Politiche dall'alto, politiche dal basso: Le recenti elezioni, i movimenti indigeni e la chiesa cattolica in Messico
Le recenti elezioni, i movimenti indigeni e la chiesa cattolica in Messico sono stati gli argomenti su cui si è dibattuto martedì 26 Settembre presso la Facoltà di Lettere di Siena in occasione dell'incontro "Poltiche dall'alto, politiche dal basso" organizzato dall'Associazione Amici del Guatemala e da Mani Tese Siena. Sotto il coordinamento dei docenti di Civiltà Indigene d'America Francesco Zanotelli e Luciano Giannelli, Padre Gonzalo Ituarte (frate domenicano del Messico) e Alessio Ciacci (Mani Tese Lucca) hanno parlato degli ultimi sviluppi della situazione messicana. Fondatore nel 1989 del Centro di Diritti Umani Fray Bartolomè de Las Casas, collaboratore di don Samuel Ruiz nella negoziazione tra Ezln e governo e attualmente impegnato a lavorare con un'organizzazione di osservazione e sostegno per i migranti che dal Messico fuggono negli Stati Uniti, Padre Gonzalo ha sottolineato come in Messico negli ultimi anni si siano prodotti solo dei piccoli "cambi cosmetici", alludendo principalmente all'elezione di Fox avvenuta dopo oltre 70 anni di dominio del cosiddetto "partito-dinosauro", il Pri di Zedillo e Salinas de Gortari. L'elezione di Fox, per quanto proveniente dal Pan (di centrodestra e negli ultimi anni infiltrato dalla destra estrema e da componenti cattoliche fortemente reazionarie) aveva comunque suscitato qualche tenue speranza di cambiamento, ma in realtà non giunse mai ad una trasformazione profonda e radicale del sistema, scegliendo invece di collocarsi sulla scia del credo neoliberista di cui sono alfieri gli Stati Uniti. Nei confronti dell'Altra Campagna (che da poco ha ripreso il suo giro nel nord del paese) Ituarte pensa che è stato anche grazie ala sua presenza (oltre che al levantamiento zapatista del 1 Gennaio 1994) che si è emersa con forza la crisi dello stato messicano, testimoniata dai tentativi, durati due anni, di estromettere con tutti i mezzi (spesso illeciti) Obrador dalla contesa elettorale e dalla situazione paradossale che ancora adesso sta vivendo il paese. In pratica ci sono tre presidenti: quello uscente Fox (a fine anno lascerà ufficialmente le sue funzioni), quello ufficialmente eletto Calderon (per quanto abbia vinto grazie alla frode elettorale) e quello legittimato dalle manifestazioni di sostegno di milioni di messicani, cioè Obrador, appoggiato da un fortissimo movimento anti-frode che per oltre un mese ha occupato lo Zocalo e le principali strade del centro di Città del Messico. Paradossalmente, nota ancora Padre Gonzalo, Obrador adesso sta seguendo un percorso a suo modo "zapatista" (nonostante l'Altra Campagna spesso lo abbia duramente attaccato) poiché è sostenuto da un movimento nato dal basso che, al pari degli indigeni sfruttati e oppressi da 500 anni di dominio coloniale, è stufo di assistere a brogli in occasione delle presidenziali, cosa già successa nel recente passato del paese.
Padre Gonzalo sottolinea inoltre il ruolo di dialogo di cui si è fatta portavoce l'Altra Campagna, iniziato di fatto ben prima della nascita dell'Ezln, ma nato dall'incontro fecondo tra la cultura, gli usi e i costumi delle popolazioni maya e quel manipolo di guerriglieri guidati da Marcos che fino a quel momento intendeva soltanto rifugiarsi nella selva per poi provare a prendere il potere come avanguardia popolare. Inizialmente il Chiapas era un mondo sconosciuto anche per Ruiz, spiega ancora Ituarte: nato nel centro del Messico Don Samuel non conosceva granchè di questo stato al confine con il Guatemala. Quando Ruiz capì le dinamiche della trasformazione sociale e religiosa e cominciò ad avvicinarsi alla teologia india si crearono le premesse per quel dialogo interculturale e interreligioso che è stato alla base prima delle Aguascalientes e poi dei Caracoles e che ha dato alla popolazione indigena la possibilità di sentirsi padrona della sua storia, della sua dignità e della sua cultura.
E' in questo contesto che nasce l'idea del "comandare obbedendo" a cui si è collegato Alessio Ciacci presentando "Aquì manda el pueblo! Resistenza e autonomia dei caracoles zapatisti", volume curato da Mani Tese Lucca (casa editrice Punto Rosso).
In un passo della XIII Stele gli zapatisti affermano: "il movimento zapatista è insorto, tra le altre cose, per chiedere rispetto. Ed è successo che non sempre abbiamo ricevuto rispetto. Non che ci abbiano insultato. O perlomeno non intenzionalmente. Ma per noi la pietà è un affronto e la carità è uno schiaffo morale. E' quella che viene praticata da qualche ong e agenzia internazionale. Consiste, grosso modo, nel fatto che decidono loro di cosa hanno bisogno le comunità, e, senza neppure consultarle, impongono loro non solo progetti specifici, ma anche i tempi e i mezzi per la loro implementazione. Immaginate la disperazione di una comunità che ha bisogno di acqua potabile e le viene appioppata una biblioteca. Un'altra chiede una scuola per i bambini, e loro le danno corsi di erboristeria".
E' nato praticamente da qui il percorso di Mani Tese che prima ha appoggiato, in accordo con le comunità, il Progetto di una scuola secondaria indigena a Oventic e poi ha proseguito il suo intervento in altri settori, ma sempre in accordo con le esigenze e le richieste degli zapatisti poiché, come ha ricordato Padre Gonzalo, la solidarietà nasce dall'identificazione con i problemi e i bisogni delle comunità ed è l'unico modo per creare una vera collaborazione orizzontale "dal basso e per il basso", parafrasando l'Altra Campagna, e non imposta dall'alto verso il basso.
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