El Salvador: le presidenziali del 15 marzo saranno quelle della svolta?
Ci siamo: domenica prossima, 15 Marzo, a El Salvador si vota per le elezioni presidenziali che potrebbero dare, dopo un ventennio ininterrotto di dominio arenero, la vittoria alla coalizione di sinistra consolidatasi intorno al Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln). I sondaggi attribuiscono la vittoria al candidato del Frente Mauricio Funes, sia sulla scia dei buoni risultati ottenuti dal Fmln alle amministrative tenutesi nemmeno due mesi fa, sia per l'indipendenza dello stesso Funes rispetto alla burocrazia e al dogmatismo che ancora albergano in una parte radicata dei dirigenti del partito degli ex-guerriglieri.
Nonostante il silenzio elettorale entri in vigore soltanto mercoledì prossimo, questo fine settimana ha già registrato i comizi conclusivi sia di Funes sia di Rodrigo Avila, candidato di Arena (Alianza Republicana Nazionalista) ed ex dirigente della polizia nazionale: per quanto riguarda le manifestazioni conclusive dei due schieramenti politici, a quella del Fmln hanno partecipato oltre duecentomila persone, oltre il doppio rispetto al meeting finale arenero. Buona parte dell'elettorato salvadoreño dice di esprimere il proprio gradimento per Funes, ex giornalista molto popolare nel paese, ma l'esito del voto di domenica prossima è più incerto di quanto si possa credere. Solo la scorsa settimana un gruppo di attivisti di Arena ha prima cercato di creare ad arte scontri con alcuni simpatizzanti del Fmln, poi ha aggredito alcuni giornalisti accusandoli di essere di sinistra: uno dei dirigenti più in vista di Arena ha addirittura incitato apertamente i militanti di Arena ad attaccare apertamente i militanti del Frente, mentre resta ancora avvolto nel mistero l'assassinio dell'ex colonnello dell'esercito Edgardo Tobar, sostenitore di Funes, avvenuto lo scorso 28 Gennaio. In realtà la potenza di fuoco di Rodrigo Avila è supportata soprattutto dai mezzi di comunicazione (la denuncia proviene dalla missione degli osservatori dell’Unione Europea), basti pensare che il suo ultimo messaggio di invito al voto è stato trasmesso da cento stazioni radiofoniche. Inoltre, Arena ha ripreso in mano il vecchio modo di far propaganda abbandonato in parte durante le amministrative ed ora ampiamente tornato in auge, cioè quello di denunciare il Fmln come un partito violento, rimasto ancorato ai princìpi della guerriglia e di conseguenza illiberale. Infine, come già avvenuto in molti altri paesi centro e sudamericani ogni volta che si intravede all'orizzonte la possibilità di una vittoria per una coalizione di centro-sinistra, Arena ha accusato il Frente di essere in contatto con le Farc (le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e con Hugo Chávez. In poche parole, se vincesse il Fmln, Arena è tornata a sbandierare l'incubo di un paese nelle mani dei comunisti, governato da forze esterne e desideroso di interrompere le relazioni con gli Stati Uniti. Il progetto di Funes, se riuscisse a diventare presidente, è in realtà molto più moderno. L'ex giornalista e indipendente Funes, candidato appositamente proprio con un curriculum del genere per raccogliere voti anche al centro e tranquillizzare quella parte di elettorato che vede ancora il Fmln come un partito composto esclusivamente da ex-guerriglieri, intanto vuol dare al paese quell'alternanza politica finora negata da venti anni di dittatura arenera, trovare il modo di farlo uscire dalla crisi economica, diminuire la povertà di una popolazione che al 60-70% vive nell'indigenza, dare una risposta sociale al problema delle pandillas, le violente bande giovanili, virare verso una politica estera indipendente. Il suo compito non sarà facile. Solo nell'ultimo quinquennio di Arena, dal 2004 al 2009, il presidente uscente Saca ha ratificato il Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, ha approvato una legge per favorire ampiamente quei grandi imprenditori che hanno investito nelle infrastrutture e nell'industria turistica per oltre 50 milioni di dollari e sono stati ricompensati con l'esenzione dal pagamento delle tasse, infine non è riuscito a calmierare il costo della vita. E ancora: sotto la presidenza dei vari Cristiani, Calderón, Pérez (tutti di Arena), succedutisi alla guida del paese tra il 1989 e il 2004, è stato imposto il dollaro in omaggio ai grandi investitori privati, sono state privatizzate le compagnie statali petrolifera e telefonica, la distribuzione di energia elettrica è stata svenduta agli Stati Uniti. A tutto questo però la stampa non ha mai dato il giusto rilievo, così come non ha mai posto l'accento sulla effettiva ingerenza di forze straniere nel processo democratico del paese, ad esempio le false carte d'identità rilasciate da Arena (che ne controlla l'emissione a livello nazionale) grazie alle quali nel municipio di San Isidro Cabañas sono stati reclutati honduregni e nicaraguensi nel tentativo di falsare l'esito del voto. Nonostante dodici anni di guerra civile (dal 1980 al 1992) che hanno lasciato decine di migliaia i morti e un processo di pacificazione nazionale che continua a camminare attraverso un sentiero assai accidentato, la forza e la presenza di Arena nella società resta inquietante. Gli impiegati della funzione pubblica hanno denunciato di essere stati obbligati a votare per Arena, mentre l'organizzazione non governativa con sede in Venezuela Fuerza Solidaria, il cui carattere eversivo sembra ormai rinomato, ha sostenuto che i lavoratori di aziende straniere con sede a El Salvador potrebbero rischiare di perdere il lavoro in caso di vittoria del Fmln. Lo scopo di destabilizzare il paese con affermazioni del genere è fin troppo evidente.
Nonostante tutto ciò, domenica prossima El Salvador ha la possibilità di voltare pagina e non rappresentare più un terreno di conquista per le poche famiglie ricche del paese, le imprese straniere, gli Stati Uniti: ci riuscirà?
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