Latina

Centroamerica

La schiavitù del XXI Secolo

Più di 200 organizzazioni a Managua per discutere sulla flessibilità del lavoro nella regione
12 aprile 2008
Giorgio Trucchi

Momenti del Foro (© Foto G. Trucchi)

"La fase attuale del capitalismo neoliberista, a livello globale, ha come principale motore di spinta, riproduzione e sopravvivenza l'eliminazione dei Diritti Lavorativi. Nella stessa misura, intensità e proporzione con cui si concedono, approfondiscono e sostengono i privilegi per le imprese, diminuiscono, si deteriorano ed eliminano le regole che proteggono i diritti dei lavoratori e lavoratrici.

Nell'America Centrale del XXI Secolo, la classe lavoratrice affronta questo processo di perdite multiple: dei diritti, del lavoro, dell'organizzazione ed anche della vita. Nelle ultime decadi la regressione è innegabile. C'è un assalto quotidiano ai diritti dei lavoratori e lavoratrici, accompagnato dall'impunità per chi non rispetta le leggi, dalla legalità delle violazioni e persecuzioni e dalla criminalizzazione di chi difende tali diritti".

Con queste parole si apre il documento introduttivo del Convegno Internazionale "La schiavitù del XXI secolo - Sfide delle organizzazioni sociali di fronte alla regressione dei diritti lavorativi", promosso in questi giorni a Managua dalle organizzazioni che conformano la Campagna Regionale contro la Flessibilità Lavorativa.

La Lista Informativa "Nicaragua y más e il Sistema de Información de la Rel-UITA (Sirel) hanno conversato con Ariane Grau Crespo, coordinatrice regionale della Campagna, per analizzare la situazione lavorativa in Centroamerica e conoscere gli obiettivi di questo importante convegno internazionale.

Ariane Grau © Foto G. Trucchi) Quali sono gli obiettivi di questo convegno internazionale che si svolge a Managua?
È un'attività che si sviluppa all'interno della Campagna Regionale contro la Flessibilità Lavorativa e che è stata promossa da varie organizzazioni, come la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), la Piattaforma Interamericana dei Diritti Umani, Democrazia e Sviluppo (PIDHDD) ed il Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali (CLACSO).
È un foro pubblico che si sviluppa su tre momenti. Il primo è di analisi ed interscambio di esperienze di lotta e delle problematiche esistenti nella regione, mentre il secondo momento ha a che vedere non tanto con le denunce di ciò che stiamo vivendo in ogni paese, ma come fenomeno globale. Il motto del convegno rappresenta un'allerta di fronte alla costante regressione e perdita dei diritti lavorativi, causata dalle grandi politiche internazionali, dalle grandi istituzioni finanziarie internazionali, passando poi dagli Stati e dai suoi Poteri e finendo con le grandi imprese, sia multinazionali che nazionali.
Si tenta quindi di rendere visibile questo ingranaggio di violazioni dei diritti, che non è un tema di volontà individuale, ma l'effetto di una complicità tra tutti i poteri, che provoca la perdita e l'eliminazione dei diritti lavorativi, affinché il sistema globale capitalista avanzi, aumenti i propri guadagni e la propria competitività. Il risultato è la graduale perdita della libertà ed il veloce avvicinamento a situazioni di schiavitù.
Ci sarà anche un terzo momento che è di rafforzamento di questo sforzo di coordinazione ed articolazione multisettoriale e regionale che caratterizza la campagna, tentando anche di vincolarsi con altre reti che stanno lavorando per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in America Latina.

Che cambiamenti ci sono stati all'interno del fenomeno della flessibilità lavorativa in Centroamerica da quando è iniziata la Campagna?
In questi anni c'è stato un incremento sostanziale della flessibilità lavorativa. Quando abbiamo iniziato la Campagna ci preoccupavamo perché difendere i diritti ci costava il posto di lavoro, mentre oggi difendere i diritti ci costa la vita. Nell'ultimo anno il tema principale della Campagna è stata la denuncia degli omicidi di dirigenti sindacali, come ad esempio il caso delle bananeras in Guatemala o il settore delle costruzioni a Panama. benché si sia riusciti a creare maggiore coscienza e lavorare alcuni temi a livello centroamericano, la situazione per i lavoratori e le lavoratrici è peggiorata. Non vediamo nemmeno cambiamenti nella volontà politica delle istituzioni. I governi continuano a firmare Trattati di Libero Commercio (TLC) ed ora si sta negoziando un Accordo di Associazione (AdA) con l'Unione Europea, basati sempre su un modello di libero commercio e politica neoliberista che, come abbiamo già sperimentato, genera disoccupazione, processi di violazione dei diritti lavorativi e favorisce solamente le grandi multinazionali.

Come si è modificata la Campagna in questi anni?
Siamo cresciuti molto. Abbiamo iniziato con 40 organizzazioni ed ora ce ne sono 73, cinquanta delle quali sono presenti qui a Managua. Sono organizzazioni che lavorano in molti ambiti e ciò rappresenta una costante accumulazione di esperienze e di processi di resistenza, di denunce e di proposte che cercano di apportare qualcosa di importante affinché ci possa essere un'inversione di tendenza.

Il foro darà molto spazio al tema Flessibilità e Donne. Qual è la situazione?
È stato uno dei punti centrali della Campagna, perché la flessibilità lavorativa viene venduta come un'opportunità per le donne. È qualcosa di estremamente ingannevole, perché la flessibilità non viene pensata per le donne, bensì viene vista dalla prospettiva degli impresari che vogliono sfruttare il bisogno di lavoro delle donne, che nelle maggioranze dei casi sono sole e devono cercare come portare avanti la famiglia.
Le donne perdono due volte in questo processo, perché quando aumentano i carichi di lavoro, aumentano anche le ore lavorate e una volta tornate a casa, le aspetta il lavoro domestico. Un carico a volte insopportabile. Alla fine, le donne o rimangono in questa situazione di sfruttamento o sono espulse dal mercato del lavoro.

Il diritto ad organizzarsi sindacalmente ed alla negoziazione collettiva sono forse i diritti maggiormente violati a causa della flessibilità lavorativa. È effettivamente così?
È un tema che accomuna tutto il Centroamerica. Nel mio intervento iniziale ho appunto detto che il diritto maggiormente violato è il diritto all'organizzazione, perché è il diritto che permette di difendere tutti gli altri diritti. Quando dobbiamo affrontare una logica che percepisce i diritti come una barriera che ostacola gli interessi delle imprese, sappiamo che la prima cosa che vorranno eliminare è il diritto all'organizzazione.
Come dicevo prima, questi processi repressivi contro le organizzazioni sindacali sono andati molto più in là delle minacce e delle strategie per evitare che i lavoratori si organizzino, perché ormai sono molti i casi di violenza ed omicidi. Anche sul tema della negoziazione collettiva potremmo parlare, ad esempio, delle sentenze giudiziali che in Costa Rica hanno dichiarato incostituzionale questo tipo di negoziazione. In tutta la regione esiste lo stesso tentativo di ostacolare questo diritto e più in generale, i diritti collettivi continuano ad essere il bersaglio di tutto questo sistema che fomenta la flessibilità. È per questo motivo che come Campagna continuiamo a lavorare su questi temi, tentando di rafforzare i processi di interscambio tra organizzazioni regionali e cercando strategie per affrontare questa situazione.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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