Latina

Si cercherà di far luce sulla repressione di Atenco e Oaxaca.

Messico: la Commissione Internazionale dei Diritti Umani visita il paese

Nel frattempo le comunità zapatiste continuano ad essere provocate dai paramilitari che agiscono impunemente
8 febbraio 2008
David Lifodi

Un centinaio di interviste con dirigenti di organizzazioni civili, funzionari dello stato (tra cui il Presidente della Repubblica e i governatori del Chiapas e di Oaxaca), la richiesta di incontrare i detenuti di Atenco, Tabasco e la stessa Oaxaca: il programma della Commissione Internazionale dei Diritti Umani (composta da delegati di Stati Uniti, Europa e Canada), in visita in Messico tra la fine di gennaio e l'inizio di questo mese la dice lunga sulla situazione che stanno fronteggiando "los de abajo" appartenenti ai movimenti sociali di questo paese. Dall'incontro con i rappresentanti della Appo (Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca) e con la Rete Oaxaqueña dei Diritti Umani si spera che la Commissione Internazionale sia riuscita a farsi ancora di più un'idea sulla violazione continua dei diritti in Messico. Resta inoltre da sciogliere il nodo relativo alla presenza come governatore dello stato di Oaxaca di Ulises Ruiz, mandante della violenta repressione scatenata nell'Ottobre 2006 contro la Appo e che vide inoltre la morte di un reporter statunitense di Indymedia "colpevole" di riprendere abusi di ogni tipo contro la popolazione. Il lavoro della Commissione Internazionale dei Diritti Umani sarà inoltre reso particolarmente impegnativo in merito al monitoraggio delle comunità dove è presente la famigerata Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), una delle bande paramilitari (non tragga in inganno il nome) più pericolose e, purtroppo, impunita.
Per una buona notizia, la recente liberazione di sette prigionieri politici per i fatti di Atenco, ci sono un'altra serie di avvenimenti che testimoniano l'inesorabile prosecuzione di una guerra che, a questo punto, non è nemmeno più possibile definire "a bassa densità", tanto è evidente l'accanimento contro i movimenti popolari messicani, in particolare contro le basi d'appoggio zapatiste. La liberazione dei sette detenuti politici, vicini al Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (Fpdt) e che furono arrestati in seguito ad un'altra violenta azione repressiva attuata dallo Stato messicano (nel maggio 2006) contro le organizzazioni popolari, non cancella però l'attuale detenzione tuttora in corso di ben 19 attivisti dell'Fpdt e le intimidazioni verso i membri in libertà: pochi giorni fa la casa di Adàn Spinosa (tra i più in vista del Frente) è stata circondata per due giorni dalla polizia a scopo provocatorio.
Inoltre, già sottoposte negli anni scorsi al tiro incrociato di priisti e perredisti al fine di toglierle l'accesso all'acqua, le comunità indigene di Zinancantán hanno denunciato non solo la mancanza del cosiddetto oro blu, ma anche l'indifferenza dei governi succedutisi negli ultimi tempi (prima il Pri e poi il Prd), che hanno lasciato mano libera ai cacicchi del luogo allo scopo di impedire l'approvvigionamento idrico per le basi d'appoggio zapatiste. Grazie ad una relazione diffusa dalla Giunta di Buon Governo Corazón Céntrico de los Zapatistas Delante del Mundo (caracol di Oventic), si apprende che dal 2002 l'attuale governo perredista, con la complicità di quello statale, dal 2002 tiene sotto il proprio controllo un appezzamento di terra in cui si trova una sorgente d'acqua che sarebbe in realtà in un terreno di proprietà delle comunità stesse.
L'acqua è al centro anche di un progetto pseudo eco-turistico a cui si sta opponendo la comunità zapatista di Bolón Ajaw, sulle rive del fiume Agua Azul. Strade, servizi, negozi saranno le costruzioni che distruggeranno irrimediabilmente un'area ricca di risorse naturali allo scopo di togliere agli zapatisti le loro terre. Di fronte all'Opddic, che accusa gli indigeni zapatisti di volersi opporre al progresso, le comunità rispondono contestando la probabile costruzione di una diga e di un'autostrada di collegamento tra San Cristóbal de las Casas e Palenque, che costringerebbero inevitabilmente le basi d'appoggio allo sgombero. "Siamo nativi di qui e siamo da tredici anni in resistenza", raccontano quelli della comunità allo storico corrispondente de La Jornada dal Chiapas Hermann Bellinghausen, "stiamo lottando per i nostri figli e per tutto il mondo". Dall'insurrezione dell'Ezln nel 1994 per ben tre volte si è cercato di cacciare gli zapatisti dal loro territorio: prima è entrata in azione Paz y Justicia (anch'essa una formazione paramilitare), poi il territorio è stato infestato dalla Opddic: la Commissione Internazionale dei Diritti Umani, che si tratterrà in Messico per quasi un mese fino al 20 Febbraio, oltre a seguire la preoccupante situazione di Atenco, dovrebbe cercare di far luce anche su questa situazione.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.

Articoli correlati

  • Colombia: gli omicidi mirati non si fermano
    Latina
    Nel 2023 sono stati compiuti 93 massacri e circa 200 i lottatori sociali assassinati.

    Colombia: gli omicidi mirati non si fermano

    La pace totale resta un obiettivo difficile da raggiungere di fronte alla forza dell’oligarchia, delle transnazionali e delle milizie paramilitari di estrema destra.
    30 gennaio 2024 - David Lifodi
  • Chiapas: torture e detenzioni illegali contro gli indigeni
    Latina
    La denuncia, presentata in sede Onu, arriva dal Frayba

    Chiapas: torture e detenzioni illegali contro gli indigeni

    Il Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de las Casas di San Cristóbal de las Casas che accusa il governo del Chiapas di torturare, fabbricare prove false e incarcerare illegalmente i lottatori sociali indigeni, in particolar modo quelli zapatisti.
    28 novembre 2023 - David Lifodi
  • Colombia: gli ostacoli dei paras sulla via della pace
    Latina
    Narcos, oligarchia e milizie paramilitari contro il processo di pace promosso da Gustavo Petro

    Colombia: gli ostacoli dei paras sulla via della pace

    Senza un radicale cambiamento di rotta, che metta fine alla violenza sistematica dello Stato, la strada verso la pace totale auspicata da Petro resterà impervia.
    9 ottobre 2023 - David Lifodi
  • Trentotto ore per Lula
    Latina
    Il Brasile dopo Bolsonaro

    Trentotto ore per Lula

    Maria Monteiro Gomes ha fatto un lungo viaggio per assistere all’investitura di Lula da Silva. È al settimo cielo. Ma cosa significa il neo presidente per il Brasile?
    7 gennaio 2023 - Niklas Franzen
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)