Latina

Dopo l'accordo Usa-Uribe che ratifica la presenza di sette basi militari in Colombia

Venezuela: basi di pace contro la militarizzazione del territorio

Plauso a Chávez da Cuba e Nicaragua, critiche dal Costarica.
20 ottobre 2009
David Lifodi

Settanta basi di pace per fermare la militarizzazione del continente sudamericano. Il Venezuela del presidente Hugo Chávez prova a mobilitare il resto dei paesi latinoamericani dopo l'installazione di sette basi statunitensi in Colombia, ratificata il 14 settembre scorso tra gli Usa e il governo di Uribe.
L'accordo tra Stati Uniti e Colombia è particolarmente pericoloso, sia perché si tratta di un'ingerenza gratuita in un Sudamerica che non è più il cortile di casa di una volta sia perché serve a tenere sotto controllo gli stati più invisi a Washington tramite una sorta di minaccia preventiva.
Alle sette basi militari in Colombia (Cartagena, Larandia, Tolemaica, Málaga, Apiay, Palanquero, Malambo) Chávez ha risposto partecipando ad un incontro con l'associazione Colombianos y Colombianas por la Paz, invitata a Miraflores all'inizio di agosto, quando si era già a conoscenza della creazione delle basi militari. Questa organizzazione, composta da colombiani emigrati in Venezuela, ha raccontato al presidente venezuelano i motivi che li hanno convinti a lasciare il loro paese e a trasferirsi in Venezuela. Il conflitto armato in atto da decenni in Colombia sarebbe solo acutizzato dalla presenza di nuove basi militari, ha spiegato il loro portavoce Juan Carlos Tanus, secondo il quale l'ennesima e ancor più pesante militarizzazione del territorio derivante da questo accordo spingerebbe numerosi altri suoi connazionali (ma anche da altri paesi confinanti) ad emigrare. E' stato a questo punto che Chávez ha lanciato l'idea di costituire settanta basi di pace da qui al marzo 2010, spazi sociali di dibattito sui problemi dei paesi latinoamericani autonomi dall'influenza del potente vicino nordamericano e della Colombia sua fedele alleata. "Uno spazio per parlare di pace e discutere di integrazione latinoamericana", ha spiegato il presidente venezuelano, la cui iniziativa però ha già suscitato polemiche. L'idea di consolidare la pace in America Latina ha spinto il Venezuela ad aprire bases de paz non solo all'interno del proprio territorio, ma anche in altri paesi di Centro e SudAmerica, ma se l'iniziativa ha raccolto un certo consenso in paesi fratelli (vedi Cuba e Nicaragua) e in stati con governi distanti anni luce da Miraflores (è il caso del Messico), ha sollevato forti polemiche in Costarica. All'incontro convocato dall'ambasciata venezuelana in Costarica, il presidente Arias ha risposto in modo sprezzante: "Possiamo imparare dal Venezuela come giocare meglio al baseball, ma quanto alla pace non accettiamo alcun insegnamento in proposito". Nonostante al progetto di Chávez abbia aderito l'ex ministro della Cultura costaricense Arnoldo Mora, Arias ha rincarato la dose definendo come "comica" la proposta del governo venezuelano, che però ha ricevuto apprezzamenti e segnali di gradimento altrove. A Panama i movimenti popolari hanno organizzato una giornata di dibattito dal titolo "Contro las bases militares y por la paz", ragionando sulle minacce alla sovranità del continente da parte degli Stati Uniti e del suo stato satellite che è la Colombia. Ad inizio di settembre è sorta anche la prima base di pace al di fuori del Venezuela: in Nicaragua, nel municipio di Chinandega, è stata benedetta dal Comité de Hermanamiento Venezuela-Nicaragua. Più o meno negli stessi giorni è stata inaugurata la prima base di pace a Città del Messico e poco dopo a Cuba, dove l'ambasciata venezuelana si è impegnata a lavorare per la collaborazione e l'amicizia tra i due popoli. Altre basi di pace sono state costituite in territorio venezuelano a partire dalla città di Valencia, dove maggiore è la presenza di immigrati colombiani e alla presenza della senatrice colombiana Piedad Cordoba.
Resta da vedere se tutti gli stati sudamericani accetteranno l'iniziativa venezuelana sul proprio territorio: di certo questa mossa di Chávez è la prima risposta di peso al tentativo di modificare o bloccare il vento del cambiamento in America Latina.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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