Nicaragua - Si accentua la crisi tra Nicaragua e Colombia
Forte scambio verbale sul tema della frontiera marittima tra i due Stati
11 febbraio 2008
Giorgio Trucchi
Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha attaccato duramente l'atteggiamento del governo colombiano di non voler rispettare la risoluzione della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja sulla delimitazione marittima tra i due paesi ed ha letto la trascrizione di una comunicazione verbale intercorsa tra il Ministro degli Esteri colombiano, Fernando Araujo ed il Viceministro e Segretario di Cooperazione nicaraguense, Valdrack Jaentschke.
La nota contiene ciò che Ortega ha considerato un'espressione "della prepotenza e della provocazione da parte del governo colombiano", avallando in questo modo le dichiarazioni dei giorni scorsi del capo dell'Esercito nicaraguense, generale Omar Halleslevens, in quanto "non si può aspettare che qualcuno lo orienti per difendere la sovranità del paese. La sovranità si difende e basta!".
La storia del conflitto
Nel 2001, il Nicaragua ha presentato alla Corte di Giustizia dell'Aja una denuncia contro la Colombia, rivendicando la sovranità su un'estensione marittima di oltre 50 mila Km², in cui si trovano anche le isole di San Andrés, Providencia y Santa Catalina ed i Cayos Roncador, Serrana, Serranilla y Quitasueño. Il governo colombiano rivendica come suoi questi territori, che si trovano a poche decine di miglia dalla costa nicaraguense, avvalendosi di un Trattato firmato nel 1928 ed imposto durante l'occupazione nordamericana del Nicaragua.
Secondo Carlos Arguello, rappresentate del Nicaragua presso la Corte dell'Aja, "questo trattato, che è stato fatto firmare con la forza dalle truppe di occupazione, riconosce solamente le tre isole menzionate che hanno un'estensione totale di circa 40 Km². Dopo 40 anni la Colombia ha iniziato ad inventare la teoria che nel trattato sarebbero stati anche fissati dei limiti marittimi che coincidono con il Meridiano 82".
In questo modo, il Nicaragua verrebbe privato di un terzo della superficie marittima che gli corrisponde e di una zona particolarmente pescosa, dove tra l'altro sarebbero stati individuati ricchi giacimenti di petrolio.
Il governo sandinista degli anni 80 dichiarò nullo il Trattato del 1928 e nel 2001 venne presentata una denuncia formale contro la Colombia presso la Corte Internazionale di Giustizia.
Il governo di Uribe ha quindi cercato di intorbidire e rallentare il processo per evitare che la Corte si occupasse del caso "in quanto fuori dalla sua giurisdizione", ma nel dicembre 2007 la Corte dell'Aja ha emesso una risoluzione in cui si è dichiarata competente sul conflitto e che il Meridiano 82 non costituiva una frontiera tra i due paesi, "in quanto non esiste limite marittimo tra Nicaragua e Colombia".
La risoluzione chiarisce inoltre che il suo intervento non riguarderà solamente il tema degli spazi marittimi, ma anche quello dei Cayos che si trovano in questo tratto di oceano, mentre ha riconosciuto che il caso della proprietà delle tre isole non è sotto la sua giurisdizione.
"Questo - ha continuato Arguello - non vuole però dire che San Andrés, Providencia e Santa Catalina siano colombiane, ma solamente che la Corte non può emettere una sentenza su questo tema".
La prossima settimana la Corte dell'Aja si riunirà con i rappresentati dei due paesi per fissare la data limite entro cui la Colombia dovrà dare una risposta ufficiale alla denuncia del Nicaragua e in base al contenuto di tale risposta, decidere i passi da fare per arrivare a una sentenza definitiva.
Cresce la tensione
I preoccupanti fatti di questi giorni avvengono poche settimane dopo le forti dichiarazioni di Ortega durante il VI vertice dell'ALBA a Caracas.
Assecondando le parole del presidente Hugo Chávez, Ortega aveva riconosciuto la necessità di creare un'unione in tutti i settori tra i paesi che fanno parte dell'ALBA, includendo il campo militare, "perché chi tocca il Venezuela infiamma il continente e toccare un paese dell'ALBA significa toccare tutti gli altri", aveva dichiarato Ortega (vedi: "ALBA auspica unità in tutti i settori e nuovo modello di cooperazione" su www.itanica.org ).
Durante una conferenza stampa convocata d'urgenza nella Casa de los Pueblos (ex Casa Presidencial), Ortega ha letto l'articolo 1 della Costituzione Politica, nel quale si stabilisce che "l'indipendenza, la sovranità e l'autodeterminazione nazionale sono diritti irrinunciabili del popolo e fondamento della nazione nicaraguense. Qualsiasi ingerenza straniera negli affari interni del Nicaragua o qualsiasi tentativo di violare questi diritti attenta contro la vita del popolo. È dovere di tutti i nicaraguensi, preservare e difendere questi diritti".
Ha poi ricordato che il Nicaragua ha sempre privilegiato il Diritto Internazionale per difendere la sua sovranità, come nel caso della storica denuncia presentata contro gli Stati Uniti alla Corte di Giustizia dell'Aja durante gli anni 80 e poi contro l'Honduras (limiti marittimi), il Costa Rica (navigazione del Rio San Juan) ed ora contro la Colombia.
