Ecuador - Lettera al presidente
Signor Economista
Rafael Correa Delgado
Presidente Costituzionale della Repubblica dell’Ecuador
Quito-Ecuador
Signor Presidente:
La storia millenaria della nostra nazione ci guarda. Gli ultimi 5 secoli e i giorni che viviamo sono dominati dallo spoglio e dal saccheggio. L’estensione territoriale continentale così come si disegnava, dall’Oceano Pacifico sino all’Atlantico, nella legislazione occidentale e mondiale dell’epoca, ci è stata ridotta, fino al punto che attualmente siamo stati costretti ad essere la Repubblica più piccola del Sud America, ma, non contenti, oggi si pretende di sottrarci più di 1 milione di chilometri quadrati di territorio nazionale.
La quinta regione geografica ecuadoregna, come la chiamò l’ambasciatore Alfredo Luna Tobar, il mare territoriale del nostro paese, è quattro volte superiore al territorio continentale, con una dimensione attuale di 1.095.445 km², ma, se si dovesse sottoscrivere il trattato CONVEMAR, solamente con questa firma, l’Ecuador perderebbe la propria sovranità su 1.029.718 km² e si vedrebbe ridotta a meno di 65.727 km². Questo è il risultato della rinuncia ai nostri diritti legali e legittimi su 200 miglia di mare e deriva dalla decisione di subordinarci a uno strumento internazionale disegnato, tra molti obiettivi, anche per togliere alla nostra nazione il suo mare geologico e storico, con le sue ricchezze, tra cui il diritto inalienabile della nostra nazione alla sopravvivenza.
In questo senso, si è preteso vendere l’idea che la figura giuridica della Zona Economica Esclusiva è equivalente quasi totalmente al concetto di mare territoriale e che, di conseguenza, sottoscrivendo il CONVEMAR, l’Ecuador avrebbe 12 miglia di mare territoriale e 188 di Zona Economica Esclusiva. Come è ovvio, signor Presidente, il cambio di parole non è gratuito, ma rivela l’astuzia della diplomazia coloniale per obbligarci a rinunciare ai nostri diritti legittimi.
Ho affermato che il nostro mare si ridurrebbe a meno di 65.727 km² perchè l’articolo 121 dell’UNCLOS (Convenzione delle Nazioni Unite sulle Leggi del Mare), stabilisce espressamente che nelle isole e negli atolli non possono esservi edifici per uso umano né vita economica autonoma e che per questo non sono soggetti di diritto.
L’estensione del mare territoriale delle Isole Galapagos è attualmente di 857.445 km², con la firma del trattato CONVEMAR l’Ecuador lo perderebbe quasi totalmente, vedendosi di fatto minacciata la sovranità territoriale sull’arcipelago. Sovranità che ci corrisponde non solamente per ragioni storiche, sociali e politiche, ma anche per cause geologiche chiare, visto che questo arcipelago è una continuazione della struttura geologica del territorio continentale della nazione, alla quale sta intrinsecamente unito attraverso la mal chiamata Cordigliera sottomarina di Carnegie, che sarebbe meglio chiamare Cordigliera di Manta.
Originalmente il nostro mare territoriale non subiva nessuna interruzione tra la riviera continentale e l’Oceano Pacifico e le isole Galapagos. Per questa ragione, nel momento in cui nacque la Repubblica dell’Ecuador intorno al 1830, si dichiarò ufficialmente la sovranità della nostra nazione sulle isole. Al sottoscrivere i Trattati del Sud Pacifico del 1952 e 1954, secondo le leggi internazionali allora vigenti, senza pregiudicare il diritto di nessun paese, l’Ecuador adottò 200 miglia di mare territoriale continentale e insulare. Tale decisione non fu né unilaterale né abusiva, ma anzi comportò la perdita di 100 miglia, per quanto la distanza tra uno e l’altro sia di 500 miglia.
La fonte del diritto è l’usanza, questo è il principio basilare e generale del diritto universale, che sostiene tutta la struttura giuridica delle società, delle nazioni e delle relazioni internazionali. Abbiamo vissuto nelle acque del nostro mare per centinaia e migliaia di anni. Per parlare solamente di diritto, per più di 170 anni della Seconda Repubblica, per parlare solo di questo periodo storico, abbiamo esercitato la sovranità sul nostro mare territoriale.
Per questa ragione non esiste alcun sostegno giuridico perchè l’Ecuador rinunci volontariamente e gratuitamente all’esercizio della propria sovranità territoriale su 200 miglia di mare e si sottometta al trattato CONVEMAR, il cui principale obiettivo è la transnazionalizzazione e privatizzazione dei mari del pianeta, pregiudicando i diritti legittimi delle nazioni e dei popoli.
L’Ecuador è il paese del Sud America con la più alta densità demografica in rapporto alla superficie, l’aspettativa di vita della nostra popolazione va indissolubilmente unita al presente e al futuro del nostro mare territoriale. Per il nostro popolo e la nostra nazione il mare territoriale è una questione di vita o di morte.
Per questa stessa ragione il Presidente José María Velasco Ibarra, è stato protagonista della denominata “guerra del tonno”, sfidando gli abusi delle imbarcazioni statunitensi, scrivendo gloriose pagine nella storia del nostro mare territoriale, che costituiscono un imperituro esempio per il diritto internazionale e per le nazioni oppresse del mondo.
Ho ascoltato coloro che hanno affermato che siamo l’unico paese che pretende il dominio di 200 miglia di mare. Ignorano che il CONVEMAR è stato strutturato in funzione degli interessi dell’egemonia globale delle potenze mondiali, per le quali i nostri paesi devono essere condannati per l’eternità al ruolo di nazioni schiave, perdendo il diritto alla sovranità e all’autodeterminazione.
Mentre l’Ecuador deve rinunciare alla sovranità su 200 miglia di mare, nel territorio oceanico più ricco del pianeta per quel che riguarda le risorse genetiche, biologiche e geologiche, il Regno Unito sarà premiato con una piena sovranità su 200 miglia riconosciute incluso come Piattaforma Continentale, concetto che implicitamente contiene, come è ovvio, il concetto di sovranità territoriale e non solamente nell’isola della Gran Bretagna, che non è un continente, ma incluso nel continente australiano.
Non voglio soffermarmi, signor Presidente, su ognuno degli articoli e su tutte le conseguenze fatali che implicherebbe la firma del CONVEMAR per la nostra nazione, ma credo che considerata la sua lucida intelligenza, gli argomenti che ho esposto precedentemente siano ampiamente sufficienti.
Vorrei però aggiungere un ultimo punto. Vi è chi sostiene che la Zona Economica Esclusiva garantisce tutti i nostri diritti sulle risorse economiche, ma è ovvio che i nostri diritti non saranno tutelati dall’esercizio della nostra sovranità territoriale marittima, ma dal CONVEMAR, che tra i tanti aspetti permette l’acceso di imbarcazioni straniere per catturare la porzione di pesca che lo Stato costiero non può pescare.
Se nelle attuali condizioni abbiamo sofferto l’affondamento di numerose imbarcazioni, è pertinente chiederci: che capiterà quando l’Ecuador rinunci alla propria sovranità marittima? E inoltre le forti pressioni che il governo sta sopportando sono per la pretesa di sfruttare le ricchissime riserve dei nodi di manganese e di altri metalli straordinariamente importanti che esistono nel Pacifico.
I cosiddetti vantaggi della sottoscrizione del CONVEMAR, esposte nella pagina web della Commissione Nazionale del Diritto del Mare, mi hanno ricordato con dolore le cronache degli scambi dell’oro per degli specchi.
Ho letto la pagina A2 dell’edizione di martedì 22 maggio 2007 del quotidiano EL TIEMPO, di Cuenca, dichiarazioni attribuite a voi, e che trascrivo testualmente:
“Manifestò che la sovranità nazionale non è negoziabile e che la sovranità marittima è irrinunciabile, e sottolineò che ha chiesto al Congresso Nazionale l’approvazione affinché l’Ecuador aderisca al Trattato delle Nazioni Unite sul diritto del Mare, CONVEMAR.
Indicò che tale trattato regola tutte le attività umane nel mare, tra le quali lo sfruttamento delle risorse (vive e non vive) e gli studi scientifici in favore dell’umanità”.
Comprendo che erigere una Patria importante e sovrana sia un obiettivo strategico essenziale per il suo governo. Per questa ragione le chiedo rispettosamente, signor Economista Rafael Correa Delgado Presidente Costituzionale della Repubblica dell’Ecuador, di definire e di assumere una politica internazionale sul diritto del mare che difenda i legali e legittimi diritti della nostra nazione. Riceva come espressione dei miei sentimenti la più alta considerazione di stima.
Patria o Patria
Marcelo Larrea Cabrera
29.05.07
* Giornalista, corrispondente di Adital en Ecuador e direttore della rivista El Sucre
Tradotto da Giulia Ghisu per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
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