Brasile: operaio ucciso per la prolungata inalazione di amianto
Ancora un morto per contaminazione con l'amianto in Brasile, nella città di São José dos Campos (stato di San Paolo): è il terzo in meno di due anni. Donizete Gomes de Oliveira, 52 anni, lavoratore di Avibrás, industria aerospaziale operante nel settore della missilistica e della costruzione di razzi, è morto per l'esposizione prolungata all'amianto, durata circa venti anni, il periodo della sua vita lungo il quale ha lavorato in fabbrica.
In passato, gli altri due morti per inalazione di amianto provenivano sempre da Avibrás, che fino ad ora incredibilmente ha scelto di tacere, decidendo di non pronunciarsi di fronte ad episodi così gravi. La morte di Donizete Gomes de Oliveira è avvenuta lo scorso 7 Gennaio, ma il caso è venuto alla ribalta solo recentemente, soprattutto grazie alla denuncia dei sindacati e dell'Abrea (Associação Brasileira dos expostos ao amianto). Organizzazione non governativa sorta nel 1995, Abrea fin dalla sua fondazione si è battuta per denunciare presso i lavoratori e l'opinione pubblica i rischi che corrono coloro che lavorano a stretto contatto con l'amianto, si è impegnata a livello nazionale e internazionale per la sua messa al bando, ha sostenuto le azioni giudiziarie messe in atto dalle famiglie delle vittime, infine si è preoccupata di recuperare quelle zone infestate da industrie che in passato hanno utilizzato l'amianto come materiale per le loro attività. Probabilmente però, nemmeno Abrea sarebbe riuscita a salvare la vita di Gomes de Oliveira: "stiamo seppellendo un operaio vittima di un'esposizione all'amianto risalente ad oltre venti anni fa", ha spiegato una funzionaria del Ministero del Lavoro brasiliano. Lo stesso percorso hanno seguito i due operai deceduti prima di Donizete. Silvan Dias Barrios, 43 anni, è morto nell'aprile 2007 per un cancro ai polmoni, un anno dopo anche Nivaldo da Silva, 50 anni, si è dovuto arrendere dopo essersi sottoposto ad un intervento chirurgico che lo aveva lasciato con delle menomazioni fisiche. Tutti e tre hanno lottato diversi anni prima di essere sopraffatti dalla malattia, ma il direttore di Abrea Luiz Carlo Gomes denuncia che altri sessanta lavoratori di São José dos Campos potrebbero essere contaminati. Utilizzato, nel caso di Avibrás, per rivestire i razzi, l'amianto è proibito per legge in tutto lo stato di San Paolo dallo scorso anno per merito del Tribunale Supremo Federale, che se ne è fatto garante tramite l'approvazione della legge 12684/07, ma i suoi effetti si materializzano anche 35 anni dopo la contaminazione, come è successo nel caso dei due colleghi di Donizete Gomes de Oliveira. Nonostante l'impegno dei sindacati per la proibizione dell'amianto in Brasile, questo micidiale materiale continua a circolare liberamente in tutto il paese, molte industrie insistono nel farne uso e i loro padroni raramente intendono concedere un adeguato indennizzo alle famiglie delle vittime, questo perché è in gioco un mercato bilionario. Il Brasile esporta il 60% della produzione di amianto, i principali acquirenti sono India, Thailandia, Messico, Colombia, Indonesia ed Emirati Arabi: la città di Minaçu (stato di Goiania) ospita la terza maggior miniera del mondo, Canabrava (la cui attività estrattiva è portata avanti dall'impresa mineraria Sama, del gruppo Eternit) e muove un mercato di due bilioni di reais. Definita cancerogena dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, questa sostanza è stata abolita in ben 49 paesi, inclusi tutti quelli dell'Unione Europea, ma sopravvive ampiamente in Brasile, uno dei cinque maggiori produttori mondiali insieme a Russia, Cina, Kazakistan e Canada: il Congresso brasiliano ha più volte cercato di vietare o quantomeno controllare l'utilizzo e la diffusione dell'amianto, ma è sempre stato costretto a scontrarsi con le potenti lobby industriali presenti nel paese.
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