Latina

Miguel Otero aveva rivendicato la repressione militare in un'intervista al Clarín

Dimissioni per l'ambasciatore cileno che aveva appoggiato la dittatura

Anche in passato Otero aveva ripetutamente lodato il regime di Pinochet
12 giugno 2010
David Lifodi

Ci è ricascato un'altra volta ed è stato costretto a lasciare il suo incarico. Per Miguel Otero, ambasciatore cileno in Argentina, avvocato difensore di Pinochet e compagno di Manuel Contreras (il temuto capo della Dina, la polizia politica cilena durante gli anni del regime militare), è stata fatale una dichiarazione, l'ennesima, di appoggio e fedeltà incondizionata al suo vecchio capo Augusto per sollevare un polverone tale da costringerlo alle dimissioni immediate. In un'intervista rilasciata solo pochi giorni fa a Hinde Pomeraniec, giornalista del quotidiano argentino Clarín, Otero aveva dichiarato che "la maggior parte dei cileni non aveva sofferto durante gli anni della dittatura, anzi si sentiva sollevata, altrimenti il Cile sarebbe diventato come Cuba". Non contento, aveva proseguito sostenendo che grazie al golpe militare "las calles se limpiaron", ed aveva terminato sottolineando che sotto il governo Allende il Cile non era un paese democratico, per questo si rese necessario il colpo di stato.
Probabilmente l'ambasciatore pensava che la sua intervista non avrebbe suscitato scalpore, del resto non era la prima volta che rilasciava dichiarazioni simili, come ha ben riportato Página/12 nel documentato articolo "El pasado que desmiente Otero" a firma di Jorge Escalante e Luis Narváes. Otero stavolta non era difendibile in nessun modo, e nemmeno il governo del suo paese, che in seguito alle ultime presidenziali ha preso una direzione tutt'altro che progressista, ha potuto giustificarlo. La Commissione Esteri alla Camera dei Deputati ha chiesto ufficialmente le sue dimissioni, come del resto le associazioni impegnate per la difesa dei diritti umani e i familiari dei desaparecidos, oltre tremila al termine di quelle stagioni contrassegnate dal pugno di ferro del generale Pinochet. La spinta alle dimissioni di Otero (comunicate telefonicamente in tarda serata dallo stesso ambasciatore al Ministro degli Esteri Alfredo Moreno) è stata salutata con soddisfazione in Argentina "ed ha segnato un passo avanti nelle relazioni tra i due paesi", hanno dichiarato numerosi esponenti del mondo politico cileno e argentino in un'ondata di indignazione (quasi) trasversale. Fuori posto solo le dichiarazioni di alcuni politici cileni appartenenti al pinochettismo duro e puro, ad esempio il senatore di Renovación Nacional Alberto Espina, che ha definito Otero come "vittima delle persecuzioni della sinistra". Imbarazzo da parte cilena per le dichiarazioni di Otero, arrivato da ambasciatore in Argentina solo ad aprile e liquidato con un freddo messaggio di ringraziamento per il lavoro svolto ad opera del Ministero degli Esteri di Santiago.
La rinuncia di Otero al ruolo di ambasciatore non garantisce però la sincerità del suo pentimento, poiché, come lui stesso ha dichiarato, ha rassegnato le dimissioni solo per l'ondata di critiche ricevute. Già in un'intervista rilasciata al quotidiano cileno La Nación nel 1989, Otero parla del governo di Pinochet come il migliore per i cileni: "dovrebbero ringraziare Dio per il golpe dell'11 Settembre 1973". E ancora: "la dittatura fu necessaria per riportare la democrazia dal caos in cui era piombato il Cile", aveva riferito solo poco tempo prima a El Mercurio. Sempre allo stesso giornale, l'11 maggio 1994, aveva confidato di non considerare "golpisti" i militari che avevano seguito Pinochet e dato vita al colpo di stato, quanto piuttosto militari che avevano compiuto il loro dovere per il bene del paese. Infine, il 5 marzo 2001, di nuovo ai taccuini de La Nación, aveva ridotto le torture inflitte ai prigionieri politici come "una tempesta in un bicchier d'acqua".
E' proprio il caso di dire che il titolo di Página/12, "El pasado que desmiente Otero", risulta decisamente azzeccato.

 

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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