Bisognava aspettare i morti?
Dopo cinque anni che le popolazioni locali lottano contro il mostro finalmente il ministero d’ambiente d’Honduras ha deciso di citare in giudizio per danni ambientali la compagnia Entre Mares, sussidiaria della multinazionale cando-statunitense Glamis Gold e titolare del progetto San Martin nel Valle de Siria. Un mostro che mangia una montagna e contamina l’acqua, l’aria e la terra del Valle de Siria.
Ma bisognava aspettare i morti? Bisognava aspettare i malati? Bisognava aspettare che le famiglie avessero paura di mettere al mondo dei figli? Bisognava aspettare che il 98% della gente soffra malattie alla pelle? Bisognava aspettare i bambini con disfunzioni genetiche? Bisognava aspettare che nei fiumi l’arsenico superi di 100 volte i valori limite?
Si è dovuto aspettare che uno studio indipendente comprovasse che tutte le acque della zona sono contaminate (anche quelle che distribuisce l’impresa stessa dato che i fiumi sono secchi) e che il 100% della popolazione ha valori di arsenico e piombo nel sangue superiori ai valori considerati pericolosi dall’Organizzazione Mondiale della Salute.
Si è dovuto aspettare che lo stesso studio indipendente comprovasse che la mortalità infantile della frazione di Nueva Palo Ralo raggiunge 12 volte la media nazionale, che per i figli dei minatori questo valore raggiunge 33 volte la media nazionale e supera l’83%. Si è dovuto aspettare di comprovare che il 98% della popolazione soffra di problemi alla pelle (contro il 12% del 2001) e il 45% di problemi agli occhi (contro il 13% del 2001) e che il 36% soffra di problemi neurologici (contro il 26% del 2001). Si è dovuto aspettare che un bambino soffra della sindrome di Wernike-Korzakoff che gli impedisce di leggere e gli da problemi d’equilibrio. Si è dovuto aspettare che una bambina di solo un anno sia affetta dalla sindrome di Werning-Hoffman che le impedisce di muovere un solo muscolo e che la porterà alla morte precoce quando le si fermeranno anche i muscoli dei polmoni.
Ma ancora la battaglia non è finita. La compagnia si è messa all’asta. Ha deciso di vendere e secondo la legge dell’Honduras, legge schifosamente dettata dagli interessi delle multinazionali, se riesce a vendere prima della sentenza definitiva, non è costretta a pagare i danni ambientali. Potrebbe anche vendere ad una differente sussidiaria della stessa Glamis Gold e così continuare a contaminare l’acqua e l’aria e a seminare morte nel Valle de Siria.
Ma chiediamo che questi morti e queste malattie non restino in vane. Chiediamo di agire prima.
Perché non è possibile che per agire bisogna sempre aspettare i morti.
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