Nicaragua - Il difficile cammino delle riforme
Proteste, scioperi e molta confusione nel settore Istruzione
19 aprile 2007
Giorgio Trucchi
Il progetto del presidente Daniel Ortega di far rispettare il principio costituzionale della gratuità dell'istruzione e di eliminare l'analfabetismo in Nicaragua, è stato uno dei temi fondamentali della sua campagna elettorale.
Il compito è stato affidato al docente universitario Miguel De Castilla, primo tra i ministri a ricevere l'incarico governativo.
Il giorno successivo all'insediamento del nuovo presidente, De Castilla aveva immediatamente convocato i mezzi di comunicazione per far conoscere una serie di decreti con i quali il Ministero dell'Istruzione (Mined) abrogava il principio dell'Autonomia scolastica, vietando ai direttori degli istituti scolastici qualsiasi richiesta di pagamento alle famiglie per l'iscrizione dei propri figli, per arrotondare gli scarni salari dei maestri o per acquistare il materiale necessario per lo svolgimento delle lezioni e la manutenzione delle scuole.
Secondo il nuovo ministro, l'Autonomia era uno strumento utilizzato dai governi neoliberisti degli ultimi 16 anni per una progressiva privatizzazione dell'istruzione e per trasformarla in un'attività commerciale.
Secondo i suoi piani, questa misura avrebbe portato ad un aumento sostanziale delle iscrizioni, ad un miglioramento della qualità dell'istruzione e sarebbe stata accompagnata da un progressivo lavoro di aggiornamento e formazione dei maestri, molti di essi ancora empirici od in possesso solo di un diploma di scuola superiore.
Il Mined ha inoltre firmato un accordo con la Asociación de Educación Popular "Carlos Fonseca Amador" (Aepcfa), per approfondire il lavoro di alfabetizzazione in tutto il paese e con l'obiettivo di dichiarare il Nicaragua libero dall'analfabetismo nel 2009.
Un progetto sicuramente non facile, tenendo conto delle poche risorse economiche a disposizione e delle enormi resistenze che una trasformazione così radicale avrebbe provocato in un ambiente abituato da anni a sopravvivere e molto spesso, a lucrare su un modello strutturato da quasi due decenni.
Confusione e corruzione
Se da una parte le aule si sono riempite fino all'inverosimile di alunni, obbligando il Mined ad acquistare centinaia di tendoni per ospitare le classi in attesa delle opere di costruzione o ristrutturazione di scuole fatiscenti o completamente inagibili, i dati del ministero riportavano un numero di iscrizioni inferiori al 2006.
Questa situazione ha messo in evidenza uno dei tanti casi di corruzione e falsificazione di dati della vecchia amministrazione che, ricevendo fondi dal ministero in base al numero di alunni, avrebbe gonfiato i numeri degli iscritti per aver accesso a maggiori quantità di fondi. Buona parte di questi fondi, a cui si aggiungevano gli apporti economici delle famiglie, venivano poi versati su conti correnti intestati a figure legate agli istituti scolastici, sfuggendo così a qualsiasi controllo da parte del ministero. Un vero e proprio commercio dell'istruzione che aveva fatto fiorire una serie di figure amministrative che venivano pagate con fondi governativi senza svolgere nessun tipo di funzione scolastica.
L'intervento della nuova amministrazione ha quindi intaccato interessi personali, economici e di potere, ma anche i fili che reggevano una sottile e delicata economia famigliare di sussistenza che permetteva a centinaia, se non migliaia, di persone di sopravvivere in un paese dove più del 70 per cento delle persone continua a sopravvivere con meno di 2 dollari al giorno.
Rompere in modo deciso questo sistema ha sicuramente impedito a molti direttori, funzionari, delegati dipartimentali del ministero e pseudo sindacati filo governativi, di continuare ad approfittare delle risorse statali e di trasformare l'istruzione in semplice commercio, ma ha anche riportato traumaticamente a galla gli enormi limiti di risorse disponibili per questo settore, senza però offrire in cambio una risposta concreta ai bisogni delle migliaia di maestri e maestre che sopravvivono con meno di 100 dollari al mese.
Lo scontro tra un'Istruzione ideale e la dura realtà di un paese impoverito da sedici anni di saccheggio, ha iniziato a minare l'immagine del nuovo corso fatto di classi con 50 o 60 alunni, di scuole dove la proibizione di chiedere apporti economici alle famiglie faceva mancare il minimo indispensabile per un normale svolgimento delle lezioni in un ambiente sano e pulito.
E gli aumenti promessi?
