Latina

Nicaragua - Il bastone e la carota

Crisi energetica. Governo negozia con Unión Fenosa
6 luglio 2007
Giorgio Trucchi

Protesta contro Unión Fenosa

La crisi energetica in Nicaragua sembra non trovare una via d'uscita e in varie parti del paese sono iniziate le prime proteste spontanee ed i primi episodi di violenza, risultato di una situazione diventata oramai insostenibile.

Poche le soluzioni a breve termine, per un sistema di generazione di energia quasi interamente legato al petrolio ed in mano ad imprese private, grazie ai contratti di concessione firmati con queste ultime dagli ultimi governi.
Il risultato è stato il progressivo ed inesorabile deterioramento del sistema di generazione di energia e l'abbandono da parte di queste imprese di qualsiasi forma di manutenzione, essendo queste ultime molto più interessate a massimizzare gli utili invece di creare le condizioni per offrire un servizio efficiente e duraturo.
Alla privatizzazione della generazione di energia ha fatto seguito la svendita della sua distribuzione, finita nelle mani della multinazionale spagnola Unión Fenosa, la quale ha portato avanti una politica di non investimento e di indebitamento con le imprese generatrici private e con le poche ancora di proprietà statale.

Di fronte a questa drammatica situazione ed alle proteste dei cittadini, che stanno sopportando sospensioni del fluido elettrico per oltre 10 ore al giorno, il presidente Ortega ha più volte inveito contro la multinazionale spagnola e le imprese generatrici, arrivando a minacciare una minuziosa verifica dell'iter che ha portato alla firma dei contratti e la loro eventuale rescissione nel caso in cui si trovassero elementi di irregolarità o comunque che violano i contratti stessi.
Le reazioni violente di Ortega contro il vergognoso operato di queste imprese, sono però state controbilanciate dalla ricerca di un dialogo che non esponga il paese ed il suo governo ad una escalation della crisi e allo stesso tempo, dalla ricerca di soluzioni a breve, medio e lungo termine che portino il Nicaragua fuori da quello che ormai è diventato un incubo per l'intera popolazione.

Per quello che riguarda la generazione di energia, il governo ha istallato una nuova centrale di 60 MW grazie alla cooperazione venezuelana. Entro i primi mesi del 2008 entreranno inoltre in funzione tre nuove centrali che funzioneranno a base di "full oil" (molto meno care delle attuali che generano energia a base di diesel) e che verranno costruite grazie alla cooperazione cubana-venezuelana, taiwanese e di un'impresa francese con la quale il governo ha appena firmato un contratto. Per i prossimi anni, inoltre, si stanno invece studiando progetti per l'implementazione dell'energia rinnovabile.
Poche soluzioni invece a breve termine, con il rischio per la popolazione di dover sopportare questa situazione per almeno altri sei mesi e per il governo di subire una crescente diminuzione dei consensi.

Quello che invece viene presentato dal governo come la ricerca di un dialogo con Unión Fenosa, viene invece visto da vari settori della società e del mondo della politica come il classico "doble discorso" di Ortega, una specie di politica del "bastone e della carota", che alterna feroci attacchi per congraziarsi una popolazione sempre più preoccupata dell'attuale crisi energetica ad ampie concessioni all'impresa spagnola.

Durante l'ultima settimana, il governo ha inviato alla Asamblea Nacional un decreto, da approvare con carattere d'urgenza, per riformare la Legge di Stabilità Energetica e permettere quindi ad Unión Fenosa di generare energia (e non solo distribuirla come ora) con fonti non rinnovabili, pari al 20 per cento del fabbisogno nazionale. Concede anche all'impresa spagnola la possibilità di comprare energia dalle imprese statali con pagamento rateizzato e con interessi molto bassi. Il governo ha inoltre ritirato una multa di 2,4 milioni di dollari imposta all'impresa spagnola dall'Istituto Nazionale di Energia (INE), per le ripetute irregolarità commesse negli scorsi anni.
In cambio, Unión Fenosa avrebbe ritirato la denuncia presentata presso i tribunali internazionali contro il Nicaragua per un ammontare di 49,5 milioni di dollari e manterrà congelate le tariffe dell'energia per le famiglie nicaraguensi.

Durante l'ultima apparizione di Ortega per le celebrazioni della storica ritirata strategica delle truppe sandiniste in giugno del 1979 (Repliegue), il presidente ha nuovamente mostrato le due facce di questa situazione.
Mentre da una parte ha arringato la folla contro la multinazionale spagnola e le imprese generatrici di energia, tacciandole di saper usare molto bene i loro denti canini per dissanguare la popolazione, ma di non voler investire in questo campo, dall'altra ha reso noto l'inizio di una negoziazione che si sta svolgendo in Spagna con Unión Fenosa.
Secondo quanto dichiarato da Ortega, la negoziazione avrebbe subito un grave impasse a causa dell'ostinazione dell'impresa spagnola a non voler scendere a compromessi e sarebbe stato necessario un intervento diretto del re Juan Carlos, raggiunto telefonicamente da Ortega a Pechino dove si trovava in quel momento, per sbloccare la situazione e raggiungere la firma di un prima dichiarazione d'intenti.
Il presidente del Nicaragua ha quindi dichiarato che questo rappresenta un ennesimo tentativo per cercare di trovare una soluzione indolore alla grave situazione energetica che vive il paese, aggiungendo che "arrivare a una rottura con Unión Fenosa comporterebbe una denuncia internazionale contro il Nicaragua per oltre 200 milioni di dollari e solitamente questi tribunali internazionali tendono a dare sempre ragione alle multinazionali e non ai paesi".

Tale dichiarazione d'intenti, firmata alla presenza del governo spagnolo nel Palacio la Moncloa a Madrid, rappresenta quindi un primo passo per scongelare le attuali relazioni tra le parti e dovrebbe sfociare in un vero e proprio accordo entro la fine del mese di luglio
2007.

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