Brutale repressione a Tegucigalpa
Alle 5 di mattina di ieri 22 settembre, centinaia di effettivi della polizia e dell'esercito hanno accerchiato il quartiere in cui è situata l’ambasciata del Brasile ed hanno brutalmente attaccato i manifestanti, che da quasi 24 ore presidiavano in modo pacifico il luogo in cui si è rifugiato il presidente Manuel Zelaya Rosales dopo il suo improvviso ed inaspettato rientro nel paese.
Gas lacrimogeni, pallottole di piombo e di gomma, violenti lanci di acqua mescolata con liquido urticante sono stati usati in modo indiscriminato per attaccare i manifestanti ed isolare totalmente il presidente Zelaya, in attesa di una quanto mai probabile invasione dell’ambasciata brasiliana.
"La gente è rimasta tutta la notte nel Boulevard Los Próceres e nelle strade vicine all’ambasciata e verso le 5 del mattino è iniziato il brutale attacco da parte dell’esercito e della polizia con mitragliatrici e gas lacrimogeni – ha spiegato alla Lista Informativa “Nicaragua y más” il corrispondente di Radio Globo, Carlos Paz –.
La moltitudine, composta soprattutto da donne con bambini e bambine, anziani e giovani, ha iniziato a fuggire verso il centro dalla capitale, inseguita da vari plotoni di soldati e poliziotti che hanno aferrato un feroce attacco da nord, tagliandogli la strada. Hanno anche usato camion da cui lanciavano violenti getti di acqua mischiata con liquido urticante e alla fine ci sono stati molti arresti e feriti”.
Secondo le prime denuncie del Comitato dei familiari delle persone scomparse in Honduras, Cofadeh, sarebbero più di cento le persone arrestate che in questo momento vengono mantenute in condizioni disumane nello stadio di baseball Chochi Sosa.
Il Cofadeh ha inoltre informato che durante la repressione e la caccia all’uomo iniziata in tutta la capitale, poliziotti motorizzati ed alcuni veicoli carichi di gendarmi sono arrivati minacciosamente davanti agli uffici di questa organizzazione particolarmente impegnata sul tema dei diritti umani ed hanno arrestato molte persone, lanciando anche lacrimogeni per le strade.
Con l’obiettivo di rendere impossibile la resistenza del presidente Zelaya e quella delle persone e giornalisti che l’accompagnano, vari soldati hanno attivato un potente stereo che diffondeva a tutto volume l’inno nazionale.
Durante varie ore all’ambasciata brasiliana è stata anche tolta l’acqua potabile e già da ieri è stata sospesa l’energia elettrica. Grosse difficoltà hanno inoltre dovuto affrontare le pesone che da fuori portavano il cibo alle decine di persone asseragliate. In molti casi è stato impedito loro l’accesso alla zona.
Per quello che riguarda i risultati della repressione della mattinata non è stata ancora confermata la notizia di almeno due morti durante gli scontri, mentre sono varie decine i feriti che sono stati curati nei vari ospedali della capitale.
Secondo Carlos Paz, l'intenzione del governo de facto sarebbe di incrementare la repressione e catturare il presidente Manuel Zelaya ed effettivamente ciò che è accaduto questa mattina e la presenza dei membri della Direzione di Investigazione Criminale, istituzione che ha l'ordine di eseguire la cattura del presidente honduregno, farebbero presagire un’azione drastica durante le prossime ore.
"Tutto fa pensare che il governo de facto incrementerà la sua azione repressiva, ma dopo 87 giorni di resistenza e lotta questo popolo ha preso coraggio e difende la democrazia nel paese. È probabile che le prossime ore saranno comunque molto difficili per il popolo in resistenza”, ha concluso il corrispondente di Radio Globo.
Continua la repressione
Durante tutta la giornata e fino a tarda serata, la polizia e l’esercito hanno represso le numerose manifestazioni sorte spontaneamente nei vari quartieri della capitale e in tutto il paese. Sono varie decine le persone ferite, alcune sembra gravemente e con segni di tortura.
L’ambasciata del Brasile è stata totalmente circondaata e le case vicine svuotate ed occupate dalle forze speciali dell’esercito e della polizia.
Il presidente Zelaya ha concesso un’intervista a Radio Globo durante la quale ha annunciato di essere stato informato di un piano per entrare con la forza nell’ambasciata e simulare un suo suicidio.
“Hanno già pronto un medico disposto a certificare che la causa della mia morte sarà il suicidio. Denuncio a livello mondiale questo piano e se questa notte avverrà ciò che da più parti mi stanno dicendo, sappiate che si sarà trattato di un magnicidio perché non ho intenzione di suicidarmi. La mia vocazione è di resistere e lottare fino alla fine. Preferisco morire in piedi piuttosto che inginocchiarmi davanti a questa dittatura”, ha dichiarato Zelaya.
Il presidente honduregno ha anche risposto negativamente alla proposta di dialogo presentata dal governo de facto, secondo la quale si pretende aprire un tavolo di trattativa sottoposto però alle condizioni di non prendere in considerazione il ritorno di Zelaya alla Presidenza, che il presidente legittimo dell’Honduras riconosca immediatamente la validità del processo elettorale in corso e accetti le cause penali iniziate contro di lui dal Pubblico Ministero.
Intanto il coprifuoco è stato nuovamente esteso fino alle 6 del pomeriggio di domani 23 settembre
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )
http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2009/09/fotos-brutal-desalojo-del-pueblo-en.html
Video della repressione:
http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2009/09/video-represion-y-desalojo-frente-la.html
http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2009/09/video-2-represion-y-desalojo-frente-la.html
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