Latina

Honduras: Movimenti popolari paralizzano il paese

Enormi manifestazioni in tutto il paese. In Nicaragua bloccano la frontiera con l'Honduras
17 luglio 2009
Giorgio Trucchi

I movimenti popolari continuano la loro protesta contro il golpe © (Foto G. Trucchi)

Per quanto tempo potrà ancora resistere il governo spurio di fronte all'impressionante capacità di mobilitazione dei movimenti popolari e all'isolamento internazionale?
Dopo 19 giorni di resistenza, i figli e le figlie coraggiose dell'Honduras hanno nuovamente dimostrato la loro forza, paralizzando il paese con blocchi delle principali vie di comunicazione in tutto il territorio nazionale.
A poche ore dalla ripresa del processo di negoziazione in Costa Rica, processo già ampiamente criticato dalle organizzazioni popolari che si oppongono al colpo di stato, il presidente Zelaya sembra in procinto di fare ritorno in Honduras per installare una sede alternativa di governo.

"Oggi abbiamo praticamente paralizzato l'Honduras", ha dichiarato alla Lista Informativa "Nicaragua y más" il coordinatore del Bloque Popular, Juan Barahona-.

Abbiamo bloccato due delle più importanti vie di comunicazione della capitale: quelle che vanno verso Nord e Sud del paese. Siamo rimasti dalle 9 della mattina fino alle 4 del pomeriggio, paralizzando tutto il traffico commerciale.
A San Pedro Sula la gente ha bloccato la strada che va verso Puerto Cortés, il più grande porto marittimo dell'Honduras ed uno dei più importanti a livello centroamericano. Altre azioni importanti sono state fatte nella zona di Olancho -Est dell'Honduras- ed a Santa Rosa di Copán, dove transita il traffico commerciale che va verso il Guatemala ed il Salvador.

A Tegucigalpa - ha continuato Barahona - la partecipazione è stata immensa. Hanno aderito le tre principali centrali sindacali, i maestri, le donne organizzate, gli studenti di secondaria e quelli universitari che hanno occupato l'Università Autonoma e la Pedagogica.

Il personale del settore sanitario hanno dichiarato lo stato di agitazione, ma la cosa più importante è che sta arrivando la gente comune, quella non organizzata, e chiede di unirsi alla lotta contro i golpisti.
Ormai si è trasformata in una lotta della popolazione in generale, con la coordinazione del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato", ha affermato il dirigente sindacale e coordinatore del Bloque Popular con la voce spezzata dall'emozione.

Da San Pedro Sula, il coordinatore del Bloque Popular di questa zona e dirigente del Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili, Stibys, Erasto Reyes, ha comunicato che "più di 8 mila manifestanti contro il colpo di stato hanno occupato la strada che conduce a Puerto Cortés, interrompendo in modo indefinito il transito dei furgoni, camion ed ogni tipo di trasporto.
Dalla zona occidentale la gente si è mobilitata fin dalle prime ore della mattina per partecipare a questa protesta che durerà di 48 ore. Il coprifuoco, nuovamente imposto dai golpisti a partire da ieri 15 luglio, per intimorire la popolazione, non è servito a nulla e la gente ha sfidato questo divieto", ha raccontato Reyes nella sua nota.

Repressione a Olancho

A dispetto della campagna mediatica dei principali mezzi di informazione del paese, secondo i quali le proteste sarebbero state soffocate nel sangue dalle forze di polizia e dell'esercito, l'unico episiodio di violenza si è registrato nel dipartimento di Olancho, dove due persone sono state travolte e gravemente ferite da un convoglio militare.

"Ciò che ci preoccupa è la situazione a San Pedro Sula, dove i movimenti popolari hanno deciso di sfidare il coprifuoco, estendendo la protesta per 48 ore - ha detto Juan Barahona-.
Per il dirigente sindacale, la dimostrazione di forza della popolazione per ristabilire l'ordine istituzionale nel paese è diventato l'elemento più importante affinché si mantenga viva la speranza di abbattere il regime golpista.

"La risposta della popolazione è stata impressionante ed i golpisti hanno i giorni contati. Domani (venerdí 17) continueremo con le occupazioni delle principali vie di comunicazione e con la mobilitazione in tutto il paese. Per la prossima settimana le centrali sindacali decreteranno uno sciopero nazionale ad oltranza. Questa è la nostra risposta al processo di mediazione che inizierà domani, sabato 18, in Costa Rica. Un processo che consideriamo uno strumento per consolidare i golpisti al potere e per debilitare la nostra resistenza.

Per noi - ha concluso Barahona - è importante il sostegno delle popolazioni e dei governi del mondo, in quanto rafforza il morale del nostro movimento che ormai sta lottando da 19 giorni.

Movimenti sociali del Nicaragua si uniscono alla lotta

Con un'azione coordinata con i movimenti dell'Honduras, circa 120 persone appartenenti al Movimento Sociale Nicaraguense "Otro Mundo es Posible", capitolo Nicaragua della Alleanza Sociale Continentale, ASC, hanno bloccato per più di quattro ore la frontiera di Las Manos tra il Nicaragua e l'Honduras, in segnale di protesta contro il colpo di stato e in solidarietà con le organizzazioni popolari del vicino paese.

Secondo Dolores Jarquín, della ASC, "Abbiamo formato una catena umana ostacolando il transito e molta gente che si trovava lì ha espresso la sua solidarietà con il nostro gesto. Dal lato honduregno della frontiera la polizia ha schierato un forte contingente di guardie armate, ma per fortuna non c'è stato nessun tipo di contatto o scontro. La polizia nicaraguense ha invece dimostrato la sua professionalità, proteggendoci".

Numerosa la presenza dei mezzi d'informazione nazionali ed internazionali

Nei prossimi giorni - ha concluso Jarquín - realizzeremo altre manifestazioni di protesta a Managua contro il colpo di stato in Honduras e crediamo che queste azioni siano molto importanti per i movimenti popolari honduregni, che continuano a lottare affinché si ristabilisca l'ordine istituzionale nel loro paese".

L'Allenza Sociale Continentale ha deciso di inviare commissioni di osservazione e solidarietà in territorio honduregno, in modo da creare una presenza costante.

Ritorna Zelaya?

Mentre in Costa Rica il presidente di questo paese, Oscar Arias, che ha assunto il ruolo di mediatore nel processo di mediazione tra il governo costituzionale ed il regime de facto, sembra essere intenzionato, con l'avallo del governo statunitense, a lanciare una proposta di "governo di transizione", la ministra degli Esteri in esilio, Patricia Rodas, ha dichiarato alla stampa che il presidente Manuel Zelaya sarebbe già partito per far rientro nelle prossime ore in Honduras, con l'obiettivo di creare una sede alternativa di governo.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )

Note: articoli in spagnolo sul tema su www.nicaraguaymasespanol.blogspot.com

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