Latina

L'esecutivo concede il ritorno in servizio ai giudici militari che operarono durante l'era Fujimori

Perù: la deriva autoritaria del presidente Alan García

La nomina dei giudici militari è incostituzionale e vìola lo stato di diritto
28 dicembre 2008
David Lifodi
Fonte: Ipsnoticias

Con un colpo di mano posto in essere dal presidente Alan García e la complicità dei ministri della Difesa e della Giustizia che hanno apposto le loro firme, il Perù compie un preoccupante salto all'indietro per precipitare in un autentico baratro verso una deriva autoritaria: l'esecutivo ha infatti dato il via libera al ritorno dei giudici militari responsabili delle peggiori violazioni dei diritti umani durante gli anni di governo di Fujimori.
Sicuri che una scelta di questo tipo avrebbe provocato polemiche, García e i suoi collaboratori hanno deciso di farla passare il più inosservata possibile: non è spiegabile in altro modo l'astuzia di pubblicarla su “El Peruano” (paragonabile alla nostra Gazzetta Ufficiale) proprio il 25 Dicembre, il giorno di Natale.
Quattro generali dell'esercito, tre tenenti in servizio presso l’aviazione militare, due viceammiragli della marina e un generale del corpo di polizia, tutti da tempo in pensione, sono stati nominati membri del Consejo Supremo de Justicia Militar (Csjm), organo che durante l'epoca di Fujimori serviva per perseguitare gli oppositori politici. Non sono servite a niente le rimostranze provenienti dal Collegio degli Avvocati, che ha considerato incostituzionale la nomina dei giudici militari da parte dell'esecutivo ed ha sottolineato la pericolosa e irresponsabile ingerenza del presidente García, che di fatto ha deciso di ritenere nulle le considerazioni espresse sul merito di questa operazione da parte del Tribunale Costituzionale: "in uno stato di diritto le leggi devono essere rispettate, e il procedimento di nomina avrebbe dovuto essere lo stesso che viene applicato nel campo della giustizia ordinaria". La stessa violazione della normale procedura di nomina dei giudici pone, una volta di più, il problema di un Csjm come corpo estraneo rispetto al potere giudiziario. Da tempo Tribunale Costituzionale, Defensoría del Pueblo e società civile avevano proposto una revisione completa del Consejo Supremo de Justicia Militar, al fine di evitarne la sua caratterizzazione come ente autonomo libero da qualsiasi vincolo legislativo. L'accusa di evidente infrazione costituzionale non ha però fatto demordere Alan García, che ha così riabilitato i peggiori componenti del Csjm grazie al ribaltamento di ben due sentenze emanate dal Tribunale Costituzionale, che assegnava la facoltà esclusiva di nominare i giudici al Consejo Nacional de la Magistratura.
E' bastato un decreto presidenziale, controfirmato da Ánero Flores Araoz (ministro della Difesa) e Rosario González (ministro della Giustizia), a riportare sulla scena politica del paese personaggi assai inquietanti, a partire dal generale Hugo Pow Sang, responsabile di aver reso falsa testimonianza nel processo in cui era coinvolto Fujimori per il massacro avvenuto all'università La Cantuta nel 1992 escludendolo come mandante. Lo stesso Pow Sang ordinò inoltre la cattura, e il successivo processo farsa, contro il generale in pensione Rodolfo Robles Espinoza, reo di aver denunciato la presenza del braccio armato del Sie (Servicio de Inteligencia Nacional) agli ordini dell'ex presidente e del suo delfino Montesinos, addirittura premiato, nel 1997, dal tenente dell'aviazione Percy Catacora Santistevan (anche lui oggi riabilitato dal decreto García) per i suoi servigi resi al Consejo Supremo de Justicia Militar. E ancora: sorprende la presenza in questo lotto di artefici di uno dei peggiori periodi di repressione che il paese ricordi, di Rizal Bragagnini, generale di polizia e viceministro degli Interni nel 1999, cioè in piena dittatura fujimorista. Inoltre, l'uso politico del Csjm consentì, sia di emanare un mandato d'arresto per due generali in pensione colpevoli di aver criticato le modalità d'impiego delle forze armate peruviane durante la guerra con l'Ecuador nel 1995, sia di costringere alla fuga in Argentina il generale Alberto Arciniega, che si era rifiutato di incarcerare i militari democratici che nel 1992 avevano tentato una sollevazione per cacciarlo.
Il Tribunale Costituzionale sostiene adesso che ci sarebbero gli estremi per avviare una denuncia di violazione della Costituzione nei confronti del presidente García e dei suoi due ministri, una corsa contro il tempo per evitare l’elezione del presidente del Consejo Supremo de Justicia Militar da parte di questi dieci giudici militari dal passato oscuro e preoccupante.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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