Commercio Sud-Sud: il gas all'Argentina è il carburante della nuova Bolivia di Evo Morales
Per Evo Morales è un accordo strategico che lo leva dall'angolo nel quale si era trovato dopo gli scontri tra minatori statali e cooperativisti, ne rilancia immagine, azione politica e credibilità e allontana il golpismo strisciante dell'opposizione e delle multinazionali. Per Nestor Kirchner è un'alternativa di lungo periodo nella politica energetica del paese ed una scelta di campo nello schierarsi chiaramente a fianco di un governo amico in difficoltà e riconfermare la centralità delle imprese pubbliche latinoamericane in campo energetico.
Nei prossimi vent'anni la Bolivia arriverà a fornire 27,7 milioni di metri cubi di gas al giorno all'Argentina. Lo farà attraverso un accordo tra le imprese pubbliche dei due paesi, la YPFB boliviana e l'Enarsa argentina. Sono esattamente 20 milioni di metri cubi in più -oltre il quintuplo- rispetto a quanto l'Argentina acquistava finora dal paese vicino, 7.7 milioni al giorno. Del prezzo internazionale, l'Argentina pagherà la cifra più alta possibile, 5 dollari per BTU contro i 3,5 attuali, con la possibilità di rivedere la cifra ogni sei mesi da parte di una commissione bilaterale in base alle fluttuazioni del prezzo di mercato. In totale, di qui al 2026, lo stato argentino acquisterà da quello boliviano gas per la favolosa somma di 17 miliardi di dollari, che suppone un aumento di circa la metà di tutto l'export del paese andino. Di questi introiti una parte sarà reinvestita nello stesso settore energetico: 2,3 miliardi saranno spesi in esplorazione e sviluppo e 1,2 miliardi nell'estensione della rete di gasdotti boliviani che attualmente lavora al massimo delle possibilità.
L'accordo firmato si compone di cinque punti, il primo dei quali è l'acquisto del gas. Il secondo è l'assistenza tecnica e finanziaria argentina alla costruzione di un mega impianto petrolchimico boliviano per la separazione di gas liquido, petrolio, GPL e nafta che, secondo calcoli boliviani, una volta a regime permetterà alla Bolivia introiti ancora più importanti di quelli garantiti dall'attuale accordo. Il terzo punto è la costruzione di un gasdotto che serva capillarmente le province del Nord dell'Argentina che sarà gestito da un'impresa mista pubblica e privata con partecipazione della YPFB boliviana. Al quarto punto c'è la garanzia del ruolo dell'impresa pubblica argentina Enarsa nell'esplorazione del territorio boliviano finora lasciata a Petrobras e Repsol. Infatti si calcola che appena l'11% della ricchezza energetica boliviana è attualmente stata esplorata. Al quinto punto c'è la risoluzione di questioni connesse a debiti mai pagati alla Bolivia dal governo di Carlos Menem e al credito concesso alla Bolivia per l'acquisto di trattori di produzione argentina.
Con quest'accordo l'Argentina diviene per la Bolivia un partner tanto importante come il Brasile, che sta già importando 26 milioni di metri cubi di gas al giorno. Soprattutto, però l'accordo conferma e dà respiro all'aspirazione boliviana di piena nazionalizzazione, ribadita dal vicepresidente boliviano Álvaro García Linares, dei propri idrocarburi e far pressione sulle multinazionali attualmente impegnate in Bolivia, perché accettino le condizioni decise dalla democrazia boliviana e non imposte da queste ultime. Sono l'impresa pubblica brasiliana Petrobras la meglio disposta ad accettare le condizioni boliviane, e le multinazionali spagnola Repsol, francese Total, oltre alla British Gas -ne scrive oggi vivamente indispettito il Financial Times- che dovranno accettare le condizioni boliviane o lasciare il paese.
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