Uruguay: il Congresso dichiara incostituzionale la Ley de Caducidad
Nibia Sabalsagaray era una giovane docente di letteratura quando nel 1974 fu arrestata e uccisa da uno squadrone dell'esercito uruguayano. Ad oggi il suo caso, su cui la Suprema Corte di Giustizia deve ancora emettere il verdetto definitivo, potrebbe rappresentare il precedente maggiormente significativo affinché l'amnistia che finora ha graziato i responsabili dell'Operazione Condor in Uruguay diventi una volta per tutte incostituzionale.
La scorsa settimana il Congresso ha già dichiarato incostituzionale la Ley de Caducidad che consentì ai militari e agli alti esponenti dell'esercito e della polizia di godere dell'amnistia per i delitti di lesa umanità compiuti durante i dodici anni di dittatura che insanguinarono il paese tra il 1973 e il 1985. Inoltre la Ley de Caducidad, approvata soprattutto dai banchi del Partido Blanco e Colorado dopo il ritorno alla democrazia, non solo impediva che le forze di polizia coinvolte nell'Operazione Condor scampassero al giudizio della magistratura, ma ha consentito loro di continuare ad agire in maniera provocatoria, offensiva ed arrogante. Ne è prova lampante la lettera di questi giorni inviata da uno dei leader dell'estrema destra José Gavazzo, tuttora in prigione dal Settembre 2006 per la sparizione del militante Adalberto Soba, al senatore del Frente Amplio José Mujica, che durante gli anni della guerra sporca ha svolto un ruolo di primo piano all'interno del movimento di liberazione nazionale dei Tupamaros. Non provando alcuna vergogna per i documenti emersi recentemente e pubblicati dal quotidiano "La República" lo scorso 6 Gennaio, nei quali Gavazzo compariva come il coordinatore della repressione in Uruguay (denominato "Condor 5" accanto a Bolivia, Cile, Argentina e Paraguay), e responsabile del sequestro avvenuto a Buenos Aires nel 1976 di ben 22 cittadini uruguayani, il militare ha ribadito che mai tradirà i suoi compagni di torture rivelando i loro nomi o altri dati utili a far luce sugli anni più bui del paese. Il prossimo autunno in Uruguay si svolgeranno le elezioni presidenziali, e Mujica, nel caso in cui sia eletto, aveva dichiarato di esser disposto a venire incontro a quei militari o poliziotti che avessero scelto di raccontare tutto ciò che sanno sugli anni della dittatura e collaborare con la magistratura: questo sarebbe probabilmente l'unico modo per far affiorare la verità sui crimini degli anni '70, poiché gli stessi capi dell'esercito oggi in prigione continuano a mantenere la consegna del silenzio rifiutando perfino di dire dove seppellirono i corpi dei desaparecidos dopo le torture. Nemmeno la marcia organizzata annualmente dal Movimento Madres y Familiares de Detenidos Desaparecidos è mai riuscita ad ottenere giustizia. Gavazzo scrive nella sua lettera che non si trasformerà mai in un "traditore", ribadendo che durante gli anni della guerra sporca lui ha combattuto "per difendere la patria" e mostrandosi assolutamente intenzionato a non pentirsi. Fa rabbrividire soprattutto la parte finale della sua poco amichevole missiva a Mujica, quella in cui mette sullo stesso piano la lotta di liberazione dei tupamaros e l'attività di carnefice svolta da lui e dai suoi scagnozzi nei centri di detenzione clandestini: "Mi lasci concludere i miei giorni in prigione… come un giorno lei rischiò la vita per gli ideali in cui credeva e per difendere le sue ragioni fu fatto prigioniero, dall'altro lato io, suo nemico, misi in pratica ciò che la condizione di militare mi imponeva di fare: difendere la patria. Non rinnegherò mai ciò che ho fatto… io e lei ci odiamo allo stesso modo".
Aldilà del fatto che una lettera del genere dimostra di non tenere in alcuna considerazione la Convenzione di Ginevra (secondo la quale sono considerati crimini di guerra la tortura dei prigionieri, il sequestro e la sparizione forzata degli oppositori, l'assassinio dei civili, il furto dei figli degli oppositori politici ecc..), fa paura la spavalderia di queste affermazioni. Gavazzo sa bene, al pari di tutti i suoi complici liberi o nelle prigioni dello stato, che nonostante l'incostituzionalità della Ley de Caducidad dichiarata dal Congresso, il voto parlamentare non è vincolante: sarà la Corte Suprema a doversi pronunciare sul tema in modo definitivo. E' per questo che la sentenza della Corte stessa sul caso di Nibia Sabalsagaray potrebbe essere decisiva e spalancare la strada al giudizio per tutti i repressori che contribuirono a creare le premesse a far progredire l'Operazione Condor in Paraguay e fare giustizia per tutti quegli oppositori politici (non solo appartenenti alla guerriglia, ma anche alla società civile) che si batterono per la libertà del loro paese.
Per questi motivi il governo, in contemporanea con le presidenziali del prossimo ottobre, sta preparando una consultazione elettorale che faccia esprimere la popolazione sull'opportunità o meno del voto parlamentare non vincolante: l'eventuale ratifica totale e incondizionata della Ley de Caducidad farebbe giustizia per i desaparecidos, i loro familiari, e ribalterebbe il referendum del 1989, quando il 52% degli uruguayani (durante la presidenza Sanguinetti) si espresse a favore dell'amnistia.
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