Brasile e Argentina: nel 2007 addio al dollaro?
Dal 2007 Argentina e Brasile potrebbero fare a meno del dollaro come moneta di riferimento dei propri scambi commerciali . La proposta di de-dollarizzazione è stata presentata ai primi del mese a Rio de Janeiro dai due ministri dell'economia, l'argentina Felisa Miceli e il brasiliano Guido Mantega, e mira a rompere la storica dipendenza dalla moneta Usa agevolando l'integrazione economica fra i paesi. Una nuova era che vedrebbe l'uso esclusivo di pesoe realper i pagamenti alle rispettive banche centrali dei flussi commerciali bilaterali (circa sedicimila milioni di dollari nel 2005).
Lo sganciamento non è privo di rischi : si basa sul presupposto che le due economie siano perfettamente stabili e non vi sia all'orizzonte una crisi economica che costringa a svalutare fortemente la moneta dell'uno o dell'altro, come quella che ha travolto l'Argentina nel 2001 dopo il crollo della fittizia parità peso-dollaro o, in minor misura, il Brasile nel '99, dopo che il presidente Cardoso, appena passato l'appuntamento elettorale e vinta la rielezione, deprezzò vistosamente il real.L'idea comunque era già in cantiere all'ultimo vertice del Mercosud a Cordoba, in luglio. Nella città argentina si è parlato della creazione della Banca dello sviluppo del Mercosud - una delle idee-forza del presidente venezuelano Hugo Chavez. Una banca cui spetterà il compito di erogare crediti per iniziative di sviluppo ai paesi membri al posto del Fondo monetario internazionale che ha sempre vincolato i prestiti all'applicazione delle sue micidiali ricette di politica economica, con risultati funesti, almeno sul piano sociale, per quasi tutti i paesi del Sudamerica .
L'idea è dunque di un sistema di pagamenti in moneta locale, il cui progetto pilota verrà presentato al prossimo vertice del Mercato economico del Sud in programma per il prossimo dicembre.
Inizialmente coinvolgerà solo Argentina e Brasile, per poi coinvolgere anche il nuovo entrato Venezuela - il che non dovrebbe costituire un problema - e i più diffidenti Paraguay e Uruguay. Per Montevideo si tratterebbe di un complicato banco di prova politico: vicinissimo negli ultimi mesi a firmare un trattato bilaterale con Washington, dovrebbe finalmente scegliere in che staffa tenere il piede. Anzi non è escluso che in questo modo i due giganti Argentina e Brasile - che peraltro hanno sempre trattato finora Uruguay e Paraguay con molta sufficienza e una certa arroganza - vogliano impedirgli di diventare il grimaldello statunitense nella regione.
A Rio de Janeiro la determinazione a voltare pagina rispetto a decenni di sudditanza economica da Washington e dagli organismi internazionali è emersa anche nell'ordine del giorno relativo alla linea comune da tenere a Singapore, dove in questi giorni si svolge il vertice annuale di Fmi e Banca mondiale. Il Mercosud chiede che sia data più voce in capitolo ai paesi in via di sviluppo presentando il conto dei danni che le politiche liberiste - passate e presenti- imposte dall'organismo finanziario hanno provocato nel continente.
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