Latina

La repressione governativa non ferma i movimenti

Panama dice no alla Legge 30 che vieta il diritto di sciopero

Manifestazioni e proteste di piazza in tutto il paese
31 luglio 2010
David Lifodi

Da un mese e mezzo Panama sta vivendo una situazione molto difficile. Il presidente Ricardo Martinelli, leader del partito di destra Acción por el Cambio, governa il paese con il pugno di ferro ed ha aperto le porte alla Ley 30, legge che vieta il diritto di sciopero, nega la valutazione d'impatto ambientale sulle grandi opere in essere, concede mano libera alla repressione poliziesca. In tutto il paese dal 16 Giugno, giorno in cui la legge è stata approvata dal governo senza alcun dibattito in Parlamento, le manifestazioni di protesta non si contano più. In questi giorni anche l'Alto Commissariato dell'Onu ha cominciato ad occuparsi della situazione ricevendo una delegazione del Frente Nacional por los Derechos Económicos y Sociales (Frenadeso) e del Sindicato Único Nacional de Trabajadores de la Industria de la Construcción y Similares (Suntracs), due delle principali componenti che si trovano alla guida della protesta sociale. In particolare, la commissaria dell'Onu Carmen Rozadilla si occuperà dei fatti avvenuti lo scorso 8 luglio nella provincia di Bocas del Toro, al confine con il Costarica. In quell'occasione i lavoratori del settore bananiero, riuniti sotto la sigla del Sitraibana (il Sindacato Lavoratori dell'Industria della Banana), si erano uniti al vasto movimento di opposizione alla Legge 30, denominata anche "Ley de muerte", che comprende studenti, indigeni, campesinos e lavoratori dell'industria. La risposta, violentissima, della polizia, ha lasciato sul campo sei morti e centinaia di feriti, tutti appartenenti all'ampio fronte che si oppone al presidente Martinelli. Proprietario di una catena di supermercati, la Super 99, di fronte alle quali ieri in tutto il paese sono state condotte ulteriori azioni di protesta, Martinelli è divenuto capo di stato nel maggio 2009 grazie alla coalizione conservatrice Alianza por el Cambio ed ha ottenuto il 70% delle preferenze grazie al non casuale slogan "gestirò Panama come un supermercato". Il presidente panamense ha vinto le elezioni puntando sull'utilizzo della mano dura e sulla criminalizzazione delle forze sociali, tanto da essere definito dagli stessi movimenti il "Fujimori di Panama". La sua figura da imprenditore di stretta osservanza liberista si è concretizzata con la prima visita in qualità di capo di stato al presidente italiano Berlusconi, che ha prontamente ricambiato recandosi a Panama nello scorso mese di Giugno. Alla base dell'incontro, scrive l'inviata Elvira Corona per unimondo.org, ci sarebbe l'appalto dei lavori per l'ampliamento del Canale di Panama, vinto dal consorzio Unidos por el Canal, che comprende anche l'italiana Impregilo. Sempre Unimondo riferisce che la vittoria della licitazione privata ottenuta dal consorzio Unidos por el Canal sia avvenuta grazie ad un'offerta di 3,2 miliardi di dollari, assai più bassa dei 4,2 presentati dalla statunitense Bechtel. Entrambe le concorrenti avevano garantito che avrebbero concluso i lavori entro il 2014, ma ciò che è stato decisivo nell'assegnazione dell'appalto al consorzio di cui fa parte anche Impregilo è stato probabilmente la forte limitazione dei diritti sindacali, dovuta proprio al dispiegarsi della Ley 30 appena approvata e che ha permesso un reclutamento selvaggio di persone in cerca di lavoro.
In un quadro politico in cui i partiti di centro-sinistra non hanno proposte concrete, stanno attraversando una profonda crisi ed il moderatissimo Partido Revolucionario Democrático (Prd) non ha alcun ruolo nella protesta, è stata la società civile a mobilitarsi. Non a caso Olmedo Carrasquilla, giornalista di Radio Temblor, ha spiegato al sito spagnolo di controinformazione Diagonal che questo movimento contro la Legge 30 "non è composto da partiti di opposizione, ma da un'intera popolazione in resistenza contro le politiche imposte dal governo nel corso dell'ultimo anno". Un esempio di questa sorta di frente amplio, che non comprende soltanto i lavoratori in agitazione contro le limitazioni al diritto di sciopero, proviene dalla marcia condotta il mese scorso da un gruppo di organizzazioni sociali in lotta contro un progetto minerario. La manifestazione intendeva arrivare di fronte alla Presidenza della Repubblica e non ha esitato un attimo ad unirsi alla contemporanea marcia del Frenadeso che stava protestando contro la Ley 30, definita anche Ley Carcelazo" per la criminalizzazione delle proteste di strada. E ancora: gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche dell'università hanno chiesto l'allontanamento dagli incarichi di governo per il ministro José Mulino (responsabile della sicurezza nazionale), Alma Cortez (titolare del dicastero del Lavoro) ed il direttore della Polizia nazionale Gustavo Pérez in seguito ai fatti di Bocas del Toro. Sembra, inoltre, che tra i ministri di Martinelli ce ne siano molti che si sono dichiarati apertamente a favore del golpe che a fine giugno dello scorso anno ha destituito Manuel Zelaya in Honduras. In particolare, il ministro degli Esteri Juan Carlos Varela avrebbe elogiato il "comportamento sensato dell'esercito honduregno durante il colpo di stato". Proprio come in Honduras, il movimento di resistenza panamense sta affrontando una durissima repressione. Tra i militanti arrestati dalla polizia si trovano sostenitori del Frenadeso che durante le giornate di protesta non avevano nemmeno partecipato alle manifestazioni di strada: sono stati arrestati presso le proprie case dalla polizia con l'accusa di partecipare ad una presunta riunione per paralizzare il Canale di Panama. In più, la propaganda governativa sui media resta fortissima: radio, stampa e tv disinformano per giustificare le violenze della polizia, ma non riescono a fermare la protesta. Secondo la Coordinadora Nacional de Lucha por el Respeto a la Vida y la Dignidad del Pueblo, in occasione dello sciopero dello scorso 13 luglio si è astenuto dal lavoro il 95% dei lavoratori del settore edile, l'80% dei maestri e ancora il 95% del personale universitario.
La prossima mobilitazione popolare è prevista per il 5 Agosto, quando i movimenti sociali hanno indetto la Gran Marcha Nacional per dire ancora una volta no alla Ley 30.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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