La popolazione del Corredor Seco soffre maggiormente gli effetti della crisi alimentare
Guatemala: oltre la metà del paese vive in condizioni di denutrizione
Situazione critica in tutto il Centroamerica
7 marzo 2010
David Lifodi
L'11% dei bambini al di sotto dei cinque anni soffre la denutrizione, il 50% dei neonati si trova in una situazione di malnutrizione cronica, circa 400mila famiglie sono a rischio malnutrizione. Questi dati spiegano bene la drammatica crisi alimentare che sta vivendo il Guatemala, destinata a peggiorare secondo i dati resi pubblici dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il Diritto all'Alimentazione Olivier De Schutter.
Il Guatemala detiene il triste primato del paese con il più alto tasso di denutrizione di tutta l'America Latina ed occupa la quarta posizione della graduatoria mondiale in questo specifico settore. A soffrire gli effetti peggiori della crisi alimentare sono gli abitanti del cosiddetto Corredor Seco, che comprende i dipartimenti di Chiquimula, Jalapa, Zacapa, Jutiapa, El Progresso, Baja Verapaz e Quichè. L'inverno 2009 è stato caratterizzato da periodi lunghi e ripetuti di carestia nelle regioni centrali e nell'est del paese, dove sono precipitate le già sfavorevoli condizioni di produzione agricola, dovute inoltre a situazioni climatiche avverse che hanno ridotto fortemente le superfici seminate. Uno studio a cui ha lavorato il Sistema Mundial de Alerta della Fao sottolinea come la prolungata carestia abbia fatto perdere ad oltre il 75% delle famiglie guatemalteche il proprio raccolto di mais e fagioli a partire dalla seconda metà del 2009: da questo periodo sono terminate le riserve che finora avevano garantito una minima sussistenza agli agricoltori ed ai piccoli produttori. Gli scenari che si prospettano sono preoccupanti, il Guatemala è infatti il secondo paese più povero del continente, la metà dei suoi abitanti vive in condizioni di povertà e il 17% in una situazione di estrema indigenza, come ricordano le statistiche elaborate recentemente dall'Onu. Inoltre, la fase più critica che il Guatemala dovrà affrontare in questa interminabile crisi alimentare deve ancora arrivare: si calcola che nel 2009 il 58% del raccolto di mais ed il 71% di quello dei fagioli sono andati persi ed entrambi rappresentano due elementi base della dieta alimentare guatemalteca. L'Observatorio del Derecho a la Alimentación y la Nutrición sostiene che la crisi della zona centro-est presto si propagherà al resto del paese, soprattutto alle regioni nord-occidentali. Il vescovo Pablo Vizcaíno, presidente della Conferenza Episcopale del Guatemala e portavoce del Colectivo Frente Contra el Hambre, ha ricordato che non c'è la volontà politica per risolvere il problema, denunciando la situazione di estrema povertà in cui vive la maggior parte della popolazione abbandonata a se stessa. Luis Enrique Monterroso, coordinatore dell'Observatorio del Derecho a la Alimentación y la Nutrición segnala lo scarso interesse in questo senso del Ministero dell'Economia e del Lavoro: entrambi non avrebbero fatto molto per migliorare le entrate dei guatemaltechi, mentre il Plan de Transición de la Calamidad a la Sostenibilidad non sarebbe sufficiente, al pari delle consegne mensili di generi alimentari predisposte dal governo per migliorare la situazione.
In generale, tutta la popolazione povera dell'istmo sta cercando di sopravvivere in condizioni molto difficili. La carestia del Corredor Seco Centroamericano, che attraversa non solo l'est del Guatemala, ma anche il nord del Nicaragua, il centro-sud dell'Honduras ed il Caribe, fa temere il peggio per oltre due milioni di persone che vivono nella regione. Rimanendo in America Latina, l'allarme lanciato dalla Fao in merito alla crisi alimentare riguarda anche l'Argentina: in questo paese, come del resto in Centroamerica, le fasce più a rischio della popolazione comprendono bambini, donne e giovani madri.
Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.
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