Latina

A tre anni dalla sua scomparsa Julio López continua ad essere desaparecido

Argentina: il passato che ritorna

A sei anni dall'annullamento delle leggi "Punto Final" e "Obediencia Debida" tutto prosegue come prima
24 settembre 2009
David Lifodi

Il 18 settembre 2006 l'operaio Julio López diveniva, suo malgrado, il primo desaparecido dell'Argentina democratica dopo il lungo periodo della dittatura protrattasi dal 1976 al 1983. Negli anni seguenti altri cittadini argentini, militanti sociali o attivisti, sono spariti per brevi periodi e poi rimessi in libertà dopo aver subito minacce e, in certi casi, torture. Nei primi nove mesi del 2009 la pratica dei sequestri si è fatta ancora più preoccupante: dallo scorso 31 Gennaio non si hanno più notizie del sedicenne Luciano Arruga, mentre il 26 maggio è sparito Orlando Argentino González, testimone chiave al processo contro un ex commissario coinvolto con la dittatura.
In corrispondenza con i tre anni dalla scomparsa di Julio López, il 18 settembre 2009 i movimenti sociali hanno organizzato l'incontro "Encuentro Memoria, Verdad y Justicia" nella storica Plaza de Mayo di Buenos Aires per sollecitare il governo a farsi promotore di un'indagine ampia e approfondita su questo inquietante ritorno al passato. La famiglia Kirchner (sia l'ex presidente Néstor che la moglie Cristina, l'attuale presidenta) è accusata di immobilismo e connivenza: i Kirchner - hanno spiegato i manifestanti nel documento finale redatto al termine dell'incontro – "hanno superato tutti gli altri governi post dittatura in quanto al numero di militanti fatti prigionieri o assassinati". In realtà uno dei primi atti politici di rilievo di Néstor Kirchner era stato quello di riformare la polizia bonaerense, mentre dall'Aprile 2008 la Escuela de Mecánica de la Armada (situata in una delle principali avenidas di Buenos Aires) si è trasformata in un centro culturale denominato "Nuestros hijos", grazie anche all'interessamento dello stesso ex-presidente. Le Madres de la Plaza de Mayo lo avevano ringraziato pubblicamente tramite la loro storica portavoce Hebe de Bonafini, e sempre le Madres avevano contribuito a dipingere le pareti e a trasformarla nell'attuale Museo de la Memoria. Dall'Esma , luogo di orrori e torture messo in piedi dalla dittatura, sparirono oltre cinquemila persone, la maggior parte inghiottite dal Rio de la Plata durante i voli della morte.
Ad oggi resta però attuale il mistero di tre persone scomparse, come un segnale d’avvertimento per tempi bui che potrebbero tornare. Si nutrono forti dubbi sull'operato del Ministro di Giustizia Fernández, che non avrebbe compiuto le indagini necessarie sulla cosiddetta "maldita bonaerense", la polizia di Buenos Aires famosa per il facile uso della violenza e per essere coinvolta in traffici poco leciti.
Dopo esser stato rapito e sequestrato dalle forze di polizia del regime nel 1976, Julio López è sparito di nuovo il 18 Settembre 2006 a La Plata, proprio dopo che era riuscito a portare di fronte alla giustizia l'ex commissario Miguel Etchecolatz, suo aguzzino trenta anni esatti prima. López era il testimone chiave del processo ed è desaparecido dal giorno prima della sentenza contro lo stesso Etchecolatz. La sparizione di López rappresenta una minaccia per tutti gli altri testimoni in processi simili, e più in generale un avvertimento per tutte le organizzazioni popolari. Paradossalmente la risposta dei governi democratici è stata blanda: il caso è passato da un giudice all'altro poiché tutti si dichiaravano incompetenti, mentre "la presidenta Cristina Fernández Kirchner e il suo vicepresidente Cobos hanno steso un velo di silenzio sul tema, come se Julio López non esistesse", è il duro atto d'accusa dei movimenti sociali. Secondo i dati nelle mani delle associazioni che si occupano dei diritti umani, a sei anni dall'annullamento delle leggi "Punto Final" e "Obediencia debida" tutto prosegue come prima: solo 58 militari legati alla dittatura sono stati condannati, ma la maggior parte gode degli arresti domiciliari e restano ancora da rendere pubblici gli archivi del regime, mentre una parte di giudici vicina agli ambienti militari è riuscita a mantenere la sua carica nonostante i tentativi di pulizia dei Kirchner.
Con queste premesse è maturato il sequestro di Orlando Argentino González, anche lui già sequestrato dai militari nel 1976 e sparito di nuovo lo scorso 26 maggio, quando avrebbe dovuto presentarsi presso il tribunale di Tucumán (città dove era stato rapito trenta anni prima) per denunciare i crimini commessi dall'ex commissario Camilo Orce, già detenuto per le violenze perpetrate durante gli anni della dittatura militare. Anche in questo caso, come in quello di López, González era stato torturato negli anni settanta dallo stesso Camilo Orce, che dalla prigione sarebbe ancora in grado di manovrare e comandare un gruppo di nostalgici della dittatura: si spiegano così le minacce ricevute da González per tutta la settimana precedente alla sua deposizione in aula prima della sparizione affinché la finisse con le sue testimonianze scomode.
Ancora più sconcertante la desaparición del sedicenne Luciano Arruga, avvenuta il 31 Gennaio a Buenos Aires. Sembra che alcuni poliziotti del distaccamento Lomas del Mirador avessero chiesto al giovane di rubare per loro, in cambio avrebbe ottenuto una protezione. Un'offerta difficilmente rifiutabile per le migliaia di ragazzi poveri delle villas miserias di Buenos Aires. Luciano però non aveva accettato e per questo motivo dopo esser stato picchiato brutalmente da uomini della polizia è sparito. Anche in questo caso le organizzazioni sociali e politiche hanno chiesto con forza la "aparición con vida" di Luciano, ma il governatore della provincia di Buenos Aires Scioli ha rifiutato più volte perfino di ricevere la sua famiglia, mentre il sindaco della capitale Macri cavalca il tema della sicurezza sgomberando e attaccando qualsiasi realtà di base o di opposizione sociale che si trovi ad intralciare il suo cammino.
Per tutti coloro che credono nel rispetto dei diritti umani, per le famiglie dei desaparecidos e per non dover tornare a vivere incubi del passato, dalla Casa Rosada adesso si attendono risposte concrete.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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