Ecuador: Noboa costringe Correa al ballottaggio
Ancora un ballottaggio nella lunga serie di elezioni presidenziali che da qui a fine anno è in programma in America Latina: in Ecuador, con un risultato piuttosto inaspettato, non solo il candidato neoliberista Noboa è riuscito a costringere al secondo turno il favorito Rafael Correa del Movimento Alianza Pais, ma addirittura ha preso il 3,21% di voti in più dell'avversario, che adesso lo dovrà sfidare in un ballottaggio incertissimo il prossimo 26 novembre.
Sul modesto risultato elettorale di Correa ha pesato sia la sua scelta di non presentare in Parlamento alcun candidato di Alianza Pais, sia il mancato accordo con il movimento indigeno Pachakutik, che intendeva proporre un'alleanza in cui Luis Macas corresse per la presidenza con lo stesso Correa nel ruolo di vice. L'altra sorpresa negativa delle presidenziali viene proprio dal misero 2% raccolto da Macas, leader di quei movimenti indigeni che hanno avuto un ruolo di primo piano nella destituzione di ben tre presidenti nel giro di nove anni. Appena terminato lo scrutinio, Correa ha immediatamente denunciato i brogli contestando i dati espressi dal Tribunale Elettorale Supremo (Tse, in effetti controllato principalmente dalla destra), che aveva affidato lo scrutinio ad una società brasiliana il cui sistema di conteggio è andato in tilt quando mancava ancora il 30% dei voti da scrutinare, però resta il fatto che per il momento il miliardario dell'industria delle banane Noboa ha avuto buon gioco nell'approfittare della scarsa coesione tra le forze sociale ecuadoriane e nell'estrema personalizzazione della campagna elettorale da parte di Correa, a cui è nuociuto l'aver sventolato apertamente la sua amicizia con Chavez, come del resto era accaduto a Ollanta Humala in Perù.
Inoltre hanno guadagnato una buona percentuale, peraltro non sufficiente per guadagnarsi il ballottaggio, anche gli altri sfidanti. Gilmar Gutierrez, fratello dell'ex-presidente Lucio Gutierrez, ha raggiunto il 17% dei consensi, mentre la candidata del partito Social-Cristiano Cynthia Viteri il 10%, non male considerando che la loro campagna elettorale si era svolta all'insegna di dichiarazioni di una continuità con quelle politiche neoliberiste di Lucio Gutierrez che hanno condotto il paese nelle mani delle multinazionali.
Sarà interessante, al secondo turno, vedere se i due candidati riusciranno a stringere delle alleanze. Oltre a recuperare il rapporto con i movimenti indigeni (la cui popolazione rappresenta un quarto nel paese), potrebbero rappresentare un buon aiuto per Correa gli eventuali voti ottenuti domenica scorsa da Leon Roldos per Izquierda Democratica, circa il 14%, poiché il suo rifiuto di stringere alleanze con i partiti potrebbe costargli molto caro come è già emerso con evidenza in questo primo turno. Molto dipenderà inoltre dalla partecipazione al voto degli indigeni, ritenuta finora scarsa perché altrimenti non si spiegherebbe in altro modo il misero 2% ottenuto da Macas quando in realtà sono stati proprio Conaie e Pachakutik a giocare un ruolo decisivo nell'imporre al governo il rifiuto dell'Alca e a cacciare la multinazionale petrolifera Oxy.
Per quanto riguarda Noboa invece, potrà di sicuro contare sui voti degli elettori di Gilmar Gutierrez e Cynthia Viteri, oltre che di alcuni partiti minori e della destra religiosa, alla quale si è presentato come "inviato di Dio".
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