Latina

I governatori dell'Oriente boliviano spingono per un proprio statuto autonomistico

Bolivia: gli indigeni guaranì in difesa della legalità

Per il paese si profila un richio-balcanizzazione
19 dicembre 2007
David Lifodi
Fonte: Agencia Intercultural de Noticias Indigenas

Al recente appello urgente lanciato a difesa del popolo boliviano e della Costituente firmato da numerosi intellettuali e alla denuncia di fronte al consesso del Parlamento Latinoamericano riunito a Panama di Morales, secondo il quale "settori conservatori, sotto la spinta di interessi esterni e transnazionali, intendono impedire che il popolo boliviano possa esprimersi liberamente", si è aggiunta ora la forte presa di posizione degli indigeni guaranì di Tarija, che hanno pubblicamente dichiarato la loro contrarietà alla volontà separatista del dipartimento nel quale vivono.
I prefetti di Santa Cruz, Beni, Pando e la stessa Tarija da anni spingono, con modalità apertamente eversive, per una separazione dell'Oriente boliviano dal resto del paese con il sostegno e l'appoggio dell'opposizione al presidente Morales. Gli scontri scoppiati poco tempo fa a Sucre, che poi hanno convinto Morales a spostare a Oruro, da sempre roccaforte degli indigeni aymara e del Mas (Movimento al Socialismo), la riunione decisiva per l'assemblea dei 165 parlamentari (poco sopra il quorum necessario) che hanno approvato la nuova costituzione, ha spinto l'opposizione verso una strategia sempre più pericolosa per tutta la popolazione boliviana. Nonostante molti parlino di rischio-balcanizzazione per la Bolivia, e personaggi come il presidente del Comitato Civico di Santa Cruz Marinkovic e i governatori dei dipartimenti spingano per l'adozione di un proprio statuto autonomistico, la coraggiosa presa di posizione degli indigeni guaranì potrebbe mettere in difficoltà o comunque rallentare i progetti separatisti dell'Oriente boliviano. Nel momento in cui i prefetti, in modo del tutto strumentale, invitano gli indigeni ad appoggiare le loro richieste autonomistiche, e l'ex presidente Quiroga paragona la nuova costituzione (che tra le altre cose riconosce la giustizia comunitaria indigena) "alla carta igienica", la Asamblea del Pueblo Guaranì, per voce di Never Barrientes, ha affermato che il processo separatista che vuol mettere in atto il dipartimento di Tarija è illegale. "Siamo stati invitati a partecipare alla difesa degli interessi del nostro dipartimento, ma in realtà si ricordano dei popoli indigeni solo per chiamarli alla difesa dei loro interessi", spiega Barrientes, riferendosi ai prefetti e all'oligarchia bianca che spinge per l'immediata autonomia. In realtà la volontà autonomista è presto spiegata con la volontà di gestire per conto proprio le risorse naturali di queste zone senza che il governo Morales possa intervenire, ma la maggior parte di queste si trovano nei territori abitati dai guaranì, che hanno apertamente dichiarato di essere in disaccordo con i piani autonomisti dei prefetti e dei comitati civici.
Inoltre, secondo i guaranì, l'unica autonomia da loro riconosciuta, legale e legittima, è quella indigena, ricordando come il governo abbia elevato al rango di legge della repubblica la Dichiarazione dei Diritti Umani dei Popoli Indigeni approvata lo scorso 13 Settembre dall’Onu: "quello che vogliamo", conclude la comunità guaranì, "è il benessere per i nostri figli e le generazioni future e siamo certi che tutto ciò sarà garantito solo mantenendo il rispetto della legalità nel nostro paese".

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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