Latina

La Bolivia di Morales celebra San Ernesto

Partono le celebrazioni nel paese dove trovò la morte il guerrigliero argentino. E dove, quarant'anni dopo, il potere è nelle mani di un presidente guevarista
7 ottobre 2007
Pablo Stefanoni
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Rivendicazioni politiche, crescita del «turismo rivoluzionario» sulla strada del Che e progetti di sviluppo cubano-venezuelani si mescolano nella celebrazione di un nuovo anniversario della morte del guerrigliero argentino, che quest'anno ha due ingredienti speciali: da una parte, l'attrattiva esercitata delle cifre tonde - quaranta anni - e dall'altra l'elemento nuovo costituito dal fatto che, per la prima volta, al Palacio Quemado è arrivato un «presidente guevarista».
Evo Morales rivendica come punto di riferimento la «lotta anti-capitalista» di Guevara e sostiene di voler «portare a termine la sua opera inconclusa». A quarant'anni dal suo assassinio da parte del sergente Mario Terán, in seguito all'ordine impartito dall'allora presidente militar-populista e filo-americano René Barrientos, e dieci anni dopo che i suoi resti sono stati ritrovati in una fossa segreta, il Che continua a suscitare in Bolivia passioni contrastanti. Dopo due decenni di neo-liberismo selvaggio, la sua figura continua a essere identificata come punto di riferimento per la costruzione di un modello economico nazionalista. Alla fine e dopo decenni, le urne hanno vinto sulla lotta armata e la sinistra è giunta al potere attraverso il voto popolare. Se i contadini boliviani portavano su di sé lo stigma di essere stati i «traditori» del Che, oggi un contadino è diventato il primo presidente della Bolivia a proclamarsi esplicitamente seguace di Guevara. Ciò nondimeno, Morales è ben lungi dal voler realizzare il «programma» del Che. Paradossalmente, promuove un capitalismo controllato e improntato allo sviluppo più simile a quello che esisteva in Bolivia quando il Che lanciò la sua rivolta armata destinata alla sconfitta a un socialismo che oggi nemmeno i funzionari cubani che vengono oggi in visita nel paese consigliano di applicare.
Nessuno dei guerriglieri che negli anni Sessanta scartarono il Chapare come sede e fulcro della rivolta armata avrebbe mai sospettato che decenni dopo in questa regione produttrice di coca, nel mirino degli Stati uniti (che la definiscono «zona rossa del narcotraffico»), sarebbe nato un movimento contadino che avrebbe portato la Bolivia a un'alleanza inedita con Cuba, il cui presidente Fidel Castro è considerato da Evo Morales un «comandante delle forze liberatrici dell'America Latina».
Ieri sono cominciate le commemorazioni a La Higuera - il luogo dove il Che è stato assassinato - e a Vallegrande - il luogo dove è stato portato il cadavere - che si concluderanno lunedì alla presenza di Evo Morales. Lì, molti contadini hanno ribattezzato il comandante guerrigliero «San Ernesto de la Higuera» e arrivano a sostenere convinti che il santo può fare miracoli. Per l'intanto, in seguito alla cooperazione cubana attuata dopo l'arrivo di Evo Morales alla presidenza della Bolivia, La Higuera è stata dichiarata territorio libero dall'analfabetismo, mentre a Valle Grande 1.566 persone sono state alfabetizzate e oggi riceveranno i loro certificati, mentre la comune sarà dichiarata anch'essa libera da analfabeti l'ultimo giorno di ottobre. A livello nazionale, fino al 2 ottobre 268.644 persone sono state alfabetizzate e 290.004 stanno prendendo lezioni per imparare a leggere e a scrivere. Nel frattempo, va avanti la «operación milagro», con la quale più di duemila «medici di Fidel» - come li chiamano i contadini - stanno operando di cataratta più di 100mila persone. I cubani hanno addirittura operato Terán, l'ex sergente che quarant'anni fa sparò al Che e ricevette quell'invettiva poi diventata famosa: «Miri bene e spari. Lei sta uccidendo un uomo».
Ma questi giorni, come negli anni passati, anche gli ex combattenti dell'esercito boliviano che sconfissero la guerriglia guidata dal Che preparano omaggi ai propri caduti nella zona, soprattutto nella località di Camiri, da cui sono partite le operazioni militari culminate poi con l'unica «guerra» vinta nella storia dall'esercito boliviano.

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