Latina

Multinazionali europee giudicate dal Tribunale Permanente dei Popoli: l’America Latina chiede giustizia.

3 giugno 2008
Alessia Marucci (casco bianco in Perù)

Lima- Il 16 maggio, dopo tre giorni di dibattiti, conferenze, eventi culturali, è terminata la terza Cumbre de los Pueblos, promossa da diversi movimenti sociali e organizzazioni non governative dell'America Latina, del Caribe e dell'Europa. L'evento è culminato con la consegna del documento finale e del verdetto del Tribunale Permanente dei Popoli ai rappresentanti degli stati partecipanti e al presidente della Boliva Evo Morales.
Il Tribunale era stato chiamato a giudicare le politiche neoliberali e le imprese multinazionali europee operanti in America Latina.
Il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) è un organismo nato sulla scìa del Tribunale Russel sulla guerra in Vietnam e sulle Dittature del Cono Sud in America Latina.
L'aspirazione del Tribunale è quella di dare visibilità e qualificare in termini giuridici tutte quelle situazioni in cui la massiva violazione di diritti fondamentali non trova un riconoscimento né risposte istituzionali, sia a livello nazionale che internazionale. Dall'anno della sua fondazione, avvenuta in Italia nel 1979, il Tribunale, nelle sue 35 sessioni, ha appoggiato le lotte dei popoli, denuciato le violazioni di diritti umani fondamentali commesse per mano di stati dittatoriali o imprese multinazionali.
Nelle parti iniziali del verdetto si legge che ogni caso presentato ha messo chiaramente in evidenza il fatto che le violazioni denuciate non sono incidenti casuali, ma “normali” espressioni di politiche generali e che le violazioni di diritti da parte delle multinazionali si sviluppano in condizioni di totale permissività e/o impunità da parte delle autorità pubbliche responsabili. Si rileva il carattere sistematico delle violazioni commesse, del disprezzo alla vita e alla dignità delle persone in quanto singoli e in quanto appartenenti a comunità indigene.
Al Tribunale sono stati presentati un totale di 24 casi, divisi per aree tematiche: settore minerario, petrolifero, farmaceutico, biotecnologico, idrico, forestale, finanziario, siderurgico. Tra le multinazionali europee accusate di aver violato I diritti dell'uomo e dei lavoratori locali, Unilever (Inghilterra-Olanda), Suez (Francia), Union Fenosa (Spagna), Bayer (Germania), Aguas de Saltillo (Spagna), Cemaq Mainstream S.A. (Norvegia), Syngenta (Svizzera), Proactiva (Spagna), Shanska (Svezia), Monterrico Metals (Regno Unito), Botnia (Finlandia).
Tra le imprese giudicate, l’italiana Telecom, per I recenti fatti accaduti in Bolivia. L’impresa italiana aveva acquistato il 50% delle azioni dell’impresa nazionale Entel, rinazionalizzata l'anno scorso dal governo Morales. Oggi la Telecom chiede circa sessanta milioni di dollari di indennizzo, e intanto la Sovraintendenza delle Banche ha congelato i conti della boliviana Entel.
Gravi violazioni sono state individuate per quanto riguarda i rapporti di lavoro, attraverso la precarizzazione e lo sfruttamento, la criminalizzazione della protesta sociale, caratterizzata da repressioni violente commesse dagli organi militari e paramilitari.
Con una continua contaminazione delle falde acquifere, dei fiumi, con la deforestazione selvaggia, la ricchissima biodiversità di queste regioni -bacino amazzonico, area andina- è seriamente messa in pericolo: azioni del genere possono rompere fragili equilibri in maniera irreversibile.
Non si tratta, secondo il TPP, solo di un'aggressione fisica ai suoli e alle acque, ma anche di un’ aggressione morale alla madre terra (pachamama). Secondo la cosmovisione dei popoli nativi gli esseri umani vivono in simbiosi con la natura grazie alla quale possono vivere. Non solo distruzione di un habitat, ma anche di un intero bagaglio culturale, di un complesso sistema di credenze che vede nella natura un essere vivente, una madre, e l'atto di contaminazione corrisponde, quindi, ad un atto di morte.
Per quanto riguarda le responsabilità, il verdetto dice che è lo Stato, ospitante e di origine della multinazionale, a dover vigilare , proteggere e sanzionare le violazioni dei diritti umani commesse sia da enti pubblici che privati.
La mobilità di capitali, la de-localizzazione delle multinazionali, l'utilizzo di innumerevoli filiali, i codici di condotta volontari che portano all'irresponsabilità di fronte al diritto interno e internazionale, sono terreno fertile per l’ impunità.
Vista l'importanza dei contenuti trattati la sentenza del TPP sarà inviata al Consiglio Economico e Sociale dell'Onu, alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, alla Commissione Interamerica dei Diritti Umani e ai governi dei paesi membri dell'Unione Europea, affinchè possano agire a seconda delle competenze e delle facoltà.
Fino a questo momento, il lavoro del Tribunale è stato importantissimo: ha permesso la documentazione sistematica non solo dei fatti, ma anche delle loro cause e radici, grazie all'ascolto di tutti i popoli, soprattutto di quelli che in questa globalizzazione non hanno un volto.
Altro merito del Tribunale è di essere stato uno spazio in cui le diverse voci dell' America Latina - sindacalisti, attivisti, rappresentanti dei popoli nativi- si sono incontrate per denunciare pubblicamente, tutte insieme, le loro storie e le violazioni subite.
E' in momenti come questo che può nascere un linguaggio comune di lotta, perchè ci vogliono tante voci per ricordare ad esempio allo stato peruviano di aver firmato e ratificato nel 1994 la Convenzione 169 sui Popoli Indigeni e Tribali dell' Organizzazione Internazionale del Lavoro e che è suo dovere rispettarla.

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