Pronta la scomunica
L'ira di Joseph Ratzinger è caduta come una folgore su Asuncion alla fine di dicembre. Con la stessa severità in cui negli anni 80 castigò il teologo della liberazione brasiliano Fernando Boff, il papa - che visiterà il Sudamerica in maggio - ha rifiutato la rinuncia di monsignor Lugo alla carica di vescovo, cosa che implica impedirgli di candidarsi alla presidenza, e attraverso il cardinale Giovanni Battista Re lo ha avvertito che può essere scomunicato.
- Lei è il nuovo Boff della chiesa latinoamericana?
- Non proprio. Ho una sospensione canonica che in qualche modo mi toglie il mio ministero, che è ciò che io avevo sollecitato. E l'ho fatto perché in Paraguay la legge proibisce di candidarsi ai ministri di qualsiasi religione.
- Come giudica il papa?
- Credo che Ratzinger non sia più quello della Teologia della fede, oggi il pontefice deve accentuare il proprio carattere di pastore universale.
- Si considera un religioso della teologia della liberazione?
- Sì, credo che sia stata l'ispirazione più grande della mia formazione. E' stato l'aiuto scientifico e intellettuale fondamentale delle mie scelte. Credo che la teologia della liberazione e le comunità ecclesiastiche siano strumenti di avvicinamento al popolo e determinano un tipo di prete vicino alla vita di ogni giorno, che non soffre un divorzio tra fede e vita.
- Che cosa le ha lasciato la sua visita in Chiapas?
Ho avuto la fortuna di stare in Chiapas con tatic (padre, ndt) Samuel Ruiz nel 1995. Quel viaggio mi ha dato una nuova prospettiva della ricchezza interculturale che arriva alla chiesa quando si fa indigena. Credo che il grande sforzo di Samuel abbia lasciato il segno dimostrando che nella vita di questa gente c'è Cristo incarnato, il Cristo salvatore, liberatore.
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