GUATEMALA: No al segreto di stato sulle stragi!
Coordinamento America Latina
Sezione Italiana di Amnesty International
- 21 novembre 2007
Tra il 1960 ed il 1996 il Guatemala ha vissuto un conflitto interno, conosciuto come la sporca guerra, a causa del quale vi sono state circa 200.000 vittime, tra morti accertati e scomparsi e circa un milione di profughi.
In base agli accordi di pace di Oslo del 29 dicembre 1996 stipulati tra il governo e la guerriglia, è stata istituita la Commissione per il Chiarimento Storico (CEH) con lo scopo di fare luce sulla sporca guerra. Dopo accurate ricerche, tale commissione ha prodotto il documento “Guatemala: memoria del silenzio” (disponibile in Internet all’indirizzo http://shr.aaas.org/guatemala/ceh/report/spanish/) dal quale si evince che la fase più cruenta del conflitto si è avuta tra il 1982 ed il 1983 quando era al potere il generale Efraìn Rìos Montt. In tale documento si afferma che la responsabilità delle violazioni dei diritti umani avvenute durante il conflitto è da attribuire allo stato per il 93% dei casi, alla guerriglia per 3% e ad altri soggetti per il rimanente 4%.
Durante la sporca guerra, l’esercito e le Pattuglie di Autodifesa Civile (PAC) si sono resi responsabili di massacri, torture, stupri, esecuzioni extragiudiziarie e ogni genere di violenze sopratutto nei confronti della popolazione Maya.
Basti pensare che in soli tre mesi, tra il luglio e il settembre del 1982 ebbero luogo delle operazioni militari che hanno provocato una vera e propria strage di civili in cui sono morte 750 persone tra uomini, donne e bambini nelle località di Barillas e Nentón (entrambe nel dipartimento di Huehuetenango), Plan de Sánchez (Baja Verapaz), e San Francisco Javier, Vibitz e Chicamán (tutte e tre nel dipartimento di Quiché).
Nel documento prodotto dalla CEH si parla di una strategia dello stato mirata ad eliminare la guerriglia ed i loro fiancheggiatori e in esso vengono citati alcuni documenti tra i quali il Plan Victoria 82 ed il Plan Firmeza 83. Questi ed altri documenti, tra i quali il Plan Operativo Sofía, collegherebbero direttamente gli alti comandi dell’esercito ed il comandante in capo Efraìn Rìos Montt ai massacri avvenuti durante gli anni più bui della sporca guerra.
Il Ministero della Difesa del Guatemala si è sempre rifiutato di rendere pubblici i documenti citati, basandosi su una interpretazione restrittiva dell’art. 30 della Costituzione del Guatemala
che afferma che “tutti i documenti dell’amministrazione sono pubblici e chiunque può averne copia ad eccezione di quelli riguardanti argomenti militari o diplomatici inerenti la sicurezza nazionale.
Affinché non vi siano dubbi su cosa il Governo intendesse per segreto di stato, l’attuale ministro della Difesa, generale Ronaldo Cecilo Laiva Rodriguez, ha emanato nel 2005, l’Accordo Ministeriale numero 06-2005.
In conformità a tale accordo, i documenti militari vengono classificati dagli alti vertici in quattro categorie secondo il livello di segretezza. Per i documenti più riservati, la segretezza può durare fino a 30 anni rinnovabili.
Nel 2006 le ONG che si occupano delle stragi del 1982-1983, hanno chiesto di accedere al Plan Victoria 82 ed al Plan Operativo Sofía per metterli a disposizione dell’autorità giudiziaria che indaga sugli eventi. E’ iniziata così una battaglia legale tra il Ministero della Difesa e gli avvocati di Rìos Montt da un lato ed i tribunali dall’altro.
Il 19 luglio del 2007 la Prima Sala della Corte di Appello ha ingiunto al Ministero della Difesa e agli avvocati di Rìos Montt di rendere disponibile il Plan Victoria 82 e Plan Operativo Sofía per accertarne l’autenticità.
Le ONG che seguono il caso temono che i documenti possano essere distrutti dai vertici dell’esercito pur di non renderli pubblici.
Il 15 ottobre 2007 il vicepresidente del Guatemala Eduardo Stein si è incontrato con rappresentanti di Amnesty International a Londra e si è impegnato a studiare la questione dell’Accordo Ministeriale numero 06-2005 per cercare una soluzione che permetta la pubblicazione del Plan Victoria 82 e Plan Operativo Sofía.
Amnesty International non crede che possa esistere una ragione di stato tale che giustifichi l’occultamento di documenti che possano contenere le prove di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Esiste un interessante precedente.
L’11 settembre del 1990 l’antropologa Myrna Mack, che stava indagando sulle violazioni dei diritti umani commessi dall’esercito nei confronti delle comunità Maya è stata barbaramente assassinata. Aveva da poco pubblicato le conclusioni del suo lavoro.
Nel 2003 la Corte Interamericana per i Diritti Umani stabilì che in casi del genere, il governo del Guatemala non poteva appellarsi al segreto di stato per evitare di fornire informazioni alle autorità giudiziarie sul delitto.
Amnesty International chiede al Governo del Guatemala che venga abrogato l’Accordo Ministeriale numero 06-2005 e che vengano messi a disposizione della magistratura tutti i documenti necessari per fra luce sui crimini commessi durante la sporca guerra, reati per i quali, secondo il Diritto Internazionale, non potrà mai esistere prescrizione.
Coordinamento America Latina
Sezione Italiana di Amnesty International
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