Bolivia: grandi manovre per estromettere Evo Morales dal governo
La Bolivia continua a rimanere il teatro delle grandi manovre organizzate dai prefetti della "media luna" che continuano a lavorare alacremente per la secessione dei loro dipartimenti dal resto del paese. Non sono bastati i risultati inferiori alle aspettative ottenuti nei vari referendum separatisti (ultimo in ordine di tempo quello avvenuto a Tarija lo scorso 22 Giugno) a frenare la volontà di rendersi autonomi dal resto del paese e proclamare l'Oriente boliviano libero dal controllo di La Paz, adesso i prefetti tentano di giocarsi il tutto per tutto nel tentativo di portare il paese direttamente alle urne. La strategia di Manfred Reyes Villa (Cochabamba), Ernesto Suarez (Beni), Leopoldo Fernadez (Pando), Mario Cossio (Tarija) e Ruben Costas (Santa Cruz) si è spostata adesso dal piano dipartimentale a quello nazionale: il loro piano consiste nel rifiutare il referendum revocatorio indetto da Morales per il prossimo 10 Agosto e spingere per una consultazione elettorale a breve termine allo scopo di estromettere dall'agone politico lo stesso Morales prima della naturale scadenza del suo mandato nel 2010.
Nel frattempo, una volta di più le organizzazioni separatiste dell'Oriente boliviano hanno dato di nuovo il peggio se stesse: in occasione del recente viaggio di Morales a Santa Cruz due giovani appartenenti alla Ujc (Uniόn Juvenil Cruceñista) sono stati fermati con un fucile in mano nei dintorni dell'aeroporto cruceño di El Trompillo in procinto di compiere un attentato contro il presidente.
Nonostante la situazione resti tesa, la Corte Nacional Electoral ha ribadito il suo impegno nei preparativi per il referendum revocatorio di Agosto, sottolineando inoltre che l'unico organismo legalmente legittimato a bloccarne lo svolgimento resta il Congresso boliviano, per cui i prefetti separatisti e i leader dei comitati civici per l'autonomia si pongono ancora una volta fuori della legalità con la loro richiesta di sospensione.
La difesa della democrazia in Bolivia resta affidata ancora di più ai movimenti sociali, che hanno avuto un ruolo significativo nel boicottaggio dei referendum dipartimentali facendo campagna elettorale per l'astensione o per il "No". Ripetendo più o meno l'esito delle consultazioni referendarie a Pando, Beni e Santa Cruz, a Tarija i voti contrari all'autonomia hanno raggiunto il 47%, di cui il 34,8% corrispondenti all'astensione e il 13,2% al "No".
Facendo un bilancio complessivo dei quattro referendum risulta evidente che in totale una buona metà della popolazione dei dipartimenti separatisti ha rifiutato la proposta di statuto autonomo, quindi l'Oriente boliviano resta si spaccato in due, ma senza contare sulla maggioranza schiacciante per la secessione che si auguravano i prefetti della "media luna", che hanno potuto disporre anche del braccio violento della Ujc, impiegata a picchiare e a minacciare contadini, indigeni e tutta quella fascia di popolazione secondo la quale si trattava di una consultazione incostituzionale, illegittima e antidemocratica: il rischio di altri colpi di scena (quali le elezioni generali per cui stanno lavorando i prefetti e il rifiuto ufficiale di partecipare al referendum revocatorio del prossimo 10 Agosto) potrebbe ancora essere dietro l'angolo.
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