La libertà di espressione al tempo di Bruno Vespa, Simona Ventura e RCTV
Rispetto al trasferito sul cavo e sul satellite del canale venezuelano RCTV
siamo di fronte ad una duplice campagna, di disinformazione e di negazione
di un dibattito che sarebbe vitale anche in Italia. E' possibile che gli
stessi che approvarono la legge che trasferiva Rete4 sul satellite, oggi
utilizzano gli stessi argomenti di Emilio Fede (che a parole disprezzano)
per attaccare il governo venezuelano?
Vi hanno detto che Marcelo Granier (il padrone della ferriera RCTV), ha in
passato più volte dichiarato di proibire ai suoi figli di vedere la stessa
RCTV? I vostri media hanno scritto o vi hanno nascosto che negli ultimi tre
anni RCTV ha quotidianamente violato la legge di responsabilità civile dei
media che limitava pornografia e violenza? E' forse RCTV al di sopra della
legge?
E' possibile che una mozione presentata dalle destre al Parlamento Europeo,
che ha avuto il voto a favore di appena 43 parlamentari europei su 800 in
un'aula deserta, venga spacciata per "una censura del Parlamento Europeo
contro Chávez"? E' possibile edulcorare un colpo di stato come quello
dell'11 aprile 2002 a Caracas, ribattezzandolo "tentata sollevazione
popolare"? Lo fa il GR3 delle 8.45 di stamane 27 maggio. Il GR3 è quello
stesso media che paragonò Salvador Allende ad Adolf Hitler. E' libertà
d'espressione pure questa?
In quale paese al mondo è possibile fare costantemente campagna per il
rovesciamento VIOLENTO del proprio governo, essere pagati da un paese
straniero (vedi documenti Golinger) per farlo e spacciare ciò come libertà
di espressione? Cosa succederebbe se in Italia, quella stessa Italia dove
non si può trasmettere un documentario della BBC, Canale5 o Rai2 incitassero
quotidianamente all'eversione? E' possibile che i giornalisti italiani siano
così ignoranti o così malintenzionati da considerare "eversione" e
"opposizione" come sinonimi?
In Venezuela negli ultimi due anni sono nate più di 300 radio comunitarie di
ogni tendenza politica e religiosa. In Venezuela, nell'ultima campagna
elettorale, l'80% dei media era ancora controllato dall'opposizione. I media
italiani, nel trattare il caso RCTV, hanno preferito non solo omettere
questi dati ma mentire ai propri lettori arrivando a sostenere che RCTV
fosse l'unico media rimasto all'opposizione. E Globovision? E Televen? E
Venevision? E tutti i canali locali? E i grandi quotidiani, El Universal, El
Nacional, tutti strenuamente all'opposizione? E "Tal cual" di Teodoro
Petkoff? Che giornalismo è quello che omette del tutto di verificare i dati
e sposa solo la posizione più conveniente?
Cerchiamo di essere intellettualmente onesti. La TV commerciale è oramai
così importante nelle nostre società da essere intoccabile e non governabile
in nessun modo da organismi democraticamente eletti? La TV è al di sopra
della democrazia?
Giova ricordare che la programmazione delle TV commerciali è decisa dal
potere supremo degli azionisti e degli sponsor che decidono cosa dobbiamo
sapere e cosa dobbiamo pensare. Tutto questo non ha nulla a che vedere con
la libertà di espressione. Nonostante il "pensiero unico" neoliberale
pretenda che perfino l'acqua che beviamo sia una merce, sempre più persone
sono convinte che così non possa essere. E quindi che anche quel che
dobbiamo sapere e pensare non sia una merce sulla quale fare profitti.
E' semmai il "pensiero unico" a violare la libertà di espressione. Magari
senza proibirlo, ma riducendolo ad una nicchia di mercato. Come a Caracas
l'11 d'aprile 2002, quando il 100% dei canali commerciali fu parte organiza
del colpo di stato. Ma proprio quel giorno una minuscola TV di quartiere di
una delle peggiori favelas di Caracas, CatiaTV, diede una lezione al mondo,
chiamando i venezuelani a non arrendersi al colpo di stato e affermando che
"un'altra comunicazione è possibile".
Il caso RCTV non riguarda solo il Venezuela, riguarda l'Italia e il mondo.
Se la libertà di espressione è solo quella dei Bruno Vespa e dei Marcelo
Granier di dominare il mercato ed essere intoccabili, se la libertà di
espressione è solo quella degli sponsor che stabiliscono chi e cosa va in
onda e chi e cosa non conviene che ci vada, va denunciato che siamo di
fronte ad una concezione oligarchica ed antidemocratica della libertà di
espressione stessa. A parole si appella a questa, ma solo per monopolizzarla
e negare tutte le altre libertà di espressione, a partire da quella di chi
non ha voce.
Criticano la TV spazzatura, criticano la TV diseducativa fatta di sesso e
violenza, sostengono che reality show e simili producono guasti gravissimi
sulla società. Ma sarebbero disposti a morire per difendere il diritto di
Simona Ventura a condurre l'Isola dei Famosi.
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