Ecuador: Ecuarunari interrompe il dialogo con Rafael Correa
Le relazioni tra le organizzazioni indigene ecuadoriane e il governo Correa si fanno sempre più tese ogni giorno che passa: è di pochi giorni fa la rottura del dialogo con l'esecutivo proclamata da Ecuarunari, la federazione indigena della zona della Sierra del paese. I rapporti tra Rafael Correa e i movimenti indigeni sono tornati ad essere burrascosi dallo scorso ottobre, quando una loro enorme mobilitazione era stata repressa dalla polizia e si era conclusa con oltre 40 feriti e la morte del professor Bosco Wizuma, professore di etnia shuar. E' da tempo che le politiche di Correa, che pure rappresenta una delle bandiere della primavera latinoamericana, non sono del tutto apprezzate dalle comunità indigene. All'origine del contendere la Ley de Aguas, l'educazione bilingue, la nazionalizzazione delle risorse naturali e la difesa del territorio dagli appetiti delle multinazionali straniere, soprattutto per quanto riguarda l'estrazione mineraria. Il dialogo tra il presidente e i movimenti indigeni a più riprese è stato interrotto e riallacciato, anche se Correa di recente è caduto di nuovo (non è la prima volta) in dichiarazioni poco felici sulle organizzazioni indigene: prima le ha accusate di condurre "una politica primitiva", poi le ha definite come "uno strumento manipolato dalla destra per destabilizzare il paese e creare le condizioni per uno scenario simile a quello honduregno".
Eppure proprio Correa è stato tra i principali artefici dell'approvazione dell'innovativa carta costituzionale che, tra le tante cose positive, riconosce il principio del buen vivir, considera l'acqua come diritto umano fondamentale non privatizzabile e non riconducibile a merce, si fa garante della sovranità alimentare. Di più: il governo ecuadoriano ha creato un'azienda farmaceutica pubblica, Enfarma, ed ha concesso le frequenze a numerose radio comunitarie indigene. Nonostante tutto ciò lo stesso Correa più di una volta ha sottovalutato i princìpi alla base del movimento indigeno o comunque ha preso decisioni contrastanti, tra cui rientra, ad esempio, la revoca della concessione di frequenza alla Radio La Voz de Arutam, come dire: utilizzo della radio come strumento di comunicazione sociale si, ma quando si toccano determinati interessi allora bisogna porre un freno. La radio, voce dell'etnia shuar che trasmetteva dalla città di Sucua, è stata messa a tacere da Conatel (Consejo Nacional de Telecomunicaciones) ufficialmente per un presunto incitamento alla violenza dell'emittente stessa, in realtà per il suo lavoro di controinformazione in merito alle attività di estrazione mineraria nella zona.
Oltre ad Ecuarunari, anche le altre organizzazioni indigene associate alla Conaie (Confederación de Nacionalidades Indígenas de Ecuador) sono pronte a nuove mobilitazioni: per il prossimo 20 gennaio è stata convocata un'assemblea in cui saranno decisi nuovi levantamientos a carattere nazionale e potrebbe essere sancita la rottura ufficiale tra tutte le organizzazioni indigene del paese e il governo Correa: in questo modo salterebbe il tavolo di confronto con il governo a cui la stessa Conaie aveva deciso di partecipare tra settembre e ottobre del 2009. In attesa di conoscere quale sarà la posizione assunta dai rami indigeni della Conaie della costa e dell'Amazzonia (soprattutto la Confenaie – Confederación de Nacionalidades Indígenas de la Amazonía Ecuadoriana – sembra particolarmente agguerrita), il movimento indigeno ha rispedito al mittente le accuse di Correa di fare il gioco della destra, mentre la concessione delle frequenze radio non fermerà la mobilitazione ormai in corso: il governo ha abbandonato il processo di dialogo e l'assemblea del 20 gennaio difficilmente sancirà una tregua.
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