Perù: gli insegnanti tengono in scacco il governo del presidente Alan García
La storia dell'attuale presidente peruviano Alan García non è delle più onorevoli: alla guida del paese tra il 1985 e il 1990 fu capace di far sprofondare il Perù in una spaventosa crisi economica fino ad essere costretto ad una precipitosa fuga all'estero per salvarsi dalle accuse di corruzione. Tornato recentemente a sedere sullo scranno presidenziale dopo aver battuto lo sfidante Ollanta Humala è stato incredibilmente celebrato da molti quotidiani italiani come uno dei principali alfieri della socialdemocrazia sudamericana. Tra le sue iniziative più discutibili in questo primo breve periodo di governo troviamo il tentativo di istituire la pena di morte per chi commette reati assimilabili al terrorismo, mentre tra i suoi maggiori compiti dovrebbe esserci quello di adoperarsi per risolvere un'enorme disuguaglianza sociale che ogni giorno si allarga. Invece, niente di tutto questo: García ha ingaggiato una furiosa battaglia contro il Sutep (Sindicato Unitario de Trabajadores en la Educación del Perù), il sindacato degli insegnanti peruviani, nel tentativo di privatizzare l'istruzione del paese. E' così infatti che il Sutep definisce la Ley de Carrera Pública Magistral, ritenuta un tentativo di far passare dal pubblico al privato l'intero sistema d'istruzione peruviano. Dopo 15 giorni di sciopero, mobilitazioni e scontri che hanno lasciato sul terreno tre morti e decine di feriti, lo scorso 20 luglio il governo ha accettato la mediazione con gli insegnanti aprendo un tavolo di trattativa per evitare di essere travolto dal fermento sociale che presto ha coinvolto tutto il paese: alla protesta del Sutep si è infatti immediatamente unita quella della Confederación General de Trabajadores del Perù (che ha chiesto al governo di tornare sui suoi passi in merito alla firma del Tlc con gli Stati Uniti) e del Frente Amplio Civico.
Al tavolo della trattativa Muñoz, portavoce del Sutep, ha chiesto il ritiro delle sanzioni pecuniarie, amministrative e giudiziarie previste per gli scioperanti: "gli insegnanti sono disponibili a recuperare le ore di lezione perse", ha dichiarato il leader del sindacato, e in effetti l'attività didattica è ripresa puntualmente lo scorso venerdì per oltre otto milioni di studenti. Su questo punto continua però ad esserci una distanza siderale tra governo e sindacato, poiché il ministro dell'Istruzione Chang si è detto disponibile e rivedere le sanzioni amministrative, ma sembra essere assolutamente irremovibile in merito alla detrazione dallo stipendio delle ore di sciopero. Per questo e altri motivi l'ala più radicale del Sutep, capeggiata da Robert Huaynalaya, ha preso le distanze dal resto del sindacato accusando Muñoz di tradimento e rifiutando di partecipare al tavolo di concertazione. Nonostante la divisione sindacale giochi un punto a favore del governo (Muñoz a sua volta ha accusato Huaynalaya di destabilizzare volutamente le trattative), il Sutep ha ribadito al ministro Chang la sua volontà di mantenere l'istruzione pubblica e gratuita a tutti i livelli, definendo la Ley de Carrera Pública Magistral "antipopolare, anticostituzionale e antidemocratica". L’impegno sindacale del Sutep, ricorda Muñoz, volto ad evitare la privatizzazione dell'istruzione come avvenuto in altri paesi sudamericani, intende inoltre presentare una richiesta di incostituzionalità della legge stessa, che sarebbe stata promulgata senza la ratifica derivante dalla seconda votazione del potere legislativo. Il miglioramento della qualità della docenza tramite l'incremento del salario per gli insegnanti più meritevoli, secondo il sindacato non servirà a contribuire al raggiungimento di una maggiore qualità del sistema di istruzione peruviano: già la legge attuale, spiegano dal Sutep, garantiva promozioni ogni tre anni e mai messe in pratica: ci sono professori con 25 anni di servizio che continuano a percepire lo stesso stipendio (intorno ai 315 dollari), mentre la Ley de Carrera Pública Magistral finirebbe per avere soltanto un carattere sanzionatorio, anche se uno dei suoi estensori, Hugo Diaz, si affanna a sostenere il contrario.
Accuse pesanti all'esecutivo provengono invece dal sociologo Carlos Reyna, docente presso la Pontificia Universidad Catolica: "il governo ha agito in modo prepotente per cercare di risolvere questo conflitto sociale, vantandosi inoltre di aver fatto raggiungere al paese una prosperità economica di cui la maggior parte della popolazione, al contrario, nemmeno ne risente".
In ogni caso, ha ammonito il Sutep, la sospensione dello sciopero è provvisoria: se le richieste degli insegnanti non saranno prese in considerazione non sono da escludere ulteriori dimostrazioni di protesta.
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