Secondo il presidente nicaraguense, "dal 1928 ad oggi sono trascorsi 80 anni di saccheggio della Colombia dei nostri mari e delle nostre terre. Terre che appartengono alle popolazioni originarie della Costa Atlantica ed il cui saccheggio ha beneficiato l'oligarchia colombiana e le multinazionali che fanno affari dalla Colombia. Un saccheggio ed un debito che l'oligarchia colombiana ha nei confronti della nazione nicaraguense".
Ha inoltre aggiunto che l'esercito colombiano mantiene una forza militare lungo il meridiano 82, bloccando la comunicazione con i paesi dei Caraibi, come la Giamaica.
"Subito dopo la risoluzione della Corte dell'Aja, la Colombia ha reagito come se nulla fosse accaduto e il suo Cancelliere ha continuato a dare dichiarazioni che sono una minaccia ed indicano il disprezzo per il Diritto Internazionale e per la Corte" - ha continuato Ortega.
Ha quindi reso pubblica la trascrizione della "nota verbale di protesta" presentata dal Ministro degli Esteri colombiano al Segretario di Cooperazione nicaraguense, nella quale è evidente il tono minaccioso da parte del governo colombiano (ascolta audio originale su www.itanica.org ).
Il testo del comunicato
1) La Colombia osserva con grande preoccupazione le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dal Presidente Daniel Ortega.
2) La Colombia conferma il suo attaccamento al Sistema Giuridico Internazionale, alle Sentenze dell'Aja. Non vuole che ci siano dubbi sul fatto che rispetti queste istanze.
3) La Corte ha detto che le denunce presentate rientrano nella sua giurisdizione e la Colombia vuole ribadire che nessuna decisione è stata ancora presa sui casi presentati e fino a che la Corte non prenderà una decisione,...
4) La Colombia considera che sia vitale mantenere uno status quo sulla frontiera tra i due paesi nel meridiano 82. È necessario mantenere il meridiano 82 come frontiera in quanto, se così non fosse, si creerebbe il caos.
5) Le dichiarazioni del presidente Ortega sul diritto che hanno i pescatori nicaraguensi all'Est del meridiano 82 crea il caos e la Colombia potrebbe pensare che la sua frontiera si estenda fino alle coste del Nicaragua.
6) La Colombia considera le dichiarazioni del presidente Ortega como provocatorie e creatrici di caos.
Ortega ha fortemente contestato le dichiarazioni minacciose, soprattutto quelle contenute nel punto 5.
"Guardate che messaggio "pacifico" sta mandando l'oligarchia pro imperialista della Colombia. Un paese che è occupato dalle truppe yanquis.
Noi continueremo la battaglia all'interno del Diritto Internazionale e credo che questa dichiarazione del governo colombiano sia una provocazione ed un esempio di prepotenza neo imperialista, neocolonialista e la condanniamo e rifiutiamo". Il Nicaragua consegnerà nei prossimi giorni una lettera al Segretario Generale della ONU, Ban Ki Moon, denunciando il comportamento prepotente della Colombia.
Ha poi aggiunto che l'esercito nicaraguense proteggerà i pescatori in tutta questa zona "in quanto stiamo semplicemente facendo rispettare la nostra Costituzione" e continueranno anche i pattugliamenti dell'Esercito e della Polizia contro i traffici di droga che avvengono in questa zona marittima, estendendoli adesso oltre il meridiano 82.
A questo proposito, il presidente nicaraguense ha approfittato della visita di alti esponenti della DEA in Nicaragua per chiedere di poter effettuare pattugliamenti congiunti in tutta la zona attualmente in litigio e si attende una risposta per i primi giorni di marzo."Mentre aspettiamo una risposta da parte della DEA, per la quale non sarà facile visto gli interessi che gli Stati Uniti hanno in Colombia, noi amplieremo il nostro raggio d'azione".
Risponde il Ministro degli Esteri nicaraguense
Ancora più accesi sono stati i toni usati dal Ministro degli Esteri nicaraguense, Samuel Santos, il quale ha accusato la Colombia di utilizzare comportamenti da troglodita (ascolta audio originale su www.itanica.org ).
"Parleremo con i paesi centroamericani e dei Caraibi per fare fronte comune contro questo comportamento del governo colombiano e ciò è in linea con la logica d'unità che porta avanti il presidente Ortega. L'espansionismo della Colombia - ha continuato Santos - sta iniziando con il Nicaragua, ma potrebbe continuare con gli altri paesi centroamericani e dobbiamo proteggerci reciprocamente. Per questo motivo credo che non solo l'esercito, ma ognuno di noi dovrà essere pronto a difendere ciò che sempre è appartenuto al Nicaragua e che stiamo recuperando per mezzo della Corte di Giustizia dell'Aja. Casualmente ho incontrato il Ministro degli Esteri colombiano a Miami e la discussione è stata molto accesa Ha cercato di ripetere gli stessi concetti espressi nel comunicato e la mia risposta è stata ugualmente forte. Gli ho ricordato che durante gli anni 80, nemmeno la forza più grande che in quel momento esisteva (Stati Uniti) e che era diretta dal presidente Reagan è riuscita a sconfiggere il Nicaragua".
Santos ha infine ribadito il pieno diritto del Nicaragua a far rispettare la risoluzione della Corte dell'Aja ed ha chiarito che in caso di conflitto armato "tutti dovremo difendere il paese. Speriamo di non dover arrivare a questo punto, perché nessuno di quelli che hanno vissuto la guerra nel passato ne vogliono un'altra. La guerra deve sempre essere l'ultimo ricorso per l'essere umano, ma bisogna essere preparati proprio per evitare di arrivarci ed essere comunque pronti a difendere il territorio con forza ed orgoglio", ha concluso il ministro.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
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