Nicaragua - Semi d'identità
In difesa della biodiversità e della sovranità alimentare
31 maggio 2007
Giorgio Trucchi
Rendere visibili e sottolineare l'importanza dei semi autoctoni e tradizionali (semillas criollas), riscattare e valorizzare l'enorme biodiversità esistente nel continente latinoamericano, sono alcuni dei principali obiettivi della Campagna "Semi d'Identità - In difesa della Biodiversità e della Sovranità Alimentare", che varie organizzazioni sociali stanno lanciando contemporaneamente in Nicaragua, Ecuador e Colombia.
In Nicaragua, la campagna verrà sviluppata da Swissaid Nicaragua con la partecipazione del Grupo de Promoción de la Agricultura Ecológica (Red GPAE), Grupo de Interés sobre Soberanía y Seguridad Alimentaria y Nutricional (GISSAN), la Red Nacional del Programa de Campesino a Campesino (Red PCaC) e la Alianza de Protección a la Biodiversidad Capítulo Nicaragua.
Secondo Lucía Aguirre, rappresentante di Swissaid Nicaragua, "questa campagna promuove iniziative, conoscenze e tecnologie di sviluppo locale, basate sulla gestione della biodiversità e lo scambio di conoscenze tradizionali che possano resistere al monopolio, la dipendenza e l'alienazione delle semillas criollas.
I semi - ha continuato Aguirre - sono la nostra identità ed il nostro futuro. Le comunità indigene ed afrodiscendenti dell'America Latina sono state per generazioni le guardiane dei semi.
Queste comunità hanno conservato le conoscenze ed i metodi produttivi, contribuendo in questo modo a preservare la diversità biologica e culturale esistente. È grazie a ciò che possiamo ancora disporre di centinaia di varietà di semillas criollas che generano i prodotti che attualmente sostentano l'agricoltura e l'alimentazione a livello mondiale. Oltre ad essere la base della nostra vita, cultura ed identità - ha sostenuto la rappresentante di Swissaid -, ci permettono di produrre e consumare una grande varietà di alimenti sani, che sono il fondamento dell'agricoltura ecologica e che garantiscono la sostenibilità degli ecosistemi e la sovranità alimentare", ha concluso.
In Nicaragua, il Programma Campesino a Campesino (PCaC) ha realizzato una ricerca sui semi tradizionali in 34 dei 153 municipi che esistono nel paese. Sono state identificate 114 varietà di mais, 121 di fagioli, 18 di leguminose commestibili, 24 varietà di sorgo e 8 di riso, dando in questo modo un'idea dell'enorme biodiversità esistente nel paese.
Secondo Jorge Irán Vásquez, del Programma CaC, "si tratta di un risultato preliminare che ha coinvolto 144 comunità ed in cui le famiglie contadine hanno sviluppato un lavoro per conoscere la dimensione della nostra biodiversità. I risultati, oltre a darci cifre, ci hanno anche permesso di capire le conoscenze di queste comunità e come venivano utilizzate queste grandi varietà di semi. Tutto ciò - ha continuato Vásquez - ha iniziato a generare un sentimento di difesa nei confronti di questa grande varietà ed abbiamo iniziato, in modo organizzato, a discutere un progetto per il riscatto, la conservazione ed il miglioramento delle semillas criollas.
Questo sforzo organizzato ha originato un processo di scambio, non solamente di semi, ma anche di esperienze, conoscenze e metodi, fino ad arrivare alla creazione di vere e proprie Banche comunitarie di semi. Attualmente abbiamo già 70 banche di semi che non servono solo a garantire la conservazione di queste varietà, ma anche a facilitare i semi in epoche di crisi, come carestie, siccità o alluvioni".
Oltre al lavoro per il riscatto dei semi nativi, per la loro preservazione, miglioramento e anche la preservazione del patrimonio genetico, la campagna si propone di sensibilizzare la popolazione nicaraguense ed incidere sulle autorità ed istituzioni, affinché si promuovano misure concrete a favore della sovranità e sicurezza alimentare e nutrizionale e dell'agricoltura sostenibile, con le risorse che già sono presenti nel paese.
Altri aspetti hanno a che vedere con la sensibilizzazione dei produttori e dei consumatori rispetto alle minacce economiche, culturali e sociali che potrebbero generare i modelli produttivi implementati dalle compagnie multinazionali, che attentano contro l'economia contadina e la biodiversità.
Lucía Aguirre ha ricordato come, nelle ultime decadi, le risorse genetiche e specialmente la biodiversità esistente nei nostri territori, abbiano acquisito un grande valore economico e strategico per l'industria biotecnologica, costituita dalle multinazionali farmaceutiche, dei semi, pesticidi ed alimenti.
