Latina

Diritti indigeni e modalità di voto per le elezioni del prossimo dicembre al centro della contesa

Bolivia: il Senato (dove prevale la destra) si rifiuta di approvare la Ley Electoral Transitoria

Secondo il Mas la mancata approvazione della legge rappresenterebbe una grave violazione della Costituzione
8 aprile 2009
David Lifodi

In Bolivia si riaccende il dibattito politico, e soprattutto i tentativi dell'opposizione di destra di sbarrare la strada al Movimiento al Socialismo (Mas) di Evo Morales.
Oggi, 8 Aprile, è la data entro la quale il Senato (nelle mani dei partiti contrari al Mas) avrebbe dovuto approvare la Ley Electoral Transitoria, presentata pubblicamente dall'esecutivo in corrispondenza con la nuova Costituzione boliviana: la legge ha lo scopo di regolare le modalità attinenti alle prossime consultazioni elettorali, previste per il prossimo 6 dicembre (quelle nazionali) e per l'aprile 2010 (regionali).
La Ley Electoral Transitoria deve essere approvata dal Senato, secondo la nuova procedura costituzionale, entro 60 giorni dal suo passaggio e la conseguente ratifica ottenuta presso la Camera dei Deputati. L'ostruzionismo del Senato si è finora concentrato essenzialmente su alcuni punti chiave: il primo è relativo al rifiuto da parte della destra di concedere il voto ai boliviani residenti all'estero e le conseguenti modifiche da fare nei registri dell'anagrafe elettorale, il secondo (di marca apertamente razzista) intende abbassare i seggi per i parlamentari indigeni dai 14 proposti dalla Camera dei Deputati (in maggioranza masista) a 4. La discussione verte inoltre sulla possibilità di concedere l'opzione di un referendum autonomista (sul modello di quelli già svolti in passato nell’Oriente boliviano) che dovrebbe aver luogo in Luglio a dipartimenti che in realtà non hanno presentato un'esplicita richiesta, tra i quali La Paz, Oruro, Potosí, Chuquisaca. Senatori e deputati del Mas (in particolare Félix Rojas e Ricardo Díaz) hanno accusato l'opposizione di "sabotaggio elettorale", soprattutto in relazione alla proposta del Senato di diminuire da 14 a 4 le circoscrizioni elettorali che avranno il compito di eleggere i parlamentari indigeni presso l'Assemblea Plurinazionale, il nome che assumerà il Congresso a partire dal 2010 secondo quanto sancito dalla nuova Costituzione in relazione al principio di tutela e riconoscimento delle stesse comunità indigene. Nel caso in cui il Senato si rifiuti di approvare la Ley Electoral Transitoria, il presidente Morales ha il potere di approvarla al termine dei 60 giorni previsti (che hanno cominciato a decorrere dal 9 febbraio scorso) dalla carta costituzionale tramite un decreto supremo. Il rifiuto di approvazione del Senato rappresenterebbe una grave violazione della Costituzione, hanno spiegato gli aderenti alla Coordinadora Nacional para el Cambio (Conalcam), che hanno accusato la destra di non avere argomenti sufficientemente validi per motivare il rifiuto di approvazione della legge tuttora ferma al Senato, ed hanno promesso azioni di mobilitazione sociale. Ancora più pesanti le dichiarazioni del vicepresidente Linera, che ha tacciato l'opposizione di essere antidemocratica e ha smentito i timori della destra, secondo la quale il sistema di assegnazione dei seggi favorirebbe gli indigeni e il voto ai boliviani residenti all'estero potrebbe non essere del tutto trasparente.
Nonostante le schermaglie verbali tra il Mas e la parte più reazionaria dell'opposizione, sembra che il governo cerchi di raggiungere un accordo, soprattutto in relazione alle regole sull'elezione dei candidati nelle circoscrizioni indigene (a questo proposito sarà interessante vedere quale sarà l'opinione delle comunità stesse e dei movimenti sociali), ma resta altrettanto ferma la volontà di procedere a colpi di maggioranza assoluta nel caso in cui il Senato tenti di imporre un ulteriore stop alla legge. In questo contesto risultano paradossali le interviste rilasciate da Jorge Quiroga (leader della destra di Podemos, in passato delfino del dittatore Hugo Banzer), uno che di tentate frodi con mezzi illeciti se ne intende, quando si appella al rispetto della democrazia e della trasparenza. Nel caso in cui la Ley Electoral Transitoria non venga approvata, alcuni deputati del Mas hanno proposto di abbandonare in massa le istituzioni dove sono in maggioranza in segno di protesta.
In attesa dei prossimi sviluppi, ancora una volta si cerca di minare le basi della democrazia in Bolivia: a soli pochi mesi dall'entrata in vigore della nuova Costituzione l'opposizione non demorde e non si rassegna ad accettare uno stato plurinazionale e includente di campesinos e indigeni che per secoli sono stati relegati ai margini della vita politica del paese e che adesso hanno ripreso la centralità che meritavano.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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