L'arresto del jefe, ultima burla di Fox?
Quella sera salirono al cielo i bengala e in pochi istanti la Piazza delle Tre culture diventò il tirassegno dell'esercito. Mancavano pochi giorni alle Olimpiadi, c'era uno sciopero, gli studenti manifestavano. Finirono annegati nel loro sangue, molti morirono in quel luogo che i mixtechi chiamavano Tlatelolco. Non si saprà mai quanti. Altri sparirono così, semplicemente. Hector Jaramillo entrò in manette al Campo militare numero uno e riconobbe il poliziotto sulla porta: «Sei di San Juan, ugual que yo». Nessuno lo vide più. Oriana Fallaci fu portata sanguinante all'Hospital Frances; ancora non odiava gli arabi, disse che era peggio del Vietnam ma l'Italia non si commosse e non si ritirò dai Giochi. Era il 2 ottobre del 1968, il ministro dell'interno si chiamava Echeverria e sarebbe stato presidente. Venerdì lo hanno arrestato. Per genocidio.
Luis Echeverria Alvarez (nella foto ap) è oggi un vecchio signore di 86 anni, ma non ne aveva cinquanta quando ordinò ai granaderos di aprire il fuoco su quella massa di studenti e scioperanti. Gli hanno concesso gli arresti domiciliari, come la giustizia usa fare con i macellai del secolo scorso, quello che dicono breve. I quali sono sempre molti anziani, molto malati, molto impossibilitati a andare nella stessa galera dove scomparvero un paio di generazioni della bollente sinistra latinoamericana degli anni sessanta e settanta. Il giudice Mattar Olivar, che tratta la sua causa e nel '68 aveva sei anni, ha da tre a sei giorni per decidere se mandarlo sotto processo o liberarlo per mancanza di prove. Da tre a sei giorni per giudicare la storia o per seppellirla. Echeverria è l'ultimo dei protagonisti del massacro ancora in circolazione. Alcune delle sue vittime, invece, sanno per vincere le elezioni.
L'arresto del ministro è opera di una giustizia che risponde al governo. Il presidente uscente Fox, nel discorso del suo insediamento sei anni fa, tra le molte promesse non mantenute infilò anche quella di arrivare alla verità su quegli anni, su quella strage. Forse cerca un modo di andarsene lasciando un segno di sé, ma non importa. Visto da fuori, Echeverria agli arresti sembra l'antipasto di quello che può succedere oggi, domenica elettorale: la sinistra al governo in Messico. Nel frattempo, ciò che resta della sinistra di quegli anni non sembra molto contenta. Rosario Ibarra perse il figlio Jesus, desaparecido nel 1975, e ora sostiene che questo ordine di arresto «è un'altra burla del foxismo». L'anziana e inossidabile attivista teme che non succeda nulla. Si infuria perché la desaparicion di Hector Jaramillo è stata giudicata prescritta, ed è un po' come se suo figlio sparisse un'altra volta. Jesus Martin Campo perse suo fratello Edmundo, assassinato nel 1971. «Ci sono tinte politiche dietro l'arresto di Echeverria - dice l'esponente del Comité 68 - la società sa già che Echeverria è un assassino, lo stiamo denunciando da trent'anni e lo arrestano solo ora, giusto prima delle elezioni». L'avvocato di Echeverria definisce le accuse ridicole e i reati già prescritti. Non ci vorrà molto per sapere come finirà.
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