Latina

Nicaragua - Boicottata discussione sulla Legge Generale delle Acque Nazionali

Intervista con la deputata Mónica Baltodano
27 marzo 2007
Giorgio Trucchi

Mónica Baltodano

La Giunta Direttiva della Asamblea Nacional aveva confermato nei giorni scorsi che il 22 marzo, Giornata Mondiale dell'Acqua, si sarebbe finalmente approvata la Legge Generale delle Acque Nazionali.
In modo inatteso, alcuni membri della Giunta Direttiva che fanno parte del Partido Liberal Constitucionalista (PLC) e della Alianza Liberal Nicaraguense (ALN), hanno strategicamente fatto mancare il quorum di legge. La sessione parlamentare è stata quindi sospesa e la discussione sulla nuova legge che, nonostante molte imperfezioni ripetutamente denunciate dalle organizzazioni della società civile, avrebbe regolato uno dei settori più sfruttati del paese, è stata rinviata a data da destinarsi.

La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato con la deputata Mónica Baltodano sugli avvenimenti che hanno impedito l'approvazione di questa legge, così urgente e vitale per il paese.

- Nei giorni scorsi era già stata annunciata l'approvazione della Legge Generale delle Acque Nazionali. Che cosa è successo ieri nella Asamblea Nacional?
- Il problema è che una parte dei deputati del PLC e della ALN stanno ragionando come finqueros e come latifondisti, che utilizzano l'acqua per l'irrigazione senza che nessuno abbia mai regolato l'uso di questa importante risorsa. Si tratta di alcuni deputati e non delle organizzazioni agricole in generale. Ci siamo, ad esempio, già riuniti con le organizzazioni dei produttori ed abbiamo illustrato loro la positività di questa legge e come il loro futuro dipenda anche da come proteggeremo e regoleremo il tema dell'acqua.
Questi deputati hanno boicottato la discussione sulla legge ed hanno fatto mancare il quorum nella Giunta Direttiva, riuscendo così a far sospendere la sessione. Era già successo lo scorso anno, quando avevano paralizzato la discussione dopo aver approvato i primi 45 articoli della legge.

- Questa legge ha ricevuto molte critiche da parte della società civile. Che cosa ne pensa?
- È chiaro che non è una legge perfetta e che ha grandi deficienze. Stiamo ereditando un processo durante il quale sono già stati approvati i primi 45 articoli e per esempio, gli articoli 3 e 4 si prestano ad un utilizzo che può diventare ambiguo. Da una parte segnalano che non si può privatizzare, ma dall'altra favoriscono le concessioni che permetterebbero la gestione privata delle risorse idriche. Tuttavia, nella Commissione Ambientale siamo riusciti a creare consenso tra i membri dei vari partiti ed inserire nuovi articoli che permetteranno di diminuire il margine di manovra della futura Autorità dell'Acqua, in relazione all'autorizzazione delle concessioni.
Stiamo inoltre introducendo un articolo secondo il quale lo Stato dovrà partecipare direttamente agli investimenti che riguardano l'utilizzo delle risorse idriche nazionali. Questa non è certamente la legge che io vorrei, perché secondo la mia opinione dovrebbe proibire qualsiasi forma di privatizzazione delle risorse idriche, ma essendo già stata approvata in parte, quello che vogliamo fare è almeno limitare i danni.

- Insieme al deputato del FSLN, Sadrach Zeledón, avete presentato alcune mozioni alla legge.
Quali sono i contenuti di queste mozioni?
- Rispetto ai poteri della futura Autorità Nazionale dell'Acqua stiamo stabilendo che, quando si tratti di concessioni di carattere strategico, che implichino l'uso multiplo dell'acqua e che siano concessioni di impatto nazionale, debbano essere approvate attraverso leggi specifiche votate dalla Asamblea Nacional.
In questo modo si vuole restringere l'estrema libertà che la legge prevedeva sulle concessioni e con questo meccanismo riusciremo a limitarne gli effetti. Inoltre, stiamo proponendo un articolo per impedire che si creino monopoli che controllino lo sfruttamento delle risorse idriche. Stiamo anche stabilendo che, quando si tratti di produzione idroelettrica, lo Stato debba mantenere la maggioranza azionaria con almeno il 51 per cento. Sono tutte misure per garantire che le multinazionali non si impadroniscano dell'utilizzo delle acque nel nostro paese.

- Un altro problema che si vive in Nicaragua è la mancanza quasi totale di "produzione di acqua" e questo crea grandi problemi per il futuro…
- Su proposta delle organizzazioni della società civile, abbiamo incluso un capitolo completo relazionato alla produzione di acqua. La legge non contemplava nessun articolo che obbligasse i grandi consumatori di acqua a proteggere le falde acquifere ed a reiniettare acqua, con meccanismi che esistono e che si usano in molti paesi. Su questo punto c'è stato il consenso di tutta la Commissione Ambientale del Parlamento.
Non è una legge perfetta e lo sappiamo, ma ora è molto meglio di quella che era stata presentata, ma soprattutto è urgente che venga approvata perché quello che esiste ora è la legge della jungla, l'anarchia totale.
I produttori continuano a credere che se un fiume passa per loro proprietà è loro o che le acque del sottosuolo siano loro. È una legge che finalmente stabilisce che le acque sono nazionali e che deve esserci una norma specifica che regoli il loro utilizzo e sfruttamento e questo oltre a stabilire il divieto assoluto di privatizzare il servizio di acqua potabile.

- Esiste già un consenso tra i deputati per approvare queste mozioni?
- C'è stato consenso a livello della Commissione Ambientale ed ora dobbiamo risolvere alcuni conflitti che si sono creati.
Il primo riguarda l'art. 9 e il calcolo dei metri di terreno che fanno parte del bagnasciuga e che quindi non possono essere privatizzati. Il secondo è il tema molto delicato dei canoni che i produttori dovranno pagare per l'uso dell'acqua per irrigare i loro campi, perché fino ad oggi non hanno mai pagato niente. È stato ampiamente dimostrato che le dighe e l'irrigazione agricola stanno prosciugando le risorse idriche del paese e quindi sono elementi che devono essere regolati. Fino a che non definiremo dei canoni per l'utilizzo dell'acqua, i produttori continueranno a credere che possono sfruttare le risorse idriche come vogliono e senza l'obbligo di investire parte delle loro utilità per produrre acqua e rigenerare le falde acquifere.

- Le organizzazioni della società civile sono molto preoccupate per l'articolo 4, già approvato lo scorso anno e che potrebbe aprire le porte alle privatizzazioni. Esiste ancora un margine legale per cambiare questo articolo?
- L'unico strumento sarebbe il veto presidenziale. Stiamo chiedendo al Ministero dell'Ambiente (MARENA) ed alla Empresa Nicaraguense de Acueductos y Alcantarillados (ENACAL) di promuovere una richiesta al presidente affinché veti questo articolo e poter così riformare la legge ed eliminare l'ambiguità che esiste nell'articolo 4. Questo chiaramente presuppone una volontà politica del presidente.

- Le pressioni per non approvare la legge sono venute solo dai deputati liberali o anche dalle multinazionali presenti nel paese?
- Per il momento abbiamo sentito solo la pressione interna al Parlamento.


© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Ass. Italia-Nicaragua gtrucchi@itanica.org )

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