Latina

Honduras: “Mettiamo le ali alla Resistenza per combattere il piano di normalizzazione”

Manuel Zelaya esce oggi e va nella Repubblica Dominicana
30 gennaio 2010
Giorgio Trucchi


Carlos H. Reyes © (Foto G. Trucchi) Il 27 gennaio 2010, giorno in cui si insedia il governo di Porfirio Lobo Sosa, verrà ricordato in modo diverso secondo le interpretazioni che si vogliono dare a questa data. Per i golpisti ed i suoi alleati internazionali sarà la data della riconciliazione e del ritorno alla normalità per il paese, mentre per la Resistenza delinea la continuità di un regime golpista e dittatoriale, controllato dai militari e dai gruppi di potere che cercano di auto assolversi per i delitti commessi ed approfondire il modello neoliberista.


Da una parte la pantomima dell’insediamento in uno stadio nazionale presidiato da migliaia di militari e poliziotti, in cui il nuovo presidente cercherà di vendere l'immagine al mondo di un paese normalizzato e pronto a ricevere gli aiuti economici di cui ha un disperato bisogno. Dall’altra, una gigantesca marcia della Resistenza che riannoderà le sue mobilitazioni camminando verso l'aeroporto “Toncontín”, per mostrare l’altra faccia di un Honduras ferito ma non piegato e per salutare il presidente Manuel Zelaya Rosales che finalmente potrà porre fine alla sua reclusione nell'ambasciata del Brasile.
Per analizzare il contesto honduregno a poche ore da questa data e come la Resistenza si sta preparando per le sfide future, Sirel e la Lista Informativa “Nicaragua y más” hanno conversato con Carlos H. Reyes, dirigente del Fronte nazionale di resistenza popolare, Fnrp, e presidente dello storico Sindacato dei lavoratori dell'industria delle bevande e simili, Stibys.

- Che cosa cambia nel paese con l'insediamento del nuovo governo?

- Non cambia niente. Ci troviamo di fronte a un piano ben orchestrato per dire al mondo che in Honduras già tutto è risolto e che con il nuovo Presidente sono finiti i problemi perché ci siamo riconciliati.

Chi dice queste cose sono le stesse persone che hanno pianificato e portato a termine il colpo di Stato ed i mezzi d’informazione che l'hanno appoggiato. Ora stanno tentando di convincere la comunità internazionale di questa tesi.

Nei giorni scorsi ci siamo riuniti con una delegazione del Parlamento tedesco e ciò che ci dicevano era che in Honduras si era avviato un processo di riconciliazione e che il fatto che dirigenti del Partito di unificazione democratica, Ud, (lei) facessero parte del governo, significava che la Resistenza stava partecipando a questo sforzo, ed è totalmente falso.

Qui si è mentito a partire dal colpo di Stato e si continua a mentire.

- Credi che la comunità internazionale abbia interessi particolari nel volere credere che la situazione si sia normalizzata?

- Dipende da ciò che intendiamo con “comunità internazionale”. Se parliamo degli Stati Uniti non c'è dubbio che ha assunto la direzione di questo piano e che ora tenta di occultare una delle ultime tappe del golpe, per fare credere che tutto si è normalizzato.

Non è stato un colpo di Stato contro gli honduregni, né contro il presidente Zelaya, bensì contro un paese ed un continente che vogliono cambiare, trasformarsi ed incamminarsi verso il cambiamento e l'integrazione.

Gli Stati Uniti sono quindi i più interessati a volere creare questa immagine e sicuramente la CNN sarà la prima a sostenere questa strategia, tirandosi dietro il resto dei media internazionali. La parola d’ordine è dimenticarsi dell’Honduras e sfruttare il dramma di Haiti per riuscirci.

- Un piano ben pensato…
- Hanno addirittura creato un vero e proprio cronogramma che hanno rispettato fedelmente e non ho il minimo dubbio che anche la firma dell’accordo di Porfirio Lobo con il presidente della Repubblica Dominicana fa parte di questo progetto, cercando di dare questa immagine di riconciliazione al mondo e lasciando uscire il presidente Zelaya dal paese.

E cosa poteva fare il presidente Zelaya? Andava praticamente in esilio o lo mettevano in prigione. Io rispetto la sua decisione.
Tuttavia, il messaggio non scritto di questo accordo è un “voltare pagina” e la Resistenza in nessun modo può essere d’accordoa.

- Il Parlamento ha già pronto un’amnistia generalizzata e le alte sfere dell’Esercito sono state assolte definitivamente dalla Corte suprema di giustizia…
- Sono gli stessi golpisti che parlano di amnistia e si auto assolvono. Tra di loro si stanno riconciliando, perché la Resistenza non è stata minimamente presa in considerazione. In Honduras ci potrà essere una vera riconciliazione solo attraverso una Assemblea Nazionale Costituente che rifondi questo paese.

- La resistenza riconoscerà il nuovo governo?
- Fin dall’inizio abbiamo detto che volevamo una restaurazione dell'ordine costituzionale attraverso il reintegro del presidente Zelaya e che se non fosse stato possibile, si doveva andare verso una Assemblea Nazionale Costituente.

I golpisti hanno preferito svolgere le elezioni e non le abbiamo riconosciute, così come non ne abbiamo riconosciuto i risultati. Non possiamo quindi riconoscere un governo che lo chiamano “nuovo”, ma che in pratica per noi è la continuazione del governo anteriore.

Ma che cosa succede nella pratica? Lo Stibys, per esempio, ha appena perso cinque cause di lavoro, tra le quali due mediazioni per gravi violazioni al contratto aziendale da parte delle multinazionali Pepsi Cola-CAB Corp e Coca-Cola-SABMiller. Il nuovo ministro di fatto ha annullato queste mediazioni.

Negli altri casi, il nuovo direttore della Previdenza sociale ha ratificato un accordo per un Sistema Medico di Impresa nella Cervecería Hondureña-SABMiller che era illegale e che il direttore precedente non avrebbe rinnovato.

Di fronte a queste situazioni, non possiamo legittimare il nuovo governo, ma nemmeno smettere di difenderci e abbiamo fatto ricorso nelle sedi opportune.
La Resistenza si prepara per la difesa, ma anche per sferrare attacchi contro l’intenzione di approfondire il modello neoliberista.

- In che modo vi muoverete nel futuro?
- Non abbiamo l’intenzione di trasformarci in partito politico perché sarebbe un grave errore. Ciò che dobbiamo fare è rafforzare la Resistenza, perché bisogna metterle testa, corpo, piedi ed ali. Le ali per volare verso il tema elettorale, ma solo quando ne avremo davvero le forze.

Ci siamo riuniti a Siguatepeque per approfondire vari aspetti e l'essenza è definire strategie e tattiche per avvicinarci a elementi concreti.

Non c’è mai stata una congiuntura così propizia come questa e avresti dovuto vedere la ricchezza della discussione, la profondità dell’analisi su quanto accade a livello nazionale ed internazionale per creare strumenti che impediscano profondizzare il modello neoliberista.

Un governo così debole può essere che cada presto e in questo caso promuoveremo il progetto della Costituente. Se ciò non accade e benché continui la repressione e gli omicidi contro la Resistenza, saremo pronti per il processo elettorale del 2013.

© (Testo e foto Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua  www.itanica.org )

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