prodotto politico messicano, a metà tra vecchio priismoe nuovo perredismo. Cresciuto nel vecchio partito-stato Pri, delfino del (corrotto) presidente Salinas, più volte deputato e ministro, viene scippato nella nomination a presidente e fa una cosa per quei tempi inaudita: protesta, punta i piedi, rifiuta incarichi, litiga col presidente uscente Salinas e quello entrante Zedillo ed esce dal partito. Una volta fuori, prova a farsi un partito suo ma viene battuto alle presidenziali, quindi accetta un seggio dal Prd, pur non facendone formalmente parte, e da deputato si unisce alla campagna di Lopez Obrador. E diventa un po' il suo Richelieu.
La campagna di Lopez Obrador si è conclusa con uno scontro frontale con la «cupola» degli imprenditori, quel Consejo empresarial che dice di riunire quasi il 90% del pil messicano. Lui li ha chiamati delinquenti, loro hanno speso milioni di dollari in spot contro di lui. Uno scontro all'ultimo sangue o dopo si ricomporrà?E' successo un po' come nella rivoluzione francese, quando Fouché convinse ogni deputato che la prossima ghigliottina sarebbe stata per lui. I grandissimi evasori fiscali hanno cominciato a convincerne altri che la sinistra voleva arrestarli tutti, si parlava addirittura di una lista nera di imprenditori pronti per la galera. Hanno montato una campagna enorme. Ma dopo le elezioni, sono sicuro che i principali imprenditori appoggeranno Lopez Obrador. Anzi: sono già certo che 25 dei principali 40 imprenditori del paese appoggeranno il governo di Lopez Obrador.
Nell'ultimo gigantesco comizio a Città del Messico Obrador ha parlato di «gestione tecnica e non ideologica dell'economia»: che significa?E' precisamente il punto di accordo con gli imprenditori. Non metteremo a rischio la stabilità dell'economia, altrimenti salgono i tassi di interesse, cresce la pressione fiscale e cala il margine di manovra per finanziare programmi sociali e infrastrutture.
Insomma, moderazione. Per capirsi, a quale delle tante sinistre latinoamericane finirà per somigliare di più?Direi ai cileni nella parte economica, e agli argentini nella parte politica. Sì, direi uno come Kirchner: il politico locale che cresce, controlla una crisi sociale e in una congiuntura difficile ricostituisce l'autorità del presidente...
Relazioni formali con le altre sinistre?
Credo che Lopez Obrador non cercherà una leadership continentale, anche se sono sicuro che la sua vittoria avrà un effetto immenso sull'America latina. Quella che sta per vincere in Messico è una nuova coalizione politica e sociale, che sembrava impossibile potesse vincere. Per molti motivi: l'enorme integrazione con gli Usa, la forza dei conservatori in Messico. Avremo una buona relazione con gli altri stati, anche se nessuna alleanza con Chavez o con Evo, e nessun conflitto con i governi conservatori. E avremo una buona relazione con Cuba.
Che relazione con gli Stati uniti?
Una posizione autonoma. Non apriremo alcun conflitto, ma un vero negoziato. Faccio un esempio: entro il 2008 dovremo aprire il mercato al mais e ai fagioli americani. Lo dice il Nafta, lo dicono le leggi, ci dovrebbe essere impossibile fare altrimenti. Ebbene, faremo altrimenti. Dobbiamo riuscirci. Non possiamo lasciare indifese tre milioni e mezzo di famiglie messicane povere.
Parliamo di Marcos. Che cosa è successo tra Lopez Obrador e la «otra campaña» zapatista?
Credo che chi ha simpatia per Marcos la conserva, ma quasi tutti andranno a votare per Lopez Obrador. Elettoralmente non ci farà alcun danno e politicamente nemmeno, perché Obrador ha evitato accuratamente di polemizzare con Marcos, gli ha lasciato il suo spazio.
Si ricorda il presidente Fox? «Risolverò il problema del Chiapas in 15 minuti», disse. E il Chiapas è ancora tutti lì. Che farete di diverso?Quando gli zapatisti entrarono nel parlamento, quello era il momento perfetto per chiudere il negoziato. Ma Fox lo vide solo come un'occasione mediatica, non gli importava niente della riforma costituzionale indigenista, che la destra del Pan ha poi definitivamente bloccato. Amlo per prima cosa porterà avanti la riforma costituzionale. Poi farà una politica sociale più forte. Gli zapatisti dicono: appoggiamo questo Obrador, lasciamolo arrivare alla presidenza, se fallisce sarà la prova che i politici sono tutti uguali e scateneremo il conflitto. Se vince la destra, invece, per loro sarà un bocado de cardenal, un boccone del prete: la destra cercherà di privatizzare subito l'energia e si scatenerà il conflitto, e se vince di stretto margine sarà un governo debole e quindi duro. La combinazione perfetta per il conflitto: più oppressione e governo debole.
Come maneggerete i molti conflitti ?Componendoli, è l' unica opzione. Lo scontro devasterebbe il paese e porterebbe a uno sbocco argentino, un que se vayan todoscon la gente nelle strade, ma poi tornerebbero gli stessi di prima. Quindi spazio a progetti microeconomici che dal punto di vista dell'economia globale sarebbero irragionevoli, ma chi se ne importa.
Per farlo servono alleanze in parlamento. Le cercherete dal vecchio Pri?Il Pri non andrà così male, starà tra il 26% e il 28%, e in più ha un sacco di governatori. Per noi ci sono due possibilità: cercare di frammentare il Pri e cooptarne una parte per costruire una coalizione in parlamento, oppure aiutarlo a non esplodere. La cosa sensata è negoziare con questa struttura per aiutarla a stare in piedi e assicurare governabilità, altrimenti se esplode ci arrivano i più opportunisti, i più corrotti.
Si parla di frode, di colpi bassi finali, l'affidabilità dell'Istituto federale elettorale è in discussione...Per quanto riguarda l'Ife non vedo rischi di frode. L'Istituto elettorale è sottoposto a grandi pressioni dell'opinione pubblica e fino ad oggi ha risposto bene. Invece c'è stata e ci sarà una corruzione del voto in termini di manipolazione di risorse pubbliche. Il programma sociale Oportunidades, per esempio: il governo panistanon rende pubblica la lista degli aventi diritto e maneggia quei soldi per arruolare elettorato. Sono cifre immense.
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