Pur riconoscendo la buona volontà del nuovo governo e del ministro De Castilla, è innegabile che l'occasione di creare il caos per quei settori che con il nuovo corso hanno visto crollare la loro fonte di guadagni, molto spesso di dubbia legalità o moralità, è stata servita su un piatto d'argento.
La delicata situazione economica e lavorativa dei maestri ha fatto sì che la lotta per l'aumento salariale fosse da sempre la prima tra le più importanti rivendicazioni sindacali del settore istruzione.
A questo bisogna aggiungere che se nel passato la Asociación Nacional de Educadores de Nicaragua (ANDEN) aveva rappresentato la vera e unica opposizione alle politiche del Ministero dell'Istruzione, attualmente quest'importante e maggioritaria organizzazione sindacale ha mantenuto un atteggiamento accondiscendente nei confronti delle nuove autorità, alle quali è indubbiamente legata da vincoli politici e di partito (FSLN).
In questo modo, ha lasciato ampio spazio di azione ai piccoli ed a volte insignificanti sindacati (circa una ventina), un tempo filo governativi, i quali hanno astutamente approfittato della situazione facendo leva sui bisogni reali dei maestri.
È stato quindi molto facile per questi pseudo sindacati, riuniti nella Union Sindical Magisterial (USM), trovare un sufficiente numero di lavoratori e lavoratrici disposti a protestare contro la malaugurata decisione del governo Ortega di mantenere praticamente inalterato il budget, già presentato dal governo Bolaños, da destinare all'istruzione per l'anno 2007.
La confusione è poi aumentata quando il nuovo ministro non ha avuto la lungimiranza di spiegare esattamente il contenuto di questi aumenti (comunque molto limitati: da un minimo di 17 dollari a un massimo di 30 in base al curriculum di studi dei maestri) ed il perché non fossero retroattivi.
Sicuramente troppo poco per un governo che ha più volte proclamato la sua intenzione di investire sull'istruzione e la sanità e che invece, ha scelto di rispettare il pagamento del Debito Pubblico (circa 100 milioni di dollari che verranno versati ai banchieri nazionali per il caso delle banche fallite tra il 1999 e il 2000) e di destinare a questi settori una quantità sicuramente inferiore alle aspettative e a quanto promesso durante la campagna elettorale.
La protesta
Gli scioperi sono iniziati in alcuni istituti di Managua e si sono estesi in tutto il paese, senza però toccare mai cifre molto rilevanti e questo grazie alla poca capacità di mobilitazione dei sindacati della Union Sindical Magisterial e al lavoro svolto da ANDEN che, molte volte con difficoltà, ha convinto i propri affiliati a non cadere nella trappola dei sindacati della USM. Una scelta certamente non facile, dibattuti tra la lotta quotidiana per la sopravvivenza e il senso d'appartenenza a una organizzazione sindacale, ora spiccatamente filo governativa.
Nonostante questo, la particolare enfasi posta dalla stampa antigovernativa, il "muro contro muro" iniziato dal ministro che ha portato al licenziamento dei direttori di cinque istituti della capitale, la minaccia del Ministero del Lavoro di dichiarare illegale lo sciopero e un'iniziale assenza di ANDEN, il conflitto ha avuto una grande risonanza in tutto il paese.
A questo si sono aggiunti spiacevoli episodi, frutto probabilmente di una situazione sfuggita al controllo del ministro, che hanno visto conosciuti agitatori legati al FSLN capeggiare bande di pseudo studenti incappucciati, occupare con la forza una scuola di Managua e permanere asserragliati fino a nuovo ordine.
Situazione come queste non apportano certamente al progetto di sviluppo che il nuovo governo ha in mente per il settore istruzione.
Di fronte al caos mediatico che si è creato nel paese ed ai bisogni reali del settore magistrale, pur se manipolati dalla Union Sindical Magisterial, il ministro De Castilla e il segretario generale di ANDEN hanno annunciato la proposta di una riforma al Bilancio della Repubblica per concedere nuovi aumenti salariali ai maestri.
Tale richiesta è stata assecondata dalla maggior parte dei deputati della Asamblea Nacional ed ha coinciso con quella fatta alcune settimane fa dai settori in protesta. Nonostante continuino le proteste e gli scioperi, ci si aspetta che questa proposta riporti a breve termine un po' di calma.
Quello che da più parti ci si chiede ora è perché il governo abbia permesso che le cose sfuggissero di mano ed è sempre più forte l'impressione che, dietro ai proclami e alla buona volontà, non esista una vera strategia a livello governativo e ministeriale. Un strategia che sappia programmare i passi necessari per un reale cambiamento del settore.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Ass. Italia-Nicaragua gtrucchi@itanica.org )
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