Brasile: dopo gli agro-combustibili, l'acqua
La popolarità del presidente Lula è sempre altissima a livello nazionale ma i rapporti con i movimenti sociali sono sempre più difficili.Dopo la diatriba sugli accordi con Bush in materia di agro-combustibili e le aspre critiche rivolte al governo dal quinto congresso dei Sem terra, ora è la volta del maxi-progetto di deviazione del fiume Sao Francisco, principale corso d'acqua della regione del semi-arido brasiliano, nel nordest.
Per anni il progetto è stato presentato all'opinione pubblica - con tanto di spot televisivi ad hoc - come una soluzione alla storica siccità della zona,grazie a un programma di irrigazione che avrebbe permesso a 12 milioni di nodestini di avere accesso all'acqua e di ampliare rapidamente lo spettro di prodotti coltivabili . Queste rosee prospettive sono state più volte smentite da organi competenti come l'Ambrapa (un'associazione tecnica che collabora col ministero dell'ambiente), secondo cui solo il 6% del suolo del semi-arido può essere reso irrigabile: ciò significa che il 94% dell'area compresa nel progetto resterà secca, con buona pace delle centinaia di migliaia di abitanti costretti ad andarsene per far spazio alle mastodontiche dighe. Inoltre, i 750 miliardi di litri di acqua che piovono ogni anno nella zona superano i parametri stabiliti dall'Onu per considerare un'area sotto emergenza idrica.
Ciò che manca sono le infrastrutture per conservare l'acqua piovana della stagione delle piogge e riutilizzarla nella regione secca. E' l'assenza di queste strutture a tradursi nello spreco del 90% dell'acqua che cade ogni anno: di fatto il programma realizzato dall'Agenzia dell'acqua Atlas, operativa proprio in alcuni stati del Nord-est, che prevede l'installazione di cisterne tecnologicamente all'avanguardia per raccogliere e destinare acqua al solo fabbisogno umano. Tale modus operandi sarebbe anche in linea con l'enfasi posta dai movimenti rurali sulla necessità di una politica di «convivenza col semi-arido» ben diversa dall'idea governativa di sconvolgerne l'aspetto e l'identità culturale millenaria. Mentre i movimenti dimostrano che razionalizzare le risorse idriche, oltre a invocare un investimento di gran lunga meno ingente, garantirebbe accesso all'acqua a tutti quelli che ne hanno bisogno «orizzontalmente» , il governo si lancia nel progetto, ben più irrazionale, della deviazione di un fiume, che porterebbe con sé un sistema di controllo e distribuzione dell'acqua piramidale, con al vertice le imprese coinvolte nella costruzione delle dighe, poi quelle di raccolta, di vendita all'ingrosso, e infine, i milioni di consumatori che pagheranno l'oro blu sempre di più caro .
Non è più un mistero che - come sostengono da anni la Pastoral de la tierra della Conferenza episcopale brasiliana e il Movimento dei Sem Terra - il vero interesse della deviazione del Rio San Francisco sia di natura economica, e che, di nuovo, si tratti di un progetto economico destinato ad arricchire pochi grandi, interessati all'agro-businnes.
Dietro alla facciata di soluzione al problema della siccità, si nasconde la creazione del primo mercato d'acqua del Brasile, un vecchio sogno già accarezzato dall'ex-presidente Cardoso su suggerimento della Banca mondiale . E malgrado gli argomenti degli oppositori del progetto stiano facendo sempre più presa sull'opinione pubblica e mettendo in difficoltà l'impostazione che ne dà il governo, il governo è deciso ad andare avanti a tutti i costi. Anche se questo significa reagire con la ricorrere alla repressione: il 4 luglio è stato sgomberato senza preavviso e con un'operazione militare in grande stile l'accampamento di protesta montato a fine giungo nei pressi del punto in cui dovrebbero cominciare i lavori, nella località di Cabrobò, nel Pernambuco.
Ma la battaglia dell'acqua, che mondiale, anche in Brasile è appena cominciata. Non finirà qui.
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