Latina

Attaccata la radio indigena Lachiwana

Bolivia: i dipartimenti separatisti cercano la guerra civile

Reyes Villa, prefetto di Cochabamba ed ex braccio di Sanchez de Losada, responsabile della mattanza di Cochabamba

16 gennaio 2007
David Lifodi

La Federación de Mujeras Campesinas, la Central Obrera, i maestri di Cochabamba, i campesinos, gli indigeni, i cocaleros, gli studenti universitari e tutte le altre componenti del movimento sociale boliviano sono tornate a chiedere con forza le immediate dimissioni del prefetto di Cochabamba Manfred Reyes Villa, dopo i fatti dello scorso fine settimana che possono essere a buon diritto definiti come la "Oaxaca boliviana".
Su quella che Eduardo Galeano ha più volte chiamato la "giostra boliviana", stavolta sono saliti i quattro prefetti della cosiddetta Media Luna (la zona più ricca della Bolivia) che, supportati dalla destra, stanno cercando di raggiungere l'autonomia e separarsi così dal resto del paese creando i presupposti per una guerra civile già da tempo latente. Ruben Costales (prefetto di Santa Cruz), Mario Cossio (prefetto di Tarija), Leopoldo Fernandez (prefetto di Pando) e il contestatissimo Manfred Reyes Villa si sono riuniti a La Paz con l'approvazione e il sostegno del loro omologo paceño Paredes al solo scopo di raggiungere al più presto la separazione dalla Bolivia senza alcun rispetto dei diritti umani, della legge e di qualsiasi ostacolo di altra natura.
L'appoggio di Paredes a Reyes Villa ha provocato anche per lui l'immediata richiesta di dimissioni da parte dei movimenti popolari poiché si tratta in pratica di un aperto sostegno alla mattanza dei giorni scorsi avvenuta a Cochabamba, dove indigeni, cocaleros e attivisti del Mas (il Movimento al Socialismo del Presidente Morales) da giorni manifestavano pacificamente contro la volontà del prefetto di Cochabamba di dichiararne l'autonomia.
Gli attacchi contro il movimento boliviano, non sorprendenti più di tanto visto il legame che da sempre ha unito l'ex presidente Sanchez de Lozada (cacciato dalla mobilitazione popolare) a Manfred Reyes Villa, sono stati condotti dalla Unión Juvenil Cruceñista (Ujc), la cui ferocia e violenza ha talmente ricordato le modalità di azione dei picchiatori cruceñi che sono in molti ad ipotizzare una trasferta della sezione Ujc di Santa Cruz giunta appositamente a Cochabamba per sbaragliare la protesta di indigeni e cocaleros. Inoltre sembra evidente che la mattanza era stata preparata accuratamente, basti pensare al brutale assalto subito dalla radio indigena Lachiwana, "colpevole" di dar voce ai movimenti popolari cochabambini.
La situazione non sembra trovare una via di sbocco: Reyes Villa ha già fatto sapere che non intende dimettersi, mentre il governo Morales si trova in difficoltà e contemporaneamente arrivano le sconcertanti dichiarazioni di John Negroponte (di cui sono noti gli sporchi trascorsi in Honduras quando cercava di sottrarre con tutti i mezzi il Centroamerica al contagio della rivoluzione sandinista) riportate su www.selvas.org: "la democrazia è in pericolo in Venezuela e Bolivia. In entrambi i paesi, i due presidenti eletti, Chavez e Morales, usano la loro popolarità per minare l'opposizione ed eliminare le restrizioni alle loro autorità".
Tale dichiarazione, che ribalta completamente quanto effettivamente è accaduto a Cochabamba, ha immediatamente trovato sponda nei dirigenti della destra separatista, che addirittura si sono spinti fino ad incolpare il Mas degli scontri dello scorso fine settimana.
Alla mobilitazione indigena e contadina di Cochabamba si è unita negli ultimi giorni quella degli abitanti di El Alto, già protagonisti nelle guerre dell'acqua e del gas degli anni scorsi e per aver costretto Sanchez de Losada alla precipitosa fuga verso Miami. L'appoggio offerto a Reyes Villa da parte di Paredes ha spinto le giunte vicinali alteñe a rilasciare una dura dichiarazione in cui si afferma che “questo è solo l'inizio di una battaglia per raggiungere le dimissioni del prefetto che ha tradito i movimenti sociali e ha deciso di unirsi al blocco della Media Luna".
Per adesso l'unica cosa certa è che Cochabamba continua ad essere al centro della protesta e il braccio di ferro tra Reyes Villa e movimenti non sembra ancora terminato.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.

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