Brasile: i movimenti contestano le modalità di rinnovo delle concessioni radiotelevisive
Si è concluso con l'Encontro Paulista pela Democratização da Comunicação e da Cultura dello scorso 20-21 Ottobre il mese di mobilitazione indetto dai movimenti sociali brasiliani per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema delle concessioni radiotelevisive, che sarà lanciato dalla Campanha Nacional por Democracia e Transparência nas Concessões Públicas de Rádio e Tv.
Con un appello rivolto ai mezzi di comunicazione indipendenti, ai movimenti che si battono per il software libero, ai redattori sociali, ma anche ai giornalisti professionisti, l'Encontro Paulista è servito per rivendicare l'importanza di politiche pubbliche che favoriscano una "comunicazione libera, indipendente e popolare in cui sia garantita la pluralità di espressione rispetto al conformismo giornalistico dei grandi media". La comunicazione come bene pubblico al servizio degli interessi privati è stato il principale argomento dibattuto all'Encontro, a cui ha partecipato il comitato promotore della Campanha Nacional por Democracia e Transparência nas Concessões Públicas de Rádio e Tv (che riunisce, tra gli altri, la Central de Movimentos Populares (Cmp), Associação Brasileira de Ongs (Abong), la Central Unica dos Trabalhadores (Cut), la União Nacional dos Estudantes (Une), il Movimento Sem Terra e realtà che lavorano specificamente nella comunicazione come il collettivo Intervozes, il Fórum Nacional pela Democratização da Comunicação e la Campanha pela Ética na Tv), ed ha denunciato Rede Globo come simbolo del "latifondo mediatico" imperante in Brasile.
Sempre nel fine settimana del 20-21 Ottobre è stata lanciata in tutte le città del paese una campagna ad alto impatto mediatico volta a sollevare ancora una volta il tema del rinnovo delle concessioni radiotelevisive: "Il nostro obiettivo è far capire alla popolazione che è fondamentale partecipare ad uno sforzo per ottenere un modo di fare televisione maggiormente impegnato con l'etica, la qualità e le diversità culturali", spiegano i promotori della campagna. La legge che regola le concessioni per radio e tv in Brasile risale al 1962 e stabilisce, come criterio principale per l'assegnazione delle concessioni, una certa affidabilità tecnologica (ad esempio la qualità dei segnali audio e video) e finanziaria (cioè se l'emittente tv sarà in grado di proseguire nella programmazione per almeno 15 anni, 10 per la radio). Al contrario, i criteri rivendicati dai movimenti richiedono come requisiti fondamentali una programmazione culturale, educativa, artistica e informativa che promuova la cultura nazionale e regionale e stimoli la produzione indipendente.
Gli obiettivi principali della Campanha Nacional por Democracia e Transparência nas Concessões Públicas de Rádio e Tv, che a inizio mese ha promosso marce, sit-in, e manifestazioni di ogni genere in tutto il paese, "intende far pressione sul governo affinché affronti il problema degli oligopoli nella comunicazione e garantire spazi di concessioni pubbliche per i movimenti sociali, sindacali e studenteschi", spiegano i portavoce della Central de Movimentos Populares. Scandendo slogan come "o povo è inteligente, quer mídia indipendente" e "o povo não è bobo, abaixo a Rede Globo", a finire nel mirino della contestazione è stata appunto Rede Globo (vero e proprio impero mediatico insieme a Tv Bandeirantes e Tv Record), che tra l'altro in più di una circostanza ha contribuito ad offrire al suo pubblico un’immagine distorta dei movimenti popolari. "Rede Globo", denuncia la Cut, "è sorta durante la dittatura come strumento volto a manipolare e deformare le correnti di pensiero diverse da quelle dominanti", mentre il Collettivo Intervozes ha contestato la politica del due pesi e due misure nei confronti delle radio comunitarie e di quelle commerciali: le prime, non avendo la licenza di trasmissione, nella maggior parte dei casi vengono chiuse dalla polizia, mentre le seconde, pur trovandosi nella stessa situazione di illegalità vengono appoggiate e ricevono incentivi grazie al loro stretto legame con il mondo finanziario e con le poche (ma potenti) famiglie che controllano tutto il sistema di comunicazione e informazione in Brasile.
Punto fondamentale della Campanha Nacional por Democracia e Transparência nas Concessões Públicas de Rádio e Tv è l'articolo 220 (paragrafo 5°) della Costituzione Federale del 1988, che sancisce l'impossibilità dei mezzi di comunicazione di essere oggetto di monopolio o oligopolio. Allo scopo di far rispettare l'articolo 220, in realtà praticamente ignorato, i movimenti popolari intendono convocare una Conferenza Nazionale della Comunicazione in cui si tenga conto di nuove regole per la concessione delle licenze di trasmissione, la fine del rinnovamento automatico delle concessioni (che dovranno essere stabilite con criteri democratici e trasparenti), infine la creazione di un Comitato che deliberi sull'autorizzazione delle concessioni composto dalla società civile.
Al governo Lula i movimenti chiedono di aprire un dibattito immediato sulla questione poiché "non è accettabile il suo rinnovo automatico di concessioni che risalgono addirittura ai tempi della dittatura", sostengono Cut e Sem Terra.
Adesso la palla passa al Planalto: manterrà il sistema radiotelevisivo al servizio delle imprese private o si farà promotore di un cambio di rotta?
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