Latina

Intervento

Attila in Amazzonia

Viaggio a Santarem, al fianco delle popolazioni locali. Le multinazionali che producono soja stanno distruggendo il polmone verde del pianeta Terra
6 settembre 2006
Angelo Bonelli (Capogruppo alla Camera dei Verdi)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Santarem e´ una piccola citta´ di 180.000 abitanti nello stato del Parà, lungo il fiume Tapajos che proprio a Santarem affluisce nel rio delle Amazzoni. Ma proprio qui la Cargill, una grande multinazionale, ha costruito un terminal dove grandi navi mercantili serbatoio, simili a petroliere per la stazza, raccolgono la soja delle coltivazioni che ogni anno si realizzano dalle terre ricavate dalla deforestazione. Dal 2005 a oggi, 300.000 tonnellate di soja sono state caricate sulle navi dal terminal della Cargill.
La soja della Cargill arriva in Europa nel porto di Liverpool, dove poi viene trasferita a Sun Valley e utilizzata per realizzare i prodotti della McDonald come i Mcnugget, allevare polli, realizzare prodotti cosmetici, grasso idrogenato per margarina e gelati.
La richiesta crescente di soja nel mercato internazionale ha due ragioni principali: l´aumento del consumo di carne e il cambiamento industriale nella produzione degli alimenti. Oggi la soja è utilizzata per la produzione di tantissimi alimenti, dai biscotti alle barre di cereali che eliminano lecitina, sino ad arrivare ai gelati. Ma è utilizzata quasi esclusivamente per produrre mangimi per allevamenti di maiali, polli e buoi.
Il Brasile negli utlimi anni è diventato il primo esportatore mondiale di soja , dopo aver conquistato il mercato cinese, ma ha raggiunto anche il quinto posto per produzione di Co2 a causa dei fuochi che vengono utilizzati per deforestare e ottenere terre da coltivare.
Nel 1990-91 il Basile produceva 15,4 milioni di tonnellate anno di soja, nel 2004/2005 ben 51,5 milioni .
Ma vi è anche una concentrazione di imprese che controlla questo business ai danni della foresta amazzonica. Sono multinazionali nordamericane come la Bunge, Cargile adm, la francese Dreyfus che in Brasile si chiama Coinbra e le nazionali Maggi (di proprietà del governatore dello stato del Mato Grosso). Questi gruppi esportano l´ 80% della soja in Europa.
Nel Mato Grosso, tra l´agosto del 2003 e l'agosto del 2004, in solo un anno, è stato abbatuto il 20% di foresta amazzonica.
Ma le conseguenze delle deforestazioni non sono solo ambientali ma anche sociali.
A Santarem, le scuole comunitarie, nei giorni di applicazione e trattamento di pesticidi cancellano le attività per impedire la contaminazione dei bambini. Ma quello che è più grave è che i lavoratori locali hanno perso la loro forma diretta di sostentamento come la pesca, l´artigianato locale e la produzione di gomma dagli alberi di caucciù da parte dei lavoratori che vengono chiamati seringueros.
La speculazione della soja non porta alcun beneficio alle popolazioni locali, come dimostra un dato molto significativo: quello dell´occupazione. Nel terminal della Cargill, la grande multinazionale americana, hanno trovato lavoro appena 40 persone di Santarem. Nella piccolissima ong Saude e Alegria, che fa assistenza socio sanitaria e formazione lavorativa per le piccole comunità locali che vivono lungo il fiume e nella foresta, sono occupate 44 persone.
I Verdi italiani da 5 anni stanno sostenendo con progetti di cooperazione le importanti attività di questa piccola ma estremamente incisiva ong. Abbiamo contribuito a realizzare il presido socio sanitario e formativo e nei giorni scorsi - il 22 agosto - è stata inaugurata una grande barca ospedale alla cui realizzazione noi Verdi italiani abbiamo dato il nostro contributo.
I progetti di Saude e Alegria hanno portato negli ultimi dieci anni ad abbattere la mortalità infantile del 75% ed ad evitare l´abbandono di aree strategiche di foresta da pasrte delle popolazioni locali, dando loro la possibilità di ricavare reddito dalla foresta. La presenza delle popolazioni nella foresta è uno strumento fondamentale per fermare la deforestazione. Turismo responsabile, agricoltura sostenibile, estrazione della gomma, artigianato insieme a progetti di comunicazione via radio o internet via satellite, consentono di mettere in rete le varie comunità e rendere più forte la loro battaglia.
Alcune settimane fa, a Santarem, una grande manifestazione contro la Cargill ha visto la mobilitazione di 3.000 persone insieme a Greenpeace. Le battaglie dei movimenti ambientalisti e sociali hanno consentito di ottenere una moratoria di due anni nella deforestazione, frutto di un accordo anche con le multinazionali, per arrivare a regolamentare le coltivazioni che non possono essere fatte a danno della foresta. I sojero, i coltivatori di soja , si sono fatti minacciosi e le aggressioni ai danni dei militanti si ripetono. Qui nel Parà, circa un anno fa è stata uccisa suor Dorothy, anche lei impegnata nella difesa delle popolazioni locali.
Nei fuoristrada dei sojero campeggiano minacciosi enormi adesivi che dicono «Fora Greepeace. Amazonia è dos Brasileiros». Un clima pesante che l´Europa non può ignorare, anche per le sue grandi responsabilitá dovute al fatto che è proprio il Vecchio Continente a divorare buona parte delle risorse naturali che provengono dalla foresta amazzonica.
Le piantagioni sono arrivate in meno di due anni a oltrepassare il rio delle Amazzoni, mettendo così a rischio la vita dei popoli indios Xavantes che vivono nella zona delle sorgenti del fiume Xinguù e gli indios isolati Zò - detto anche popolo «noi» - scoperti soltanto alcuni anni fa. Se non si fermerà questa distruzione, nel 2045 la foresta amazzonica rischierà di essere trasformata in una savana semiarida. Di fronte a questi dati drammatici è necessario costruire una grande mobilitazione internazionale per salvare la riserva di ossigeno del pianeta e le popolazioni locali .
E' giunto il momento che il mondo si occupi della foresta amazzonica e della sua popolazione. L´Onu si occupi della foresta amazzonica e di tutte le altre foreste pluviali e tropicali. E' in corso una guerra non dichiarata che sta ditruggendo le risorse naturali del paneta e con esse le prospettive di sopravvivenza delle future generazioni.
Il conflitto sociale e ambientale che è in corso in Amazzonia è una vera e propria guerra contro la popolazione, ma centinaia e centinaia di volontari in modo non violento e con una strategia economica sostenibile hanno organizzato una vera e propria resistenza contro i colossi economico-politici responsabili della deforestazione e dell'assassinio del polmone verde del pianeta.

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