Latina

Messico. Colpo di stato ex ante

27 settembre 2006
Octavio Rodríguez Araujo
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: http://www.jornada.unam.mx - 17 agosto 2006

Mi permetto di utilizzare, con il consenso di Gunnar Myrdal (se fosse ancora vivo), due espressioni dell'ambito economico per classificare i due tipi di colpi di stato possibili ai giorni nostri. Le espressioni di Myrdal, economista e sociologo svedese, sono "ex ante" ed "ex post". La prima vuol dire "pianificato" e la seconda si riferisce al presente o a qualcosa di già realizzato. Il mio uso di queste espressioni andrà per analogia e non avrà niente a che vedere con l'uso che ne fanno gli economisti.

Dunque, possiamo dire che esistono colpi di stato ex ante ed ex post. Non bisogna dimenticare che, per definizione, i colpi di stato vengono tentati dagli organi dello stesso Stato, a prescindere dall'impulso esterno (forze estere) o interno (forze nazionali).

Nella storia dei colpi di stato, i più comuni sono stati quelli ex post, cioè quelli realizzati contro un potere istituito in corso, ad esempio come quello contro Salvador Allende in Cile o, di recente, contro Hugo Chávez in Venezuela, anche se in questo caso non ha avuto successo ed è stato sventato. I colpi di stato ex ante, invece, si preparano prima della formazione di un nuovo governo e si fanno evitando che un oppositore al regime vinca le elezioni. Nel primo caso è necessaria una previa spartizione dell'esercito, affinché un partito sia più potente dell'altro, per rendere così possibile la formazione di un nuovo governo con un diverso orientamento politico, sostenuto dalle armi bianche o direttamente nelle mani dei militari. Nel secondo caso, i militari non intervengono e il colpo di stato avviene impedendo a tutti i costi che un oppositore vinca le elezioni e che, con il suo governo, spezzi l'equilibrio di quello attuale e delle forze che lo appoggiano.

Il modello dei colpi di stato ex ante è il tema che mi interessa approfondire in questo articolo. Si tratta di quelle azioni, da parte degli organi dello stesso Stato, che tendono ad evitare che un partito o un candidato salga al potere del governo di un Paese. Il tutto preferibilmente senza spargimenti di sangue, sulla base dell'applicazione opportunista di leggi esistenti e con brogli elettorali dai metodi più svariati e sempre più artificiosi.

Un esempio di colpo di stato messicano ex ante è quello del 1988. Dato che la legge elettorale, a quei tempi, non impediva la formazione di un fronte elettorale di vari partiti in appoggio a un solo candidato, non si è potuto impedire che Cuauhtémoc Cárdenas - leader morale del Partito Rivoluzionario Democratico (PRD) - fosse il primo candidato alla sconfitta. Quando il governo di Miguel de la Madrid (1982) si rese conto che il suo rivale stava vincendo, decise di arrestare il sistema informatico di conteggio dei voti e di inventarsi le sue proprie cifre per far trionfare il successore delle politiche neoliberali allora vigenti: Carlos Salinas de Gortari. Forse - perché non posso dimostrarlo - Luis Donaldo Colosio è stato assassinato per lo stesso motivo. Nonostante fosse il candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), il suo progetto non coincideva esattamente con quello del governatore illegittimo, salito al potere grazie al colpo di stato ex ante, e per di più rozzo.

Il corpo del reato (le schede) è stato inizialmente custodito dall'esercito per ordine del presidente e successivamente bruciato per eliminare ogni prova contraria ai "risultati elettorali ufficiali".

Non sono mai riusciti a contare le schede di quelle elezioni, infatti molti messicani hanno avuto la certezza che la loro opinione era stata presa in giro e, sicuramente, celata sotto la legalità del potere. Salinas era un governatore illegittimo, ma si è tentato a tutti i costi di farlo sembrare regolamentare, grazie al fatto che le leggi non solo vengono fatte a beneficio di chi ha il potere, ma i legislatori fanno parte dello stesso potere e sono, dunque, corruttibili.

Di recente si sono verificati altri due colpi di stato ex ante, ma stavolta negli Stati Uniti. George W. Bush, con la complicità di suo fratello Jeb (governatore della Florida), dell'ex sindaco di Miami, Xavier Suárez, esperto di brogli elettorali, e della Corte Suprema degli Stati Uniti, presieduta dal giudice conservatore William Rehnquist (lo stesso di fronte al quale Bush aveva prestato giuramento), ha avuto la meglio su Al Gore nel 2000, manipolando i database del sistema di conteggio dei voti in Florida. Una nefandezza simile è stata fatta anche nel 2004, in Ohio però, contro John Kerry.

Ciò che abbiamo visto, letto e analizzato delle vicende messicane, dal famoso golpe alle decisioni del Tribunale Elettorale del Potere Giudiziario della Federazione (TEPJF), sembra avere tutte le caratteristiche di un colpo di stato ex ante. Il potere dello Stato, grazie all'uso opportunistico delle leggi, ha cercato di impedire a tutti i costi (nel vero senso della parola) che López Obrador (esponente del PRD) diventasse presidente del Messico. Il presidente della Repubblica, la schiacciante maggioranza indiscussa del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e del Partito di Azione Nazionale (PAN) al Congresso dell'Unione (soprattutto nella Camera dei Deputati), insieme con il presunto organo autonomo conosciuto come Istituto Federale Elettorale e con il Potere Giudiziario (incluso il TEPJF), uniti nel nome del potere oligarchico del denaro e della Chiesa cattolica, hanno tentato un colpo di stato ex ante per evitare di rompere l'equilibrio neoliberale inaugurato nel 1982 e di danneggiare i maggiori beneficiari di questi governi.

Volete delle prove? Oltre a tutte quelle che sono già state esposte, una basta e avanza: tutti i personaggi menzionati nel paragrafo precedente, più Felipe Calderón (nuovo presidente) e soci, si sono unanimemente opposti al conteggio dei voti. Se avessero realmente vinto le elezioni, sarebbero stati i primi a chiedere di ricontarli. Il golpe di oggi è stato meno incivile di quello del 1988 e allora? Pensate che i messicani lo accetteranno? Io no. La parola d'ordine "voto per voto" non è ancora cambiata.

Note: Il link al testo originale in spagnolo:
http://www.jornada.unam.mx/2006/08/17/026a1pol.php

Traduzione a cura di Laura Lacanale per www.peacelink.it
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