La privatizzazione dei semi - ha chiarito Aguirre - si realizza mediante l'applicazione della proprietà intellettuale e queste risorse e conoscenze sono ottenute attraverso la biopirateria, cioè il furto delle risorse genetiche presenti nelle nostre comunità, con l'obiettivo di brevettarle e dare loro un padrone.
A questo bisogna aggiungere che le politiche agricole ed ambientali dei nostri paesi sono state basate sulla privatizzazione, monopolizzazione e l'esportazione irrazionale delle risorse naturali".
Un'altra minaccia indicata dagli organizzatori di questa campagna è la possibile entrata di semi transgenici prodotti dalle compagnie multinazionali. Essi rappresentano un pericolo in quanto si tratta di semi manipolati geneticamente e la cui vendita viene sempre accompagnata dalla presenza di pesticidi venduti dalle compagnie stesse.
Inoltre, colpiscono direttamente l'economia contadina, in quanto gli agricoltori dovranno pagare dei diritti di proprietà per poterne farne uso, aumentando in questo modo i costi di produzione e creando maggiore povertà. Nonostante in Nicaragua sia proibita la coltivazione con semi transgenici, in molte occasioni è stata scoperta la presenza di varietà transgeniche negli aiuti alimentari del PMA e più recentemente, in una gran varietà di marche di riso vendute in tutto il territorio nazionale.
Secondo quanto riportato da Julio Sánchez, membro della Alianza de Protección a la Biodiversidad "se il governo vuole davvero mettere in pratica ciò che dice nel suo programma, non deve permettere l'entrata di imprese multinazionali che installino un monopolio dei semi. Si deve inoltre applicare il Protocollo di Cartagena, che regola il commercio dei prodotti transgenici che provengono dall'estero. Questo protocollo è stato ratificato dal Nicaragua e si è quindi convertito in una legge nazionale che obbliga a creare le normative nazionali che si adattino a quello che richiede il paese. È strano che alcuni funzionari del governo non lo vogliano riconoscere come tale e che non si stiano effettuando i controlli alle frontiere per vigilare l'eventuale entrata di varietà di semi transgenici", ha concluso Sanchez.
Per poter regolamentare questo settore, sono stati presentati alla Asamblea Nacional alcuni progetti di legge, tra cui la Legge per la Prevenzione dei Rischi Provenienti dagli OGM, la Legge di Conservazione ed Utilizzo Sostenibile della Diversità Biologica e la Legge di Sovranità e Sicurezza Alimentare e Nutrizionale.
Verso la fine dell'attività, Lucía Aguirre ha ricordato che "di fronte a questi modelli economici, i contadini organizzati hanno sviluppato proposte produttive basate sull'agricoltura sostenibile e non dipendente. È molto importante che i governi nazionali e le amministrazioni locali riconoscano il ruolo che i popoli hanno nel miglioramento e la conservazione del patrimonio genetico delle semillas criollas. Questi semi e le conoscenze tradizionali - ha concluso Aguirre - sono patrimoni collettivi ed elementi fondamentali per la sicurezza e la sovranità alimentare delle comunità e non possono essere privatizzati. La difesa del seme è legata alla difesa della vita, della terra, dei territori e della cultura contadina, indigena ed afrodiscendente".
È per questo motivo che la campagna chiede alle istituzioni di promuovere la produzione nazionale di semillas criollas attraverso politiche di incentivi e di riconoscere la produzione artigianale di questi semi, includendoli nei programmi governativi e municipali. Rifiuta, inoltre, le politiche pubbliche e le leggi che attentano contro i semi tradizionali, la biodiversità ed il loro uso da parte degli agricoltori a livello nazionale ed internazionale.
Articoli correlati
- Il Premio Nobel per l'Agricoltura conferito ad una azienda produttrice di pesticidi e sementi OGM
Monsanto: un'azienda per un'agricoltura sostenibile
La famosa multinazionale Monsanto ha ricevuto il World Food Prize, il premio Nobel del cibo, nonostante in varie parti del mondo stia montando, da mesi, la protesta contro la diffusione delle sementi OGM e l'uso incontrollato di pesticidi e altri prodotti agrochimici, di cui la stessa azienda fa largo uso14 dicembre 2013 - Beatrice Ruscio Nicaragua: Allarme Transgenico
Scoperti nuovamente OGM negli aiuti alimentari del PAM30 settembre 2006 - Giorgio Trucchi
Sociale.network