El Salvador: dal 19 al 22 Luglio incontro della Rete latinoamericana contro le dighe
La signora Magdalena Peralta ha 70 anni e, insieme a tutti gli altri attivisti del Comda (Coalición de Organizaciones Mexicanas por el Derecho al Agua), ha riportato varie ferite in seguito all'aggressione della polizia contro i manifestanti che reclamavano il diritto di accesso all'acqua potabile.
Una vera e propria "guerra dell'acqua" sta pian piano allargandosi a tutta l'America Latina, e a questo proposito il movimento mesoamericano contro le dighe in difesa dell'acqua, dei fiumi, delle comunità e dei suoi territori ha convocato un appello alla partecipazione al convegno che si terrà nel Dipartimento di Chalatenango (El Salvador) dal 19 al 22 Luglio allo scopo di mobilitare la popolazione sul saccheggio dei beni comuni da parte delle multinazionali e in particolare sui megaprogetti volti alla costruzione di dighe idroelettriche che costringerebbero migliaia di persone ad abbandonare le proprie comunità. In occasione del IV Incontro mesoamericano promosso dalla Rete Sudamericana contro le dighe i movimenti torneranno a ribadire il diritto, stabilito dalle Nazioni Unite, di avere accesso all'acqua potabile, oltre ad elaborare politiche energetiche alternative per il continente, delineare una strategia di azione comune continentale per fermare la costruzione di nuove dighe e condividere esperienze di resistenza comuni. Parteciperanno rappresentanti dei movimenti sociali di El Salvador, Honduras, Guatemala, Costarica, Nicaragua, Belize, Panama, Messico, ma mentre all'incontro di Chalatenango si elaboreranno nuove forme di resistenza alla costruzione delle dighe, gli apparati repressivi degli stati nazionali e le multinazionali sono costantemente all'opera.
La manifestazione della Coalición de Organizaciones Mexicanas por el Derecho al Agua, sfociata in scontri con la polizia culminati con il ferimento della signora settantenne, era sorta per reclamare il diritto all'acqua per le comunità di Tepetzingo, Tetecalita, Xoxocotla, Acamilpa, El Mirador, Benito Juárez, Santa Rosa 30, San Miguel 30, Pueblo Nuevo, Tlatizapan e Tetelpa, contro le quali il governo messicano ha inviato il temibile reparto del Goes (Grupo de Operaciones Especiales) che ha arrestato sei attivisti e ha disperso la protesta.
Sempre in Messico è sorto il movimento denominato "Resistencia Civil", che ha le sue roccaforti negli stati di Campeche, Tabasco, Chiapas, Veracruz e Oaxaca, nato per contestare le politiche della Cfe (Comisión Federal de Electricidad), il cui intento, ancora una volta, è quello di costruire dighe che provocherebbero, oltre allo sgombero forzato delle popolazioni, un vero e proprio etnocidio. "Migliaia di ettari di terra, di cui da sempre sono state padrone le comunità indigene, sono arbitrariamente messe in vendita dai governatori degli stati a vantaggio delle imprese transnazionali", denuncia la Rete Latinoamericana contro le dighe (Redlar), mentre la Cfe, che per sua natura sarebbe un'azienda di proprietà dello stato messicano, finisce per essere amministrata da tecnocrati preoccupati soltanto di soddisfare le esigenze delle multinazionali straniere. Nonostante l'appello della Redlar affinché la Comisión Federal de Electricidad resti al servizio dei messicani e non a quello delle multinazionali, un altro esempio di penetrazione delle transnazionali in Sudamerica arriva dalla Colombia, dove la spagnola Unión Fenosa investirà 600 milioni di dollari in grandi opere volte a costruire nuove dighe idroelettriche. Oltre al Plan de Expansión de Energias Renovables varato da Unión Fenosa per tutta l'America latina, sarà la Colombia a trasformarsi nel paese al centro delle operazioni poiché già due dighe idroelettriche (nella Valle del Cauca) sono ad un livello molto avanzato ed attendono soltanto la licenza ambientale. Sebbene Unión Fenosa si sia impegnata a costruire due microcentrali idrolettriche che eviterebbero di inondare grandi estensioni di terreni e a seguire un programma di basso impatto ambientale in America Latina in linea con quanto previsto dal Protocollo di Kyoto, lo scopo del IV Incontro Mesoamericano in programma a Chalatenango punta a creare un movimento continentale in grado di difendere il Sudamerica non solo dalla grandi dighe idroelettriche, ma anche da tutti quei progetti di privatizzazione dei beni comuni che minacciano le popolazioni.
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