Latina

Honduras: Show mediatico per legittimare le elezioni

Recalcitrante posizione del governo di fatto. La polizia reprime nuovamente
12 ottobre 2009
Giorgio Trucchi

La repressione del 7 ottobre © (Foto G. Trucchi)

"La montagna ha partorito un topo". Potrebbe essere questo il titolo appropriato per descrivere la prima giornata del "Dialogo Guaymuras", nome imposto dal governo di fatto che ha monopolizzato l'ordine del giorno e la parte protocollare di questa prima sessione, alla quale hanno partecipato le delegazioni del governo di fatto, del presidente Manuel Zelaya e la commissione di alto livello dell’Osa.
Mobilitazioni in tutta la capitale sono state brutalmente soffocate dalla polizia e dall'esercito, mentre alle 51 persone accusate di sedizione per l’occupazione dell'Istituto Nazionale Agrario, INA, sono state concesse misure cautelari e sono in libertà in attesa del processo.

Quella che si sperava fosse una giornata storica per il popolo honduregno si è invece trasformata in uno show mediatico minuziosamente preparato dal governo di fatto.

Con un’impressionante ed inspiegabile presenza militare è iniziato lo scorso 7 ottobre il Dialogo di Guaymuras. In questa prima sessione hanno preso la parola il ministro degli Esteri di fatto Carlos López Contrera, il delegato del presidente Zelaya, Victor Meza ed il segretario generale dell'Osa, José Miguel Insulza, evidenziando una significativa distanza tra le parti.

Se per l'Osa e la delegazione del presidente Zelaya risulta imperativo riprendere in mano l’Accordo di San José, ripristinare il presidente Manuel Zelaya e prendere in considerazione il processo elettorale solo dopo la restaurazione dell'istituzionalità nel paese, per il governo di fatto l'unico obiettivo sembra essere la legittimazione internazionale delle elezioni previste per il prossimo 29 novembre.

Emblematiche le parole usate dal presidente di fatto Roberto Micheletti il quale, durante il suo incontro con la missione dell'Osa, ha scartato la possibilità di un ritorno di Zelaya alla Presidenza, è tornato ad esporre la possibilità di lasciare l’incarico solo se al suo posto venisse nominata una terza persona ed ha aggiunto che, in ogni caso, qualsiasi soluzione dovrà inquadrarsi all’interno di ciò che prevedono la Costituzione e le leggi dell’Honduras.

Micheletti ha inoltre detto che come capo del governo non poteva assumersi impegni che competono ad altri poteri dello Stato e che “non c'è modo di fermare il processo elettorale almeno che non usiate la forza e non ci invadiate”.

Il segretario generale dell'Osa ha invece rimarcato l’importanza di riconoscere alcune realtà, come ad esempio che la rimozione di un Presidente Costituzionale per normalizzare la situazione nel paese non solo non è servita per questo obiettivo, bensì dopo più di cento giorni ha reso la situazione ancora più insostenibile.

Ha invitato il governo di fatto a cambiare comportamento per evitare che le elezioni non vengano riconosciute a livello internazionale ed ha chiesto che vengano ristabilite le garanzie costituzionali, che si riaprano tutti i mezzi d’informazione che sono stati chiusi, che le delegazioni abbiano l’autorità necessaria per potere firmare accordi e che si fissino tempi brevi e chiari per raggiungere un accordo tra le parti.

José Manuel Insulza ha infine chiesto che il dialogo venga affrontato senza fini occulti, lasciando a un lato differenze e timori.

La Resistenza partecipa ma critica il dialogo

Poco dopo la prima riunione tra le due delegazioni, il Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato ha diffuso un comunicato nel quale ribadisce che "il dialogo è il metodo adeguato per avvicinare le parti e come dimostrazione della nostra volontà di volere cercare una soluzione all'attuale crisi politica, abbiamo accettato di inviare un nostro rappresentante, Juan Barahona, al cosiddetto "Dialogo Guaymuras" convocato dal regime di fatto.

Tuttavia - continua il comunicato - affinché il dialogo sia fruttifero, è necessario che sia sincero e che esistano le condizioni minime per la sua realizzazione. Senza di esse sarebbe impossibile uno svolgimento adeguato".

Per la Resistenza, che ha chiarito di avere accettato di partecipare come controparte e non come emissaria del presidente Zelaya, non è possibile iniziare un dialogo se prima non si pubblica sulla Gazzetta Ufficiale la deroga del Decreto Esecutivo che ha sospeso i diritti costituzionali della popolazione, se continuano le esecuzioni sommarie, i processi per sedizione e la persecuzione contro i suoi membri.

È questo il caso delle 51 persone appartenenti ad organizzazioni del settore agrario che per tre mesi hanno occupato l’Istituto Nazionale Agrario, INA, e che il 7 ottobre sono state liberate in attesa di processo, e di 12 membri del Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras, Copinh, che nei giorni scorsi hanno chiesto asilo politico all'ambasciata del Guatemala.

Il Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato ha inoltre chiesto che cessi la persecuzione contro i mezzi d’informazione che non condividono le idee del governo di fatto e che venga eliminato il cordone militare che isola l’ambasciata del Brasile dove si è rifugiato il presidente Zelaya.

"Fino a che non vengano accolte queste richieste il Fronte Nazionale di Resistenza contro il Colpo di Stato non potrà partecipare al dialogo – ha detto Juan Barahona alla fine della prima sessione -.

Per il momento ci siamo accordati sui punti da affrontare durante i prossimi giorni: analizzare l'Accordo di San José il cui primo punto è il ripristino del presidente Zelaya, studiare possibili modificazioni all’accordo stesso e creare le condizioni per un nuovo patto politico e sociale.

Per noi – ha continuato Barahona - non sono negoziabili il ripristino del presidente Zelaya, il castigo per i golpisti e la creazione di un’Assemblea Nazionale Costituente. La società honduregna e la comunità internazionale hanno capito la dimensione di questo conflitto e la nostra lotta per rovesciare questo colpo di Stato.

Permettere un suo consolidamento in Honduras vorrebbe dire permettere che accada la stessa cosa in altri paesi del continente, perché l’obiettivo di questo colpo di Stato è quello di frenare i processi di cambiamento in America Latina.
Sono scettico, ma nei prossimi giorni vedremo se esiste davvero l’interesse a cercare di dare una soluzione alla crisi o se si tratta solamente di uno show politico, che ha come fine quello di rafforzare la farsa elettorale con la quale vogliono legittimare i candidati golpisti", ha concluso il coordinatore della Resistenza.

Repressione e ancora repressione

Mentre in un hotel della capitale si concludeva la prima sessione del dialogo, davanti all’ambasciata statunitense la polizia e l’esercito reprimevano con gas lacrimogeno e pallottole di gomma la mobilitazione di centinaia di persone che volevano marciare verso l’ambasciata del Guatemala, per portare la loro solidarietà ai membri del Copinh.

Nonostante la repressione, in vari punti di Tegucigalpa la gente è uscita per le strade in modo spontaneo per manifestare contro il colpo di Stato.

Studenti dell'Università Nazionale Autonoma dell’Honduras, UNAH, hanno occupato il Boulevard Suyapa ed hanno sfidato le autorità, mentre una lunga carovana di macchine ha attraversato la città e si è poi unita ai manifestanti che erano giunti nei pressi dell’ambasciata del Brasile.
Anche in questo caso i corpi speciali della polizia sono intervenuti per sgomberare le persone.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )

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