Ecuador: la revolución ciudadana non si arresta
Si sono risolte in un trionfo del presidente Rafael Correa le elezioni di domenica 26 Aprile, che lo hanno ampiamente riconfermato alla guida del paese. La legge elettorale ecuadoriana prevede che per conquistare la presidenza al primo turno sia sufficiente raggiungere il 50% più uno dei voti oppure ottenere dieci punti percentuali in più del secondo candidato: Correa ha fatto addirittura meglio con un 51,7% che ha sbaragliato il rivale Lucio Gutierrez, incapace di andare oltre il 28%, e del Berlusconi di Guayaquil, l'imprenditore miliardario Noboa che si è fermato ad un misero 11,62%. Il movimento di Correa, Alianza País, ha ottenuto la metà esatta dei seggi della nuova Assemblea Nazionale, 62 su 124, un risultato notevole di cui potranno beneficiare anche gli altri piccoli partiti di sinistra che hanno sempre appoggiato l'economista ecuadoriano: a loro dovrebbero andare una quindicina di seggi. Le accuse di brogli lanciate dall'ex presidente Gutierrez (uno che di truffe alle spalle della popolazione ecuadoriana, indigeni e movimenti compresi, se ne intende davvero) non attaccano: la revolución ciudadana di Correa proseguirà il suo corso. Tra gli elettori di Correa molti giovani tra i 16 e i 18 anni, ecuadoriani residenti all'estero, stranieri abitanti e residenti in Ecuador, tutte categorie che prima della ratifica della nuova Costituzione non avevano diritto di voto. Correa rimarrà in carica fino al 2013, ma la Costituzione permette alla cittadinanza di revocare il suo potere (e quello di tutti gli eletti) alla metà del mandato sulla scia della Costituzione venezuelana del 1999 e di quella più recente della Bolivia (2009): lo stesso Correa proprio in seguito all'approvazione della Costituzione aveva deciso di rimettersi in gioco indicendo nuove elezioni per il 26 Aprile di quest'anno. Il percorso di Correa, spesso ignorato dalla grande stampa, ha avuto il merito di far compiere all'Ecuador grandi passi avanti in campo democratico dopo oltre dieci anni in cui nessun governo era riuscito a concludere il mandato per sollevazioni popolari. Eletto presidente a fine 2006 Correa raggiunse nell'aprile 2007 l'82% dei "si" nel referendum relativo alla convocazione delle elezioni generali per designare i membri dell’Assemblea Costituente, mentre nel Luglio del 2008 fu approvato il testo della nuova Costituzione, una tra le più all'avanguardia non solo del continente latinoamericano, ma di tutto il mondo per la sua attenzione volta all'acqua come diritto fondamentale inalienabile, ai principi del buen vivir sperimentato dalle comunità indigene e al riconoscimento dei diritti fondamentali di cittadinanza (solo per citare i tratti più significativi) sulla scia del socialismo del XXI secolo.
Tra i primi atti di Correa, che potrà ricandidarsi di nuovo nel 2013, è previsto l'annullamento del contratto con compagnie petrolifere che tuttora stanno tentando di imporre contratti capestro allo stato ecuadoriano (ad esempio la spagnola Repsol) e l'adozione di un sistema fiscale più rigido nei confronti dei grandi potentati economici ancora presenti nel paese, su tutti quello dello stesso Alvaro Noboa, candidatosi per la quinta volta alla presidenza del paese e ancora sconfitto.
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