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Solidarietà con la lotta del popolo oaxaqueño
16 febbraio 2007
Giorgio Trucchi

Carlos Andrés del Campo durante l'attività nei pressi del Consolato messicano in Nicaragua Lo Stato di Oaxaca si trova nella parte occidentale del Messico ed ha una popolazione di circa 3.5 milioni di abitanti, dei quali l'80 per cento appartiene a varie etnie indigene. Il 56 per cento di questo amplio settore si concentra nella città di Oaxaca.
A partire dal 1 maggio 2006, uno sciopero iniziato dai maestri della Sección 22 del Sindicato Nacional de Trabajadores de la Educación (SNTE) ha ripreso il filo di una lotta storica per il miglioramento delle loro condizioni di lavoro. Una protesta alla quale, con il passare dei mesi, si sono aggiunte un infinità di organizzazioni della società civile.
Migliaia di professori di Oaxaca hanno sospeso i lavori ed hanno iniziato un sciopero che ha paralizzato dodici mila scuole in tutto lo Stato ed ha lasciato a casa più di 1,3 milioni di bambini, bambine ed adolescenti delle scuole pubbliche.
Verso la metà giugno si è costituita la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (APPO), un'associazione nella quale convergono circa 350 organizzazioni civili di base e che ha deciso di sostenere la lotta dei maestri.
Di fronte all'intransigenza del Governatore di Oaxaca, il priista Ulises Ruiz, molto discusso ed accusato di gravi brogli elettorali durante la sua elezione, sono state convocate numerose marce pacifiche ed è stata elaborata una strategia per contrastare la campagna di disinformazione lanciata dai principali mezzi di comunicazione.

La popolazione, con la fondamentale partecipazione delle donne, ha quindi deciso di occupare pacificamente le principali radio commerciali della città e il più importante canale televisivo "per poter avere il diritto di replica di fronte alla campagna mediatica di disinformazione".
Ad Oaxaca sono immediatamente sorte più di 1800 barricate per proteggere le stazioni radio occupate e la popolazione ha occupato la maggior parte dei municipi, creando giunte comunali alternative.
Quella che all'inizio era prevalentemente una protesta dei maestri, si è velocemente trasformata in una richiesta della popolazione organizzata che chiede un cambiamento profondo del sistema ed una nuova Costituzione.

Di fronte alle richieste della popolazione, il governo statale ha iniziato ad usare la violenza che ha raggiunto il suo culmine il 28 di ottobre, quando sono stati uccise quattro persone durante l'esplosione più violenta del conflitto.
Approfittando di questa situazione, il Governatore di Oaxaca e i principali imprenditori della zona hanno chiesto l'intervento immediato del Governo Federale. Il 29 ottobre, più di 3 mila effettivi della Polizia Federale Preventiva sono entrati a Oaxaca, riprendendo il controllo dello Zócalo (piazza centrale) ed iniziando una durissima repressione ed una serie infinita di violazioni ai diritti umani.
Fino ad oggi si registrano 23 morti, 60 scomparsi e 405 detenuti.

La Comisión Civil Internacional de Observación de los Derechos Humanos ha qualificato i fatti accaduti durante la protesta come "un anello di una strategia giuridica, poliziesca e militare, con componenti psicosociali e comunitari il cui vero obiettivo è quello di creare la paura ed ottenere il controllo della popolazione civile nelle zone in cui si sviluppano processi di organizzazione cittadina o movimenti di carattere sociale non legati a partiti. Non si tratta di eccessi o di casi isolati, bensì di una strategia governativa, progettata in modo specifico non per paralizzare e reprimere le formazioni politiche esistenti, bensì qualsiasi processo e movimento di organizzazione sociale autonoma della società".
Nonostante la repressione, la APPO continua con le proteste e con le richieste.

Il Movimiento Social Nicaraguense "Otro Mundo es Posible" e il Comité Zapatista de Solidaridad de Nicaragua, con il sostegno di altre organizzazioni della società civile, hanno organizzato varie attività nelle principali città del Nicaragua, per informare sugli avvenimenti di Oaxaca e sulle prospettive future di questa lotta.
Durante l'attività svoltasi a Managua, gli organizzatori hanno letto e consegnato al Consolato messicano un comunicato in cui si chiede la libertà immediata di tutti i prigionieri politici di Oaxaca, Atenco e del Messico in generale ed hanno anche chiesto che vengano data immediate informazioni sulle persone scomparse durante la repressione a Oaxaca e che vengano puniti i colpevoli delle violazioni ai diritti umani commessi (ascolta audio originale su www.itanica.org)

La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato con Carlos Andrés del Campo, della Liga Mexicana de Derechos Humanos, che si trova attualmente in Centroamerica per informare sugli avvenimenti di Oaxaca.

Qual è il significato più profondo di questa lotta a Oaxaca?
L'obiettivo più importante della APPO non è tanto la trasformazione dei partiti politici, né del potere, bensì del sistema, in uno Stato dove la maggioranza della popolazione è indigena. Dopo tante lotte e proteste popolari durante le scorse decadi, ora la gente si chiede perché, se sono la maggioranza, non possano avere un governo indigeno, che sia giusto, onesto, responsabile e non corrotto. Questa è la nuova tappa della lotta che tanto fa paura al governo messicano: che a Oaxaca stiano cercando di creare un sistema innovativo in questo aspetto. Un sistema che lotti per il benessere sociale di tutti i membri di Oaxaca.

Quale credi sia stato l'elemento che ha permesso questo processo di unione di tanti settori della società oaxaqueña intorno a questo progetto?
Il primo motivo è stata la pessima gestione del Governatore di turno e dei governi priistas (del PRI) del passato a Oaxaca. La corruzione, la mancanza di opportunità, di lavoro, di una politica sanitaria seria e la mancanza di interesse del sistema nei confronti della popolazione in generale sono stati ulteriori motivi che hanno scatenato le proteste. Questo processo ha poi raggiunto il suo culmine quando tutte le organizzazioni si sono unite nella Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (APPO), chiedendo le dimissioni del governatore Ulises Ruiz.

Nel tuo intervento hai detto che la lotta ad Oaxaca è cresciuta insieme ad un'evoluzione delle richieste iniziali del settore dei maestri, passando a un piano più profondo e alla richiesta del cambiamento del sistema. Che cosa vuole dire questo per la gente?
Tutto ha inizio nelle comunità, nei villaggi più lontani che soffrono in carne propria gli effetti del TLC con gli Stati Uniti (Nafta), del Plan Puebla-Panama (PPP) e che vedono come vengono strappate loro le terre e come vengono colpiti nelle loro forme tradizionali di commercio e di mutuo aiuto (il baratto). Questo è tradotto in quello che chiede la APPO, cioè una ricomposizione di tutte queste coscienze sociali che sono stati violate per secoli, una ricomposizione in modo tale che i maestri, gli operai, i contadini possano continuare con uno stile di vita comune e che soprattutto, non continui a beneficiare solamente i grandi impresari, ma l'intera popolazione.
Come ho detto, non cercano la trasformazione dei partiti e del potere, bensì la trasformazione del sistema affinché ci siano opportunità per tutte le persone e che non si usi il potere come un mezzo per utilizzare le altre persone ma, come dicono loro, per comandare ubbidendo.

Qual è stato il ruolo dei mezzi di comunicazione in questa lotta?
Hanno utilizzato una campagna mediatica per tentare di screditare la lotta dei maestri. Sono arrivati a usare bambini facendo dire loro che i maestri erano dei rivoltosi che non avevano voglia di lavorare.
In Messico il sistema informativo è in mano a due grande network, Televisa e TV Azteca, che controllano tutta l'informazione e che hanno influenzato l'opinione pubblica in molte occasioni e su temi molto delicati.
A Oaxaca, il 1 agosto del 2006, 900 donne hanno marciato ed hanno occupato pacificamente il canale di televisione ufficiale (Canal 9), trasmettendo durante un giorno intero fino a quando sono state attaccate da civili armati, che hanno distrutto il trasmettitore. Il popolo organizzato ha reagito ed ha occupato le tredici radio commerciali della città, incominciando a trasmettere.
Oltre a questo, la solidarietà internazionale, i mezzi indipendenti europei e sudamericani, sono riusciti a rompere questo blocco informativo che avvolgeva lo Stato di Oaxaca e diffondere quello che stava accadendo.
Ora la popolazione può contare su radio comunitarie e radio alternative in internet che continuano a trasmettere il processo di organizzazione e la lotta della popolazione.
Tutti questo ha aperto un canale di libertà all'interno dei mezzi di comunicazione di Oaxaca.

Quali sono state le principali violazioni ai diritti umani in questi mesi?
Sono state assassinate 23 persone ed abbiamo molte informazioni su abusi sessuali, sparizioni, sequestri, privazione della libertà, violazioni giuridiche alle persone che sono state fermate e non è stata permessa loro l'assistenza legale.
Tutto questo ha smascherato uno Stato che per far prevalere lo stato di diritto ha permesso che si violassero i diritti umani.

Com'è attualmente la situazione a Oaxaca e quali sono le prospettive future della lotta della APPO?
In questi giorni si è concluso il "Foro per la dignità ed il riscatto dei diritti umani a Oaxaca". È stato organizzato dal Senato della Repubblica, da organizzazioni dei Diritti umani ed organizzazioni internazionali che hanno seguito tutti gli avvenimenti. Nella tappa attuale, nella APPO, c'è una specie di calma. Ha diminuito leggermente la repressione a Oaxaca, benché continuino ad esserci persecuzioni, ordini di cattura e gente in carcere.
La Polizia Federale Preventiva si è ritirata dallo Stato, ma la Polizia municipale continua a mantenere il controllo dei punti strategici della città.
In questa apparente calma, il governo ha sviluppato una tattica per screditare tutti i membri appartenenti alle organizzazioni dei diritti umani.
Esiste una vera e propria caccia generalizzata contro le organizzazioni che hanno sostenuto la lotta popolare.
Attualmente la APPO è in un processo di dialogo interno tra le 350 organizzazioni che la conformano, per vedere come trasformare a poco a poco questa partecipazione pacifica e civile e cominciare ad elaborare la proposta di una nuova Costituzione.
Come organismo per la difesa dei diritti umani siamo molto preoccupati, perché rimangono molte cose in sospeso, come i prigionieri politici, chiarire gli omicidi commessi e le sparizioni, la ristrutturazione del patrimonio ed il riscatto della cultura di Oaxaca.

Questa lotta ha cambiato definitivamente la popolazione di Oaxaca?
Dopo tanta repressione, due settimane fa si è realizzata una nuova marcia a cui ha partecipato una quantità enorme di gente. Ora la APPO contatterà settori che non si erano ancora avvicinati a questa lotta affinché si integrino. La gente ha capito che solo con la propria organizzazione potranno ottenere risposte alle loro richieste.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Ass. Italia-Nicaragua gtrucchi@itanica.org )

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