Un anno dopo Oaxaca vuole ancora giustizia
Samuel Hernandez Morales e Jaquelina Lopez Almazan del Codep (Comite de Defensa de los Derechos del Pueblo), si trovano in Italia nel momento in cui il giudice della Corte suprema di giustizia messicana, Juan N. Silvia Meza, ha pubblicamente sostenuto che «le autorità federali, statali e municipali dello stato di Oaxaca hanno gravamente violato le garanzie individuali nel periodo compreso tra il 2 giugno e il 31 gennaio scorso». Un primo grande successo che mette l'accento sulle responsabilità diretta del governatore Ulises Ruiz Ortiz (URO) del Pri (Partito rivoluzionario istituzionale) così come testimonia il rapporto fatto dalla Comision Nacional de los Derechos Humanos (CNDH).
Tuttavia i due consiglieri dell'Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (Appo) confessano che «la lotta non sarà conclusa fino a quando non verrà destituito il governatore Ulises Ruiz Ortiz ed il suo compiacente gabinetto politico; fino a quando non saranno liberati tutti detenuti, fino a quando non si conoscerà la sorte di tanti desaparcidos. Persone scomparse dopo la brutale repressione da parte di tutte e tre le forze di sicurezza (federale, statale e municipale), in particolare, il 25 novembre del 2006. Quel giorno sono state fermate più di 350 persone, tra cui bambini ed anziani; moltissimi furono incarcerate e 63 persone - indifese - sono state colpite a morte. Altre in quella stessa circostanza sono state fatte sparire».
C'è stata una completa sospensione di qualsiasi diritto democratico ed, il governatore Ulises Ruiz, ha sperimentato un tipo di modello repressivo del movimento unitario messicano (in Appo sono rappresentati maestri, contadini, popolazione indigena etc.) a livello capillare; un modello che purtroppo sta diventando la strategia politica promossa dal nuovo presidente, Felipe Calderon, del Partito di azione nazionale (Pan), conservatore. «Calderon è stato eletto con i brogli a luglio del 2006 ed ha sempre sostenuto il governatore URO nonostante sia del Pri.
Hernandez e Lopez mostrano un appello che vogliono presentare al parlamento europeo - e faranno conoscere all'assemblea di Rinfondazione comunista per la formazione della Sinistra europea - nel quale è chiara «la richiesta della destituzione di Uro, la necessità di colpire i responsabili della repressione in Oaxaca».
Questo è l'attuale obiettivo politico strillato in 6 mila nell'ultima manifestazione tenuta da APPO, il primo maggio e dal grande corteo che il 14 giugno ha percorso le strade di Oaxaca per commemorare una delle giornate più violente della repressione di un anno fam al grido di «Nè oblio né perdono». Una buona presenza di piazza tra tante difficoltà dovute alla repressione ancora in corso. Minacce e repressioni mirate come dimostra le scomparsa di altri militanti in altri stati messicani. il quotidiano messicano La Jornada denuncia che «nello stato di Michoacan, due minori - come ha ammesso anche la CNDH - hanno subito violenza da parte della polizia».
APPO ha il sostegno dell'Ezln - che prosegue l'Altra Campagna all'interno del paese - ed, anche, dell'ex candidato alle presidenziali per il Prd, Andres Manuel Lopez Obrador. Entrambi le formazioni hanno espresso la condanna di URO e delle forze di sicurezza federali, statali e municipali. Da parte sua, il parlamento europeo potrebbe assumere su di sè la richiesta di liberazione immediata dei 23 detenuti e di conoscere la sorte dei desaparecidos. Come pure adoperarsi affinchè in Messico, Calderon non governi solamente con la forza, sospendendo i diritti democratici e sociali.
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