La campagna sporca degli imprenditori contro Obrador
Spam e catene di sant’antonio elettroniche. Arrivi in ufficio, accendi il computer e appare una scritta viola su fondo giallo: «Attenti a chi regala ciò che non è suo’. Mail a catena negli indirizzi di posta dei quadri medi delle aziende private: «Occhio agli avventurieri».
Il testa a testa nelle elezioni presidenziali di domenica in Messico è tra il candidato conservatore Felipe Calderon e l’ex sindaco progressista di Città del Messico Manuel Lopez Obrador. La destra e la sinistra. Il partito azione nazionale (Pan), del presidente uscente Vicente Fox, ex manager Coca Cola. E il partito democratico rivoluzionario (il Prd), il grande partito classico del progressismo messicano.
La confindustria locale, divisa tra il Pan e il Pri, il vecchio partito Stato che ha governato ininterrottamente per 70 anni fino al 2000, è schierata compatta contro Obrador, dato lievemente favorito da tutti i sondaggi. Per sottrarre all’ex sindaco di Città del Messico i voti (decisivi) della classe media della capitale, imprenditori grandi e piccoli si sono inventati sistemi di pressione d’ogni tipo. Dal banale ricatto a piogge di creativi sms.
Il timore di perdere la guida del Paese, decima economia mondiale e discreta potenza petrolifera, ha scatenato gli imprenditori legati alla mafia politica del Pan in una guerra contro il tempo per recuperare appoggi a Calderon. Che si presenta agli elettori come “el candidato con las manos limpias” contro la sinistra “sucia”.
Il target delle campagne martellanti allestite nelle imprese sono i dipendenti di tutti i livelli, caldamente invitati a riprodurre il messaggio fuori dall’azienda. Particolare attenzione è riservata agli impiegati domestici. Un esercito di senza diritti dotati però di certificato elettorale. Secondo un’inchiesta del settimanale “Proceso” nelle imprese messicane sono state distribuite almeno dieci milioni di copie di fumetti contro il candidato del Prd. Il messaggio non è mai chiaramente pro Pan, ma sempre esplicitamente anti Obrador.
Il gruppo più attivo nella propaganda è il potente Consejo coordinador empresarial (Cce), che tiene insieme una cinquantina di grandi imprenditori, banchieri, commercianti e un’estesa rete di produttori di beni e servizi. Il Cce raccomanda ai suoi associati e ai loro dipendenti di votare per il candidato «che non prospetti cambiamenti bruschi», «non metta a rischio la stabilità economica», «crei lavoro e assicuri mano dura contro la criminalità». Calderon non viene mai nominato.
Ci sono poi iniziative singole di imprenditori estranei alle grandi associazioni di settore che si preoccupano di inviare lunghe lettere elettorali agli impiegati. Il primo a cimentarsi nella produzione di missive anti Obrador è stato Enrique Coppel Luken, proprietario della catena commerciale Coppel. In una lunga lettera invita i suoi 25mila dipendenti a votare per Calderon e a fare proselitismo tra familiari e clienti. Lo stile delle lettere è terroristico. «Come è arrivata la Cina ad avere tanti poveri? Seguendo le stesse politiche proposte dal Prd». «A noi serve un presidente da primo mondo, moderno, giovane, che guardi al futuro; non un presidente da paese sottosviluppato come Castro a Cuba o Chavez in Venezuela. Il Prd è come loro: guarda al passato. «Considerate che noi della Coppel siamo 25mila. Se ciascuno si impegna a convincere tre clienti, tre amici e tre parenti già possiamo contare su 250mila voti».
Una buona mano all’infaticabile Coppel la sta dando la catena immobiliare Sare. Dopo aver organizzato un’infinita serie di cene con imprenditori e funzionari del Pan nei club privati di Città del Messico, la Sare si è preoccupata di stampare migliaia di santini con la Vergine di Guadalupe, con la firma di Calderon accanto all’aureola, e li ha distribuiti in tutte le sue filiali sparse per il paese. Dietro l’immagine della Vergine c’è una preghiera. Si chiama “Mi oracion por Mexico”. Si chiede al Cielo di «illuminare il popolo» perché sia eletto «il candidato più preparato, moralmente integro e onesto».
Il Prd ha denunciato alle autorità elettorali una serie di imprese, accusate di minacciare sottilmente i dipendenti e di obbligarli a vedere propaganda elettorale pro Pan durante l’orario di lavoro. Tra queste figura l’azienda di scarpe Cortes Fox, proprietà di uno dei fratelli del presidente uscente Vicente Fox. Nel cortile della fabbrica troneggia un grande tabellone in cui si chiede apertamente i votare contro Lopez Obrador. «Sapete cosa ci aspetta se quest’uomo arriva alla presidenza? Una lunga dittatura. Lopez è un tiranno. La sua elezione non è inevitabile. Il destino è nelle nostre mani. Che tipo di paese vogliamo?».
Attenzione partcolare è dedicata a colf, autisti, bambinaie e giardinieri. L’ex deputata del Pan Federica Sada Alanis organizza da mesi grandi feste in cui invita solo impiegati domestici. Negli inviti, recapitati alle caselle di posta elettronica dei proprietari delle case in cui si suppone lavorino colf e giradinieri, c’è scritto: «Ogni signora porti con sé la sua cameriera, la sua sarta e la moglie del suo autista. Si raccomanda di confermare la presenza